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io_viaggio_leggero | 06 dicembre 2025, 07:00

Ölüdeniz, in volo sulla costa turchese

In questa rubrica troverete interviste a viaggiatori e racconti di viaggio vissuti in prima persona. Luoghi da scoprire, avventure emozionanti e storie di vita. Se hai un’esperienza da raccontare… scrivi a: ioviaggioleggero@gmail.com

Scendono dalla montagna di Babadağ e atterrano sulla spiaggia. La manovra è rapida: sabbia, ghiaia, un soffio di vento e la vela si piega a ventaglio prima di essere raccolta a terra. La scena si ripete più volte, ogni giorno, davanti alla stessa baia. E’ considerato uno dei migliori siti al mondo per il parapendio: partenze dai 1.200 ai 1.900 metri, vento stabile, vista aperta sul Mediterraneo. Per molti, qui, l’avventura comincia da questa immagine. Un volo che finisce a pochi metri dal mare.

 

Ölüdeniz si trova sulla costa sud-occidentale della Turchia, lungo un tratto del Mare Egeo che alterna natura protetta e turismo massiccio. La sua identità sta nella convivenza degli opposti. Da una parte la Blue Lagoon, area protetta e a ingresso contingentato, celebre per le sue acque trasparenti. Dall’altra la spiaggia della costa, costruita attorno alle esigenze del viaggiatore. Due estetiche, due ritmi, due idee di accoglienza. Nessuna prevale. La mattina, vicino alla laguna, tutto sembra magico. La vegetazione costiera delimita l’area del parco nazionale e Il colore del mare ha un effetto ottico romantico: sedimenti chiari, fondale basso e flora marina, che restituiscono luce invece di assorbirla. I gesti sono lenti: una tavola da paddle surf che avanza, bambini che raccolgono pietre piatte, barche lontane dalla riva come sospese. L’atmosfera è misurata e la gente parla poco. Alcuni osservano l’arco naturale che chiude la baia, come se quel paesaggio fosse un allineamento cosmico.

 

La costa del Mugla alterna calette remote e zone affollate. Ölüdeniz rappresenta uno dei punti in cui questo dualismo è più evidente. Non è un luogo incontaminato, ma un luogo parzialmente addomesticato. La laguna offre contemplazione e silenzio: accessibile, fotografabile, ordinata. È la parte del racconto che procede lenta, come un respiro lungo. Pochi metri più in là, la cittadina spinge nella direzione opposta. Dopo mezzogiorno la musica aumenta, le “navi pirata” imbarcano turisti per i tour costieri e i bar fronte mare si riempiono. Le insegne si accendono in anticipo, ogni attività gareggia per attirare attenzione. La scena è frontale: vitalità dichiarata, commercio, colore. Lo sguardo, qui, è costantemente chiamato a scegliere. È un piccolo bivio, ripetuto decine di volte nell’arco della giornata. Ogni particolare racconta un diverso modo di stare in questo luogo. Molti turisti arrivano dal Nord Europa e dalla Russia: in alcuni periodi la popolazione si moltiplica, passando da poche centinaia di residenti a migliaia di presenze temporanee. Il luogo cambia forma a seconda della stagione, come un organismo che si espande e si ritrae.

 

Nel pomeriggio la luce si fa opaca e la zona diventa un osservatorio sociale. I gruppi più rumorosi, i solitari, le famiglie organizzate, i venditori itineranti: frammenti di una stessa immagine. La sera restituisce un ordine. I ristoranti preparano la scena: braci accese, kebab, pesce fresco, piatti che arrivano fumanti, porzioni di frutta servite con piccole coreografie. Il cibo è parte del teatro. La spiaggia ormai è vuota, la temperatura scende. Chi cammina sul bagnasciuga vede solo tre elementi: il buio del mare, il profilo delle montagne e la luce della Luna. La notte non cancella il ritmo del giorno: lo distende soltanto. All’alba il paesaggio torna protagonista e l’atmosfera è di nuovo uguale a se stessa. Le famiglie arrivano presto, prima del caldo, prima del frastuono. La natura riprende il suo posto nel racconto, ma senza rivendicarlo. È un equilibrio discreto. Tutto convive, tutto ritorna. Qui passa anche la Lycian Way, uno dei trekking più noti della Turchia, oltre 500 chilometri tra rovine licie, alture e coste. Chi cammina ne percorre dei tratti, per giorni interi; chi resta in spiaggia lo ignora del tutto. Due viaggi paralleli, stesso punto sulla mappa. Ölüdeniz non cerca di essere una cosa sola. Non ha la purezza intatta di un paradiso e non vuole nemmeno averla. È un territorio condiviso tra contemplazione e intrattenimento, tra silenzi brevi e rumori lunghi. La cittadina offre la cornice, l’uomo la riempie a suo piacimento.

 

Alla fine, resta questo: un luogo che non chiede coerenza, solo presenza. Chi arriva deve scegliere dove guardare, cosa ascoltare, come stare dentro il suo ritmo. Da terra tutto sembra confuso — il rumore, i contrasti, la folla — ma basta guardarla dall’alto per ritrovare un ordine essenziale. Così questa baia vive: come un volo che ripete la sua rotta, cambiando solo il punto di partenza.

Marco Di Masci

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