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| 20 aprile 2016, 08:30

I profumi evocano i ricordi, o sono i ricordi a evocare i profumi?

Disegno di Danilo Paparelli

Disegno di Danilo Paparelli

Come scrisse Marcel Proust: “Ma, quando niente sussiste d’un passato antico, dopo la morte degli esseri, dopo la distruzione delle cose, soli, più tenui ma più vividi, più immateriali, più persistenti, più fedeli, l’odore e il sapore, lungo tempo ancora perdurano, come anime, a ricordare, ad attendere, a sperare, sopra la rovina di tutto il resto, portando sulla loro stilla quasi impalpabile, senza vacillare, l’immenso edificio del ricordo”. Gli odori (se sgradevoli) e i profumi (se piacevoli) hanno un potere evocativo potentissimo. Non è semplice questa suggestione, ci vuole un certo sforzo, esercizio, ma nell'attimo in cui irrompono quasi con violenza nei pensieri, possono essere anche devastanti.

Sono devastanti, per me, gli odori che rimandano a mio padre, che aveva a che fare, in quanto artista, con strumenti e materiali sensibilmente odorosi. Come quello tendente al dolciastro dell'inchiostro di china, quello pungente dell'acquaragia. Quello di legno vivo dei trucioli schizzati via dalle radici che raccattava per tirarne fuori mazzi di fiori, animali surreali, quadretti in bassorilievo, piccoli castelli, gatti buffi. Quello della cera e dell'inchiostro e dell'acido usati per stampare le acqueforti.

Il profumo di neonato che emanava mio fratello (lo ricordo bene perché io avevo sette anni quando lui nacque) e quello di latte durante le poppate. E la variante acidula, dei suoi piccoli rigurgiti. E l'odore tremendo dei suoi pannolini sporchi. Gli odori che fanno parte dei comuni ricordi dei bambini della mia generazione: il vinavil, la coccoina, il pongo, la creta. Il profumo di nuovo dei libri di testo di scuola, quelli con le fotografie. Li sfogliavo appena arrivati dalla cartolibreria, impaziente che l'anno scolastico iniziasse. A fine ottobre la smania per lo studio era già quasi del tutto svanita.

Il particolare odore di “nuovo” dell'auto appena ritirata dal concessionario. Sentore che poi svanisce come per incanto alcune settimane dopo, quando il primo deodorante entra nell'abitacolo.

Il profumo della crema Nivea che usava per il viso la vicina di casa, una signora anziana dalla pelle vellutata come quella di una ragazza, che riempiva la cabina dell'ascensore durante il tragitto fino al quarto piano.

Il profumo delle caldarroste d'inverno in casa dei nonni e degli agnolotti preparati a mano per i pranzi, e del caffélatte con pane secco per le rare volte che ero stata a cena, da sola, con loro.

L'odore degli appartamenti dei vecchi zii, sempre bui, arredati con mobili massicci, neri, baroccheggianti. Un sentore di chiuso opprimente, che mi intristiva non appena si apriva la porta d'ingresso. E gli stessi zii emanavano afrori avvizziti, nonostante non ci fossero dubbi che si lavassero quotidianamente. Sospettavo che anche il sapone che adoperavano dovesse essere stantio.

Il tremendo odore di sigarette della professoressa di matematica del liceo, un essere terrorizzante, che si sentiva non appena metteva piede in classe. Mai vista senza una cicca fra le dita. Una donna secca, disidratati erano pure i capelli e la pelle, rinsecchito doveva essere anche il suo animo. E il profumo invitante dei panini venduti dai bidelli nei corridoi durante l'intervallo, sempre al liceo. Impossibile resistere, a pensarci mi viene ancora l'acquolina in bocca. Incartati ad uno ad uno con carta simil-velina di colori diversi, a seconda che fossero al prosciutto, salame o altro che non ricordo più. Può essere che si trattasse di panini normalissimi, ma per me sono stati i più buoni della mia vita.

Infiniti sono i ricordi che gli odori o i profumi possono rievocare. Dentro ad un cassetto a casa giace, prezioso, un intruglio magico in un boccetto in vetro, uno “spray per ambienti”. Si chiama “Petits gouters d'automne” (Merendine d'autunno), memorie di un istante. Descrizione: fragranza soave e balsamica a partire da cioccolata calda su un fondo di vaniglia e miele, con leggeri accenti di arancio e frutti secchi. Come sottotitolo riporta: “latte e biscotti al tempo della scuola”. Pochi spruzzi, e si torna bambini all'ora della merenda. Una vera felicità.  

Monica Bruna

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