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Attualità | 22 marzo 2017, 18:04

Saluzzo: ospedale e sanità tengono banco all’assemblea di “Insieme si può”

Il sindaco Mauro Calderoni traccia il percorso di metà mandato della coalizione civica di centrosinistra che governa la città. Il suo predecessore, ora consigliere regionale Pd Paolo Allemano, focalizza l’attenzione sull’integrazione tra le strutture sanitarie di Saluzzo e Savigliano

Saluzzo: ospedale e sanità tengono banco all’assemblea di “Insieme si può”

Si è parlato di tutto: immigrati stagionali, accoglienza ai profughi, area vasta, parco del Monviso, turismo, viabilità e trasporti nell’assemblea dell’associazione “Insieme si può”, svoltasi martedì sera al Circolo Interno 2.

Ma il tema dominante della serata della coalizione che raggruppa le liste che costituiscono la maggioranza civica di centrosinistra a Palazzo di Città è stato l’ospedale. Piaccia o no è questo il vulnus con cui gli amministratori di oggi e quelli di domani dovranno fare i conti, un argomento che sarà anche “stressante oltre ogni misura”, come ha rilevato l’ex sindaco e ora consigliere regionale Pd Paolo Allemano, che tuttavia continua a tenere banco e sul quale l’opinione pubblica mostra una spiccata sensibilità.

Se Mauro Calderoni è il capo indiscusso perché, come ha rilevato il filosofo Paolo Burzio citando Platone “guida la nave colui che vede le stelle più lontane”, è innegabile che la paternità di “Insieme” il sindaco la debba spartire con il suo predecessore che ora siede a palazzo Lascaris.

E Allemano sulla sanità è stato tranchant: “Si continua a rimpiangere un mondo che non c’è più. L’esercizio della lamentela è inutile perché la sanità è cambiata ovunque ed è in continua evoluzione. Possiamo essere soddisfatti – ha detto – perché a Saluzzo siamo riusciti a salvare servizi importanti prima che  anche questi finissero a Mondovì o a Verduno. E anche la stessa Ortopedia, sottrattaci in modo maldestro per essere trasferita a Mondovì, sul lungo percorso non sarebbe stata sostenibile. Il processo di integrazione con Savigliano che ora è finalmente possibile – ha osservato l’ex sindaco – è un matrimonio di interesse che conviene anche ai nostri vicini. Se oggi è ospedale “cardine”, Savigliano lo deve anche a Saluzzo. Se l’integrazione dovesse essere messa in discussione, Savigliano deve sapere che gli 80 mila abitanti del nostro territorio non si rivolgerebbero più al Santissima Annunziata ma si indirizzerebbero altrove.

Il consigliere regionale non si è sottratto al dibattito “ospedale nuovo sì o no” puntualizzando: “Il nodo da sciogliere, una volta dato per assodato il concetto di ospedale integrato, è capire quale sia la strada migliore. Il fabbricato saviglianese è una struttura vecchia, messa decisamente peggio della nostra. Dobbiamo quindi chiederci se è preferibile la ristrutturazione, ammesso che sia fattibile senza interrompere l’attività sanitaria, o pensare ad una soluzione ex novo. In ballo – ha osservato Allemano - c’è una differenza di 30/40 milioni di euro. Quale sia la risposta migliore dovranno essere i tecnici a dirlo. Questa è la vera questione da dirimere. Il resto è noia perché – ha concluso - la vecchia sanità non c’è più e non sarebbe nemmeno più utile.

Il sindaco Calderoni, dal canto suo, ha affrontato i vari temi amministrativi focalizzando l’attenzione sull’esigenza di incrementare la collaborazione con i Comuni vicini e quelli valligiani. Nonostante l’assemblea si svolgesse al giro di boa di metà mandato nessun cenno sulle future prospettive elettorali. Il 2019 è ancora lontano e Calderoni non ha ancora deciso se succedere a se stesso, elettori permettendo, o se indirizzare altrove le sue attenzioni.

Ciò che tutti hanno evidenziato è la crescente amalgama del gruppo, sottolineata dalla pirotecnica battuta di Paolo Burzio, il quale, rivolgendosi al neo presidente del Consiglio comunale e al vicesindaco, entrambi espressi dalla  componente centrista della coalizione, li ha simpaticamente chiamati “compagno Battisti” e “compagno Demaria”.

Giampaolo Testa

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