Gesù si trovava in un luogo a pregare; quando ebbe finito, uno dei suoi discepoli gli disse: «Signore, insegnaci a pregare, come anche Giovanni ha insegnato ai suoi discepoli». Ed egli disse loro: «Quando pregate, dite: “Padre, sia santificato il tuo nome, venga il tuo regno; dacci ogni giorno il nostro pane quotidiano, e perdona a noi i nostri peccati, anche noi infatti perdoniamo a ogni nostro debitore, e non abbandonarci alla tentazione”».
Poi disse loro: «Se uno di voi ha un amico e a mezzanotte va da lui a dirgli: “Amico, prestami tre pani, perché è giunto da me un amico da un viaggio e non ho nulla da offrirgli”; e se quello dall’interno gli risponde: “Non m’importunare, la porta è già chiusa, io e i miei bambini siamo a letto, non posso alzarmi per darti i pani”, vi dico che, anche se non si alzerà a darglieli perché è suo amico, almeno per la sua invadenza si alzerà a dargliene quanti gliene occorrono.
Ebbene, io vi dico: chiedete e vi sarà dato, cercate e troverete, bussate e vi sarà aperto. Perché chiunque chiede riceve e chi cerca trova e a chi bussa sarà aperto.
Quale padre tra voi, se il figlio gli chiede un pesce, gli darà una serpe al posto del pesce? O se gli chiede un uovo, gli darà uno scorpione? Se voi dunque, che siete cattivi, sapete dare cose buone ai vostri figli, quanto più il Padre vostro del cielo darà lo Spirito Santo a quelli che glielo chiedono!» (Lc 11,1-13).
Oggi, 27 luglio 2025, la Chiesa giunge alla XVII domenica del tempo ordinario (Anno C, colore liturgico verde).
A commentare il Vangelo della Santa Messa è don Sebastiano Bergerone, sacerdote salesiano di Bra.
Amore, vita, valori, spiritualità sono racchiusi nella sua riflessione per “Schegge di luce, pensieri sui Vangeli festivi”, una rubrica che vuole essere una tenera carezza per tutte le anime in questa valle di esilio. Pensieri e parole per accendere le ragioni della speranza che è in noi.
Eccolo, il commento dal titolo: “Prestami 3 pani”.
Nella Bibbia vengono presentate alcune persone in preghiera che ci lasciano impressionati. Tipica è la figura del patriarca Abramo. Lo incontriamo quando da anni sta aspettando che si avverino le promesse di Dio. Egli parla a Dio con grande familiarità, prega per il suo nipote Lot, ma anche per persone perfettamente sconosciute. Proprio come un bambino un po’ timoroso, ma pieno di fiducia. La sua fede è incrollabile.
Nel pomeriggio sedeva sotto le grandi querce all’entrata della tenda col pensiero e il cuore rivolti a Dio, e aspettava, non aveva paura di perdere tempo.
E ci fu il momento in cui Dio gli rispose. Lo vide arrivare attraverso tre messaggeri, lo riconobbe subito; trattò Dio come il più grande degli ospiti. Ambiente di festa, di amicizia, di grande rispetto e di ascolto. È Dio che gli annuncia “diventerai padre di tutta la gente credente del mondo, i tuoi discendenti come le stelle del cielo, come la sabbia sulla spiaggia. Poi, dopo qualche anno, arriva il momento della prova. “Devi sacrificare tuo Figlio”.
Nel comportamento di Dio e di Abramo si intravede Gesù che ci fa pregare “Papà, che sei nei cieli, sia fatta la tua volontà…” e “sostienimi nel momento della prova”.
E sempre domenica scorsa Gesù va a Betania nella casa di Marta, Lazzaro e Maria, una famiglia di amici accoglienti generosi e sereni. Betania si trova vicina e dalla parte orientale rispetto a Gerusalemme e al mattino è anche suggestivo pregare rivolti verso Gerusalemme già illuminata dal primo sole per lodare e ringraziare Dio. Anche per questa casa ci sarà il momento difficile della morte di Lazzaro e Gesù sarà volutamente assente. Hanno pregato: “Sostienici nel momento della prova”.
E poi c’è il quotidiano, il lavoro, le relazioni non sempre facili: il perdono da dare e da ricevere.
Ritirandosi a pregare Gesù traeva conforto nelle incomprensioni che lo circondavano, nelle delusioni di vedersi rifiutato e superava questi momenti con una serenità impensabile. Perciò i discepoli gli chiedono di ottenere anche questi risultati pregando. Gesù propone una preghiera che raccolga le verità più importanti della sua predicazione e indica il clima in cui rivolgersi a Dio.
Gesù parlerà a più ripresa della preghiera e i discepoli raccoglieranno i suoi insegnamenti sull’argomento nel “Padre Nostro”; ancora oggi noi recitiamo il Padre nostro nella versione più completa del Vangelo di San Matteo.
Ma Gesù vuole che impariamo a non trattare Dio come un Padre disposto a darci comunque tutto quello che chiediamo, perché questo Papà ci vuole bene. Per questo aggiunge una sua parabola.
La preghiera deve farci crescere: il cibo offerto dal Padre è adeguato: non deve solo somigliare al cibo buono e va consumato in un ambiente di amore, di impegno, di generosità e di amicizia La parola “amico” si ripete. Questa preghiera non è dunque una recita, fa parte di quel regno di Dio che ci è donato e che dobbiamo vivere attraverso le realtà terrene sotto la guida dello Spirito Santo.














