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Cronaca | 20 giugno 2025, 06:07

L’agente delle modelle finito agli arresti per violenza sessuale chiamato a rispondere di lesioni volontarie

Finito in carcere nel luglio scorso e quindi ai domiciliari, non aveva potuto ottemperare alla messa alla prova con cui riparare a un’aggressione commessa nel novembre 2021. La giudice si riserva la decisione

Il Tribunale di Asti

Il Tribunale di Asti

A quasi un anno dall’avvio dell’indagine che aveva portato al suo arresto il 47enne albese Paolo Ferrante ha fatto il suo ritorno nelle aule di giustizia.

Nel luglio 2024 il titolare dell’agenzia Mia-Models Italiana Academy di Corneliano d’Alba era finito alle Vallette di Torino nell’ambito dell’inchiesta aperta sulla base delle denunce avanzate da alcune modelle da lui ingaggiate.

Racconti, quelli resi alle forze dell’ordine, dai quali era emerso un quadro di violenze e soprusi che aveva convinto la Procura della Repubblica di Asti a indagare l’imprenditore dello spettacolo per i reati di violenza sessuale e violenza sessuale di gruppo chiedendo al contempo nei suoi confronti l’applicazione della misura della custodia cautelare in carcere.

Tramite il suo legale, l’avvocato albese Roberto Ponzio, l’uomo aveva poi ottenuto dal Tribunale del Riesame la revisione della misura cautelare e la concessione degli arresti domiciliari presso la sua abitazione di Alba.

Mentre l’indagine si avvia ora alle sue fasi finali, nei giorni scorsi Ferrante è tornato a comparire di fronte al Tribunale di Asti in composizione monocratica, chiamato a intervenire in merito a una vecchia pendenza.

Il 13 giugno 2024, poche settimane prima di finire agli arresti, Ferrante aveva infatti ottenuto dal giudice per le indagini preliminari presso il Tribunale astigiano Elio Sparacino l’ammissione al rito della messa alla prova relativamente a un procedimento che lo vedeva accusato di lesioni volontarie.

Poco meno di tre anni prima, il 25 novembre 2021, il titolare dell’agenzia di modelle cornelianese era infatti venuto alle mani con un cittadino macedone cui aveva, colpendolo con pugni al petto e facendolo cadere a terra, cagionato lesioni personali consistenti in "fratture chiuse della colonna vertebrale" dalle quali era derivata una malattia giudicata guaribile in trenta giorni.

Lo strumento della messa alla prova, con la disponibilità a compiere un pacchetto di ore di volontariato, era parsa una buona via per arrivare a estinguere il reato e rubricare quello spiacevole incidente. Senonché il successivo arresto gli aveva di fatto impedito di ottemperare a quell’impegno.

Non essendosi mai presentato presso l’associazione cui era stato affidato ha trasgredito il programma di trattamento, inducendo il Tribunale a revocargli il programma. Nei giorni scorsi l’uomo è tornato in aula e accompagnato dal suo legale ha cercato di spiegare le proprie ragioni, chiedendo al contempo di essere ammesso a lavori socialmente utili.  La giudice Francesca Rosso si è riservata di decidere rimandando il procedimento all’udienza del prossimo 20 ottobre.

"La trasgressione al programma di trattamento e alle relative prescrizioni – dice l’avvocato Roberto Ponzionon è avvenuta per capriccio o per rifiuto, ma per causa di forza maggiore dovuta all’emissione dell’ordinanza cautelare in carcere. Ora il regime degli arresti consente l’espletamento di attività socialmente utili con la possibilità di estinguere il reato. Confido nell’accoglimento dell’istanza".

E. M.

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