L’approvazione alla Camera del DDL Valditara (ora al vaglio del senato), che introduce criteri chiari e vincolanti per ogni attività scolastica legata all’educazione sessuale e al consenso, sta ridisegnando il quadro nazionale sul rapporto tra scuola e famiglia. La nuova normativa prevede infatti l’obbligo del consenso scritto dei genitori per gli interventi dagli 11 anni in su e l’esclusione totale della scuola primaria da qualsiasi attività riconducibile alla sfera sessuale o affettiva.
Alla luce di queste decisioni parlamentari, la recente vicenda del progetto “Rispettiamoci” di Savigliano assume un significato ancora più rilevante. E conferma quanto le prime segnalazioni delle famiglie, che avevano espresso perplessità e timori, fossero tutt’altro che infondate.
Un progetto delicato rivolto anche ai bambini della primaria, progetto che val la pena ricordarlo nella suo interezza formulato per i gradi dalla 4 elementare alla 5 superiore, non ancora attuato.
Il progetto, destinato a partire dalle classi quarte della scuola primaria, prevedeva una serie di attività su “diversità”, identità di genere, orientamento sessuale, letture tematiche come “Una bambola per Alberto”, visione di video, drammatizzazioni e giochi di ruolo. Per la secondaria, i temi includevano consenso, stereotipi, orientamento sessuale e attività esperienziali condotte da esperti esterni appartenenti ad associazioni che, nei materiali progettuali, si definiscono anche politiche.
Un insieme di contenuti che, secondo l’interrogazione presentata dal consigliere comunale Maurizio Occelli, risultava:
- non adeguato all’età dei minori coinvolti,
- non condiviso preventivamente con le famiglie,
- potenzialmente in contrasto con la normativa nazionale allora in discussione,
- carente sul piano della neutralità educativa,
- e oneroso per l’istituto in termini economici?

Occelli si era fatto carico delle preoccupazioni espresse da numerosi genitori, trasformandole in un’interrogazione articolata e puntuale, con domande chiare rivolte al Sindaco e all’Assessore competente.
L’Amministrazione comunale ha risposto in modo che molte famiglie hanno definito “pilatesco”.
La replica istituzionale si è concentrata principalmente su un punto: ribadire la volontà di non intervenire su scelte considerate di esclusiva competenza scolastica.
Ma proprio questa impostazione lascia irrisolti tutti i nodi posti dai genitori e raccolti dal consigliere Occelli. Pur affermando di essere stato informato, l’Amministrazione dichiara di aver semplicemente “trasmesso” il progetto agli organi scolastici, senza esprimere alcuna valutazione sulla sua coerenza con l’età e la sensibilità dei bambini coinvolti.
Alla domanda puntuale — perché non è stata prevista una consultazione formale con i genitori? — il Comune rimanda agli organi scolastici, evitando di riconoscere la legittimità delle richieste di trasparenza avanzate dalle famiglie.
Alla domanda se tale presenza sia compatibile con la neutralità scolastica, la risposta è: “Non compete all’autorità comunale.”
Una non-risposta che lascia aperto uno dei nodi più rilevanti dell’intera vicenda. Il Comune sottolinea che un DDL non costituisce legge.
Un’osservazione formalmente corretta, ma resa superata dal fatto che quel DDL — ora approvato alla Camera — conferma le perplessità già sollevate dalle famiglie.
L’Amministrazione rivendica il principio di autonomia scolastica, declinando ogni possibilità di intervento.
Una posizione di principio che però dimentica il ruolo del Comune come garante del benessere dei minori e interlocutore diretto dei cittadini.
In sintesi, a domande specifiche è stata opposta una risposta astratta, burocratica, che non entra mai nel merito delle criticità sollevate.
Un atteggiamento che molte famiglie hanno percepito come una mancanza di ascolto e di responsabilità.
Le famiglie apprezzano l’impegno dell’avvocata Laura Mana, responsabile regionale dell’associazione EUNOMIS, pronta a sostenere le ragioni delle famiglie in tutte le sedi, come già successo in passato.
La vicenda che si è aperta a Savigliano pone una domanda essenziale: quando si tratta di educazione, il coinvolgimento sincero e informato delle famiglie non può essere considerato un accessorio.
I genitori hanno presentato dubbi circostanziati.
Il consigliere Occelli ha dato voce istituzionale a queste preoccupazioni. Il Comune ha scelto di non rispondere nel merito.
Con l’intervento di EUNOMIS, si apre ora una fase nuova: una fase fatta di atti formali, rappresentanza, tutela legale e solidarietà tra genitori.
Perché — come le famiglie ricordano — la responsabilità educativa non è un mero atto amministrativo: è un impegno civile condiviso.
Firmato da gruppo famiglie di Savigliano e della provincia di Cuneo
















