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Curiosità | 08 agosto 2018, 14:58

Da Garessio a New York, sulle tracce dello zio che trovò fortuna e famiglia

I parenti ripercorrono la storia del loro congiunto, emigrato in America nel 1913 e incontrano i loro cugini in un viaggio ricco di emozioni

Da Garessio a New York, sulle tracce dello zio che trovò fortuna e famiglia

Dal piccolo comune di Garessio alla città di New York, per ricostruire la vita del loro zio, emigrato in America in cerca di fortuna.

E' questa la bella storia, ricca di ricordi ed emozioni, che ci ha raccontato la famiglia Allamandola.

Ripercorriamo insieme a loro le tappe più significative.

Antonio Allamandola, era partito da Garessio nel 1913 per andare a cercar fortuna.

Era il settembre 1913, quando Antonio Allamandola (1890-1954), lasciò Garessio Borghetto per andare in America a cercare fortuna, come molti facevano a quel tempo per sfuggire alla miseria delle proprie case...

Sbarcò a New York, su Ellis Island, l’isola, oggi Museo Nazionale dell’Immigrazione, su cui venivano fatti sbarcare tutti i disperati dell'epoca, per la registrazione, i controlli sanitari, e l'eventuale trattenimento in quarantena. I registri statunitensi attestano che fu trovato “sano, abile al lavoro, con addosso 30 dollari (l’equivalente di circa 800 euro di oggi) e che stava andando a trovare un parente”, cosa non vera ma che probabilmente dichiarò alle autorità per poter superare i controlli.

Persona intraprendente e tenace, nonostante la discriminazione che gli americani del tempo riservavano agli immigrati italiani, trovò presto lavoro, si iscrisse alle scuole serali per imparare l’inglese, si sposò nel 1918 con una donna di origini genovesi, immigrata anche lei, e mise su famiglia.

Non fece mai ritorno a Garessio, ma mantenne contatti epistolari con l’anziana madre fino al primo dopo guerra. Morì nel 1954 e, complici anche le difficoltà linguistiche, i suoi discendenti persero in breve ogni contatto con la famiglia di origine.

Nello scorso 2015, grazie ad internet, l’ingegner Roberto Allamandola è riuscito a rintracciare i “Cugini d’America”, discendenti di quel “prozio Antonio” emigrato molti anni prima, uno dei quali lo scorso gennaio è venuto a Garessio a vedere la casa natia del bisnonno.

Le scorse settimane, i parenti garessini si sono recati a New York per vedere la casa dove lo zio Antonio visse, la chiesa dove si sposò e battezzò i suoi figli, la sua tomba dove riposa dal 1954.

Così racconta Roberto Allamandola: "E' stato un incontro memorabile. Abbiamo trascorso due giorni con i cugini americani e ci hanno riservato un’accoglienza commovente, fieri ed orgogliosi di avere origini italiane; numerosi sono stati i racconti belli e brutti che hanno ripercorso i momenti salienti della vita di Antonio, dallo sbarco alle difficoltà ad integrarsi, dal duro lavoro all’impossibilità di tornare a Garessio per il costo del viaggio, dalla nostalgia di casa alla soddisfazione di vedere i suoi figli e nipoti realizzati; la visita alla sua tomba al Cimitero Calvary di New York ci ha permesso di constatare le centinaia di tombe presenti che riportano cognomi italiani, segno che l’immigrazione in quegli anni deve aver avuto dimensioni ciclopiche.

Al momento della nostra partenza ci hanno consegnato un dono ricco di significato e di affetto: una pallina da baseball, sport simbolo degli Stati Uniti d'America, con sopra scritti i nomi degli attuali 23 discendenti dello zio Antonio, in blu quelli che ancora portano il cognome Allamandola, in nero quelli che non lo portano più ma nelle cui vene ancora scorre sangue garessino".

NaMur

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