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Attualità | 18 dicembre 2025, 15:16

Classificazione dei Comuni montani: secondo Uncem, la Conferenza Unificata rinvia per evitare errori

L'organizzazione: "Parametri uniformi non servono. Bene la pausa, male l'esclusione di Uncem dalla Commissione ministeriale"

Pontechianale, immagine di repertorio

Pontechianale, immagine di repertorio

La Conferenza Unificata non esaminerà oggi, giovedì 18 dicembre, il primo provvedimento conseguente alla legge montagna 131/2025: il decreto sui parametri per la riclassificazione dei Comuni montani. Secondo Uncem, questa pausa è positiva e necessaria. Le Regioni, molte dell'Appennino e alcune delle Alpi, hanno richiesto un supplemento di analisi per evitare risultati assurdi: l'esclusione di Roma mentre entrano Reggio Calabria, Cuneo, Biella o Varazze.

«È la decisione giusta,» sottolinea Uncem. «Da vent'anni diciamo che il Paese non ha bisogno di nuove classificazioni con parametri uniformi su tutto il territorio. Avere criteri identici per Alpi e Appennini, per Sud e Nord, è controproducente e dannoso

Uncem denuncia di essere stato esclusa dalla Commissione ministeriale che in poco più di un mese ha elaborato le basi per i nuovi criteri. L'ente nazionale rappresentativo dei Comuni montani non è stato coinvolto dal Ministero degli Affari Regionali, nonostante la complessità della materia. «Grave errore voluto da alcuni,» scrive Uncem, sospettando che l'esclusione sia stata deliberata proprio perché, da un anno e mezzo, sostiene che quel tipo di elenco non va fatto.

La nuova normativa prevede di fatto almeno tre classificazioni distinte: la prima basata su parametri altimetrici e di pendenza; una seconda per individuare i Comuni beneficiari delle risorse (con parametri socioeconomici aggiunti); una terza, già in uso, per la Politica Agricola Comune (PAC) e l'esenzione IMU per i terreni agricoli. Quest'ultima continuerà a essere regolata dalle rispettive discipline di settore.

A detta di Uncem, un aspetto critico spesso trascurato riguarda le ricadute sul diritto del lavoro: la nuova classificazione non dovrà alterare le norme che permettono alle imprese nei Comuni montani di assumere coltivatori diretti a tempo parziale o stagionale con esonero totale dei contributi. Secondo Uncem, su questo punto occorre estrema chiarezza per evitare caos tra lavoratori e aziende: «Si deve continuare ad adottare il sistema in essere.»

La competenza regionale rimane fondamentale: secondo l'articolo 117 della Costituzione, la materia degli interventi nelle zone montane rientra nelle competenze legislative residuali delle Regioni. Per Uncem, ogni classificazione regionale e ogni riferimento a precedenti classificazioni nazionali per provvedimenti regionali (assegnazione risorse, bandi, stanziamenti) non viene messo in dubbio dalla nuova classificazione nazionale e continuerà a operare secondo le proprie logiche territoriali.

Per Uncem, considerare la "vera montagna" solo nelle Alpi e le "aree interne" negli Appennini è concettualmente sbagliato. Le montagne italiane hanno caratteristiche diverse e meritano trattamenti differenziati, non parametri uniformi.

«Occorre evitare ogni scontro, frammentazione, divisione tra i territori e tra i sindaci,» dichiara Uncem. «Non possiamo permetterci rotture, difficoltà di dialogo, muri. Per questo chiediamo alle forze politiche di lavorare insieme, coinvolgendo anche l'opposizione nelle Regioni, per trovare soluzioni condivise

Uncem annuncia che stenderà «ponti e reti» verso il Ministero e continuerà a chiedere il dialogo, convinto che la vera sfida non sia classificare i comuni, ma investire meglio le risorse economiche e concentrarsi sulle vere opportunità della montagna italiana.

cs

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