La riflessione sul tempo e il suo inesorabile scorrere occupa un ampio spazio nella letteratura e nella filosofia: a cavallo tra queste due discipline, Lucio Anneo Seneca nel suo “De brevitate vitae”, “La brevità della vita”, ci regala un opera magistrale intensamente poetica.
A dispetto di quanto potrebbe parere dal titolo, la tesi sostenuta dall’autore latino del I secolo dopo Cristo è che la vita, per quanto corta possa essere, non è breve: siamo noi che la rendiamo tale, sprecando quel dono prezioso che è il tempo. Com’è vero, oggi al pari di ieri: la piaga che affligge la nostra società è la mancanza di Tempo, quello vero. Perennemente di corsa, sempre ansiosi, abbiamo inaugurato una staffetta senza fine tra i vari impegni che ci riempiono la giornata. Chi si ferma è perduto.
All’ordine del giorno le lamentale sul “non avere abbastanza tempo”, sul desiderio che la “giornata duri 48 e non 24 ore”. Già 2000 anni fa la situazione – ci dice Seneca - era la stessa: l’uomo corre e si dimentica di vivere, come fosse destinato a vivere sempre. La precarietà della vita dovrebbe essere monito costante, così da rendere vero ogni momento. Riserviamo a ciò che vale veramente solo gli avanzi della vita: il che non significa che bisogna tralasciare i doveri in nome di una presunta libertà, ma che si dovrebbe svolgere il proprio lavoro con una consapevolezza nuova e uno slancio in più. La consapevolezza da coltivare è che il tempo è un valore: non bisogna sprecarlo. Il più grande ostacolo al vivere è l’attesa: vivi senza indugio, ci dice Seneca. All’uomo contemporaneo piace essere preso nella ragnatela di mille occupazioni, piace non avere tempo: chi ha tempo è un fallito. Invece non è così: il perdente è colui che è vittima del tempo, il saggio è colui che lo domina e per il quale il “tempo” diventa “vita”.
Ci vuole tutta una vita, insomma, per imparare a vivere: e tutta una vita per imparare a morire. Non è troppo presto per iniziare, non perdiamo altro tempo.
“Molto dunque si estende la vita del saggio, non è confinato negli stessi limiti degli altri: lui solo è libero dalle leggi dell’umanità, tutti i secoli ubbidiscono a lui come a un dio”.