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Curiosità | 09 marzo 2019, 09:01

A tu per tu con Alessandro Marabotto: la radio, la musica, i giovani

Il dj fossanese ha cambiato vita, ma continua a parlare il linguaggio della musica

A tu per tu con Alessandro Marabotto: la radio, la musica, i giovani

Una carriera da Dj che ancora oggi fa sognare quella di Alessandro Marabotto, classe 1975, per quasi 15 anni voce di radio 105 e di Radio Dimensione Suono. Tre lustri tra Milano, Roma e Miami e una raffica di premi di cui quasi non parla.

Com’è nata questa carriera che decine di adolescenti sognano per se stessi? Parlando con Alessandro  emerge come il caso abbia giocato a suo favore, offrendogli un’opportunità che ha saputo cogliere e coltivare con caparbietà e decisione: “In seconda liceo sono stato rimandato di latino. Ho iniziato a cercare un lavoro estivo che mi permettesse di pagarmi le ripetizioni. Ho comprato un giornale e ho iniziato a leggere le inserzioni. Quasi tutte erano per apprendisti muratori, ma cercavo altro, non mi ci vedevo. Ho poi letto l’annuncio per la ricerca di uno speaker radiofonico con Oreste Tomatis a Radio Fossano e mi sono candidato. Ho fatto domanda solo io – ammette con umiltà- e mi hanno preso”.

Un inizio casuale, dunque, seguito, però da una rapida ascesa. Nel giro di poco tempo conosce Daniela Agnese della Pastina Band e arriva a Radio Piemonte Sound di Borgo San Dalmazzo, si ritaglia i suoi spazi e diventa la voce ufficiale dell’Alpitour Cuneo negli anni d’oro di Lucchetta e Zorzi: “Proprio Lucky Lucchetta mi disse che ero in gamba, ma avevo un accento troppo marcatamente piemontese. Mi sono dunque iscritto a Torino a un corso di dizione che frequentava, tra gli altri, anche Mago Berry e sono arrivato a Radio Valle Belbo di Santo Stefano”. Una grande determinazione ha spinto Marabotto in quegli anni: per raggiungere la radio, ancora liceale e minorenne, partiva in treno da Fossano cambiando a Cavallermaggiore, Bra, Alba e Castagnole Lanze per poi camminare oltre 30 minuti per raggiungere la radio una volta sceso dal treno a Santo Stefano. Un totale di 1 ora e 50 minuti di treno e 30 di cammino per andare a lavorare. In quegli anni Radio Valle Belbo era una radio potente e organizzava anche molte serate. Anche in questo caso alla capacità e alla determinazione si è affiancata un po’ di fortuna: il personaggio di punta della radio si ammala e Alessandro ha l’opportunità di sostituirlo e farsi conoscere: “Ero ancora minorenne e dovevo essere accompagnato alle serate. Spesso veniva data la delega ai buttafuori. I miei genitori subito non sono stati d’accordo, erano contesti notturni non sempre edificanti. La nostra generazione a diciassette anni era molto verde nei confronti del mondo e i miei erano molto spaventati. Mio papà però ha fatto per anni il taxista. Ricordo con tenerezza quegli anni con mio padre che dormiva in macchina aspettandomi. Non voleva entrare nelle discoteche, ma mi portava al lavoro, di notte, stando al freddo anche se si sarebbe aspettato un percorso di studi diverso da quella che è stata la carriera che ho scelto”.

Arriva l’anno della maturità e, quasi contemporaneamente, un concorso a radio 105 per una voce nuova. Alessandro dà il concorso e lo vince. Per i primi tempi va in onda con un registrato di 30 minuti al giorno, continuando a lavorare a Radio Valle Belbo. Arriva poi l’anno del servizio civile che svolge al Cottolengo di Alba. La struttura gli va incontro e gli consente di prestare servizio negli orari in cui era libero dai lavori in radio: “Arrivavo a fare 7 serate la settimana, andavo a Milano per registrare le puntate di radio 105 nel weekend e in settimana lavoravo a Radio Valle Belbo. Praticamente non sono tornato a casa per quasi due anni ed erano i miei genitori e mio fratello che venivano a trovarmi ad Alba. È stato un percorso che mi è servito molto per ridimensionare quello che facevo. Passavo la notte a lavare dei ragazzi disabili, magari dopo una serata in cui avevo avuto davanti 2000 persone. È stato importante per la considerazione in cui ho tenuto il mio lavoro”.

Oltre a Radio 105, Alessandro ha lavorato anche a Roma a Radio DImensiione Suono e in TV, sia come voce sia come volto. Quattordici anni in cui ha mantenuto le distanze da alcool e droghe e anche da quella dipendenza che è lo show business, rifiutando le comparsate televisive, i talk show e, soprattutto, i reality.

“Ad un certo punto mi sono sentito stanco. Non ero più sicuro di cosa volevo fare. Ho avuto la fortuna di poter fare lo stupido all’età giusta e mi sentivo a mio agio perché era giusto il contesto. Ad un certo punto, però mi sentivo ridicolo. I trent’anni sono stati una linea di demarcazione. Non me la sentivo più di lavorare nelle discoteche e di fare il ragazzino. Ho quindi cercato uno sfogo diverso rimanendo in campo artistico, ma non ho trovato una soluzione soddisfacente e mi sono allontanato dal mondo dello spettacolo”. Un allontanamento che, col senno del poi, è stato più difficile di quanto Alessandro si aspettasse: “Ho fatto più fatica di quanto mi aspettassi e hanno patito anche i miei genitori. Nel tempo il mio successo era diventato per loro fonte di orgoglio. Le difficoltà che ho incontrato nell’allontanarmi da quel mondo ha fatto di me quello che sono oggi”.

Ripensando agli anni trascorsi al microfono ci sono storie belle e anche alcune brutte: “Lavorando in radio avevo sostanzialmente una famiglia oltre a quella del DNA. Un vero team di lavoro con il quale condividevo il mio tempo H24. Era bello perché con loro ho condiviso premi e successi. Intorno a me c’erano persone che non avevano questi legami ed erano più tristi perché non avevano nessuno con cui condividere il successo. Lavorare in team mi ha dato responsabilità ed equilibrio. Di quella famiglia sono ancora in contatto con molte persone, mentre altre si sono allontanate quando ho lasciato. Come aspetto negativo, invece, c’è il fatto che questo tipo di vita mi ha dato tanto, ma mi ha tolto troppo, facendomi crescere troppo in fretta”.

Com’è continuata la vita di Alessandro Marabotto negli anni successivi a quei quindici anni tra Milano, Roma, New York e Miami? Dopo aver lasciato la radio Alessandro ha iniziato a lavorare per la Apple come trainer nelle scuole apple per chi sviluppa programmi per dj. Un’estensione del campo musicale in cui era vissuto per tanti anni.

Cosa vede nel suo futuro? “Sto lavorando a uno spettacolo teatrale per i ragazzi sulla musica e sui temi sociali”, ma per ora non si lascia andare ad altre indiscrezioni “La mia parte artistica è tornata a farsi sentire. Due anni fa sono tornato in radio, ma non mi sentivo a mio agio, ma volevo trovare un modo per riassumere la mia esperienza artistica e tornare sulle scene essendo credibile e non come prodotto riciclato da reality show o da due minuti di celebrità. Ritengo di avere artisticamente qualcosa da dare”.

Chi ha lavorato per anni in campo musicale, gomito a gomito con i personaggi del mondo dello spettacolo non può non avere un’opinione in merito a quello che è il panorama musicale di questi tempi: “Io ascolto di tutto, dalla musica classica alla trap. Credo che la musica sia sempre stata il riflesso del suo tempo. I trapper di adesso sono un po’ come erano Tupac e 50 Cent negli Usa in passato. Raccontano una società che esiste. Se anni fa in Italia non erano molte le situazioni di disagio sociale, oggi sono in aumento, anche nelle piccole comunità e i giovani si identificano in simboli di successo come il macchinone, l’oro ecc… e raccontano il loro vissuto. Chi li ascolta spesso conosce realtà simili e inizia a sognare lo stesso successo. I selfie, i filtri alle foto, tutti gli elementi che fanno apparire migliori di quello che si è, sono elementi che fanno sì che queste immagini di successo siano visibili a tutti e si diffondano velocemente”.

Agata Pagani

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