Gentile Direttore,
Ermanno Olmi non c'è più. Lo intervistai 31 anni fa per un giornale di Alba. Era seduto in un angolo del bar al ristorante del castello di Grinzane Cavour, poco prima della proclamazione del vincitore del premio letterario. Il regista partecipava con "Il ragazzo della Bovisa". Accanto a lui un'altra leggenda: Mario Rigoni Stern, guance rosse e occhi vispi. Mi presentai a entrambi, dissi a Olmi del mio desiderio di intervistarlo, col terrore di offendere Rigoni Stern. Entrambi sorrisero, Rigoni Stern mi offrì un bicchiere di Nebbiolo. Declinai ringraziando.
Mi sedetti davanti a Olmi e incominciai con le domande. Rigoni Stern ascoltò attento l'intervista, lo sguardo penetrante.
Olmi mi spiegò che sia il libro (nato come sceneggiatura) sia la partecipazione al premio erano un "complotto ordito da Raffaele Crovi". Risero piano, lui e Rigoni Stern.
Poi Olmi divenne un fiume in piena. Mi disse tante cose, mi diede del tu, mi sorrise. Ma più che le parole, dell'intervista ricordo le guance rosse da montanaro di Rigoni Stern e le mani tremanti di Olmi, reduce da un malessere. Quelle mani deboli di un grandissimo narratore della cinepresa mi diedero soggezione nonostante il suo eloquio amicale e un perenne sorriso, più che la presenza di Rigoni Stern. Finito, non ebbi il coraggio di chiedergli un autografo sul libro per non affaticargli le mani.
Ora Mario ed Ermanno continuano a sorridere e raccontarsi storie.
Teresio Asola