Dodici mesi fa protagoniste erano state le Città Unesco. La cerimonia inaugurale con la quale oggi, venerdì 4 ottobre, si è dato il via alle otto settimane di eventi dell’89ª "Fiera Internazionale del Tartufo Bianco d’Alba" ha invece visto il ritorno sul palco del "Busca" di un ministro della Repubblica, la monregalese Fabiana Dadone, che da poche settimane ha riportato un volto della Granda tra i banchi del Governo.
L’ultimo precedente in questo senso risaliva a due anni addietro, quando toccò all’allora titolare dei Trasporti e Infrastrutture Graziano Delrio aprire la rassegna che da quasi novant’anni celebra la grandezza del Tuber Magnatum Pico nella sua terra d’origine, non prima però di aver rassicurato una platea affollata come sempre dalle massime autorità del territorio sugli esiti delle pratiche che di lì a poco avrebbero dovuto portare all'agognato sblocco dei cantieri dell’agognata Asti-Cuneo.
Assodato come quegli auspici trovarono poca fortuna, il tema è tornato fatalmente d’attualità con la tavola rotonda andata in scena su quello stesso palco nel tardo pomeriggio di oggi, moderata dal direttore del quotidiano "La Stampa" Maurizio Molinari e partecipata, oltre che dal ministro, dal sindaco Carlo Bo, dal presidente dell’Ente Fiera Liliana Allena e da Alberto Cirio che, dal maggio scorso governatore del Piemonte, proprio stasera ha ricordato con un pizzico di nostalgia gli anni trascorsi al timone della Fiera, sotto la sua presidenza divenuta internazionale.
Se in apertura di cerimonia il confermato presidente dell’Ente Turismo Luigi Barbero aveva aggiornato la platea sui tanti progetti dell’istituzione ora allargata anche al Monferrato e all’Astigiano, prima di arrivare al fatale tema infrastrutture il dibattito aveva chiamato i convenuti a sciorinare le ragioni del successo del "brand Alba", della capacità di questo territorio di fare rete e squadra, raccogliendo plausi e soddisfazioni sui mercati di mezzo mondo.
"Merito di un territorio splendido e della nostra laboriosità, un fattore che è nel Dna di chi qui vive", è stata la risposta del sindaco Bo, che nell’immagine dell’operaio Ferrero diviso tra il lavoro nella fabbrica della Nutella e quello nei campi ha evocato un’immagine ormai ricorrente nell’aneddotica di quello che è ormai un caso di studio.
Al modello Ferrero e all'eredità morale del cavalier Michele si è ispirata anche la ricetta di Alberto Cirio, che inducendo gli applausi dei presenti all’indirizzo della moglie Maria Franca Fissolo, presente in sala con la nuora Luisa Strumìa, oltre che alla memoria del compianto imprenditore, ha preso in prestito quella formula che rappresenta insieme il motto della Fondazione Ferrero e il comandamento massimo della famiglia industriale albese. "Il segreto del successo albese – ha infatti spiegato il governatore – è nelle persone che lo abitano, perché sono quelle che sempre fanno la differenza. In questo senso a me vengono in mente solamente tre parole: lavorare, creare, donare. Anche l’ordine non è casuale. Dovrebbero impararlo anche a Roma, perché la ricchezza prima bisognerebbe preoccuparsi di produrla, e solo dopo di distribuirla", ha proseguito anticipando il tema dei rapporti non proprio idilliaci tra la virtuosa Granda e una Capitale da sempre poco prodiga coi suoi figli migliori.
I motivi portanti e le diverse novità che caratterizzeranno questa 89ª Fiera ha poi occupato il posto del ricco intermezzo affidato alle parole di Liliana Allena. Vinta la sfida di allungare la manifestazione da 6 a 8 settimane, la presidente ha enumerato i fattori alla base del "claim" di questa edizione. "Abbiamo scelto di parlare di 'equilibrio perfetto' perché tale è l’unione di tradizione e innovazione che da sempre la caratterizza, così come il matrimonio del gusto tra un prodotto semplice come l’uovo e l’eccellenza del tartufo".
Un successo "fatto di tanti ingredienti – ha poi ricordato –, dalle rievocazioni medievali del Palio e del Baccanale alle esposizioni del Mercato Mondiale del Tartufo e agli ormai irrinunciabili appuntamenti dell’Alba Truffle Show, sino al Salotto del Gusto e dei Profumi che promuove le altre importanti eccellenze di questo territorio e all’Alba Truffle Bimbi, che quest’anno compie il suo primo lustro di vita".
"Ogni anno ci rinnoviamo – ha proseguito –, quest’anno lo faremo con proposte quali l’Atelier della Pasta e col nuovissimo format delle 'Cene insolite', che porteranno grandissimi chef nazionali e internazionali negli inediti scenari del palazzo comunale, del teatro sociale, del Centro Studi Fenoglio e della sede di Famija Albeisa".
Parlando di rete e di apertura al mondo, la presidente si è quindi soffermata ai tanti scambi che da qui al prossimo 24 novembre – quando sulla Fiera calerà il sipario –, porteranno ai piedi delle Langhe importanti territori italiani e non solo: la biellese Valle del Cervo, la "città creativa" Fabriano, la Valle d’Aosta con la sua Fontina e la francese Limoges, altra città creativa e patria della ceramica, che per l’evento albese ha creato "Pepita", prezioso scrigno destinato a preservare gli aromi del tartufo -, prima di ricordare gli appuntamenti con le rassegne locali (da Vezza a Canale, passando per Santo Stefano Roero) che tra dicembre e il nuovo anno accompagneranno la stagione del tartufo sino alla chiusura del prossimo 31 gennaio.
Completata la presentazione e celebrati gli "atout" del modello Alba, fatale che il discorso tornasse a quanto che invece a questo territorio manca: quelle infrastrutture e in particolare quell’autostrada Asti-Cuneo da ultimare che rappresentano il convitato di pietra dell’inaugurazione da oltre un decennio, come ha ricordato il sindaco Bo. "Nel 2017 gli albesi hanno versato allo Stato 140 milioni di Irpef e 5 milioni di Imu, senza contare le aziende – ha attaccato il primo cittadino –. In cambio il Comune ha ricevuto trasferimenti per appena 800mila euro. L’appalto è del 1988 è da allora sono passati 31 anni. Mancano due lotti e ovviamente sono i nostri. Il terzo ponte tenteremo di farlo da soli, ma senza l’autostrada anche questa rischia di essere un’impresa inutile. E Alba ora è stufa".
Temi noti, purtroppo, e conti che Cirio ha allargato alla dimensione piemontese: "Il prossimo 22 ottobre il premier Conte è atteso a Torino. Proprio questa mattina gli ho scritto chiedendogli di approfittare dell’occasione per tornare al troncone di Cherasco, così come fece nel marzo scorso. Allora ci promise che entro l’estate i cantieri sarebbero partiti, e non è avvenuto. E’ cambiato il Governo e io voglio credere nella sua buona fede. Ma deve avere la faccia di tornare qui e dirlo a questo territorio. Noi siamo pronti a fare la nostra parte, ma si ricordi anche che noi piemontesi ogni anno versiamo a Roma 10 miliardi di euro in più di quelli che riceviamo, mentre per altri il rapporto è inverso. Se l’autostrada non possiamo finirla coi soldi di Roma, allora la finiremo con quelli dei piemontesi".
"Mi ero impegnata personalmente per portare qui Conte e Toninelli – è stata la replica del ministro Dadone – e per arrivare a una soluzione progettuale finalmente percorribile, dopo gli errori che in passato hanno riguardato la A33 come l’ospedale di Verduno. Nel frattempo, è stato chiesto un parere a Bruxelles, anche se non era un passo obbligatorio, abbiamo avuto l’approvazione del Cipe e lo stralcio dei due progetti, visto il venir meno del tunnel sotto la collina di Verduno. Ora l’avanzamento di tutto questo iter ha subito un rallentamento anche in ragione della crisi di governo dello scorso agosto. Ma io sono tranquilla, recentemente ho avuto rassicurazioni dal ministro De Micheli e proprio stamattina anche io ho scritto a Conte, che era venuto sul territorio e che aveva dato garanzie sul completamento. Questo progetto deve essere portato a termine, questi 9,5 km di strada devono poter essere finalmente realizzati. Io sono fiduciosa".
Ci si aggiornerà alla prossima Fiera, insomma, mentre prima del "sciogliete le righe" e di spostarsi al taglio del nastro vero e proprio presso il Mercato Mondiale del Tartufo, la cerimonia sul palco del Sociale ha vissuto ancora una piccola celebrazione di due importanti protagonisti della storia recente di questo territorio, col premio che Comune di Alba ed Ente Fiera hanno voluto assegnare allo stesso Alberto Cirio ("Grazie a tutti e buona fiera!", ha ringraziato quasi commosso) e con lui a Giacomo Oddero.
"Non me lo merito, ma lo prendo volentieri", ha invece scherzato il farmacista e produttore vinicolo lamorrese, primo presidente della Fondazione Crc, oltre che presidente della Camera di Commercio e pure dello stesso Ente Fiera, tra i padri nobili della fortunata stagione di riscatto che dai tempi della Malora le Langhe hanno saputo costruire anche grazie a quell'enogastronomia d’eccellenza che qui si celebrerà per queste otto settimane.