Se la ripartenza dell’economia italiana, pur con tutte le dovute restrizioni previste dal Governo per contenere la diffusione del coronavirus, avverrà come è accaduto in Piemonte per la vendita al dettaglio dei fiori da parte dei negozi del settore, si può solo prevedere un pasticcio caotico. Perché il tira e molla su una questione non così di Stato tra la ministra delle Politiche Agricole, Teresa Bellanova, e l’assessora al Commercio della Regione, Vittoria Poggio, è durato quasi un mese.
Partiamo dall’inizio. Il 26 marzo il Governo sul sito della Presidenza del Consiglio dei Ministri (clicca qui), alla voce pubblici esercizi e attività commerciali, aveva chiarito che, in applicazione del Dpcm del 22 marzo lo smercio al minuto di semi e piantine era consentito a tutti: i vivaisti produttori e i punti vendita del comparto (i negozi dei fioristi). Al fondo dell’articolo trovate l’immagine con riportata la precisazione (FOTO 1).
Chiarimento che, il 27 marzo, ha avuto un’ulteriore conferma della ministra Bellanova in un post sul suo profilo Facebook (FOTO 2) e nel comunicato sul sito del dicastero delle Politiche Agricole nei quali, tra le altre cose, dice espressamente: “Semi, piante, piante da frutto, fiori ornamentali, piante in vaso, fertilizzanti potranno essere prodotti, trasportati, commercializzati. E i negozi per la vendita resteranno aperti. Dovunque. Non solo nella Grande Distribuzione”.
Una posizione ribadita il 2 aprile, sempre attraverso un post su Facebook (FOTO 3) e un comunicato sul sito del dicastero delle Politiche Agricole (clicca qui), con ulteriori spiegazioni riferite soprattutto ai codici Ateco che il Dpcm prevedeva per i vivaisti (codice 01), ma non per i fioristi (codice 47.76.1). Si legge nella nota sul social: “La risposta al quesito fornita il 26 marzo dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri, che è la stessa autorità che ha emanato il Decreto, è chiara e netta: la vendita anche al dettaglio di semi, piante e fiori ornamentali, piante in vaso è consentita su tutto il territorio nazionale, o almeno dove non prevalga una norma locale, indipendentemente dal codice Ateco”.
Il nodo sta proprio nel “dove non prevalga una norma locale”. Che a volte è un’interpretazione delle norme generali.
Infatti, il 6 aprile l’assessore al Commercio della Regione, Vittoria Poggio, ha inviato ai sindaci dei Comuni piemontesi una nota (FOTO 4) in cui scrive: “Le attività dei tradizionali fioristi, che di norma sono inclusi nel codice Ateco del commercio al dettaglio 47.76.1, non sono tra quelle indicate nell’allegato 1 del Dpcm 11 marzo. Pertanto alle stesse sono consentite solamente le forme speciali di vendita quali internet, televisione, telefono, corrispondenza, radio. Il Dpcm del 22 marzo ha ritenuto eccezionalmente che nella fase attuale sia consentita l’attività di produzione, trasporto e commercializzazione di “prodotti agricoli”, permettendo quindi la vendita anche al dettaglio di semi, piante e fiori ornamentali, piante in vaso, fertilizzanti se comprese nell’allegato 1 dello stesso Dpcm, alla voce “coltivazioni agricole e produzioni di prodotti animali” con codice Ateco 01, per le quali è ammessa sia la produzione che la commercializzazione. Dovrà conseguentemente considerarsi ammessa solo l’apertura dei punti vendita di tali attività (codice Ateco 01)”.
Il 19 aprile la ministra Bellanova, ancora sul suo profilo Facebook (FOTO 5), ha puntualizzato: “Voglio ribadirlo, la riapertura dei negozi di fiori e la vendita anche al dettaglio è permessa a livello nazionale, sebbene - è necessario ricordarlo - possano comunque esserci disposizioni diverse a livello regionale e comunale. Per chiarire ulteriormente la questione abbiamo sollecitato il ministero dell’Interno affinché inviasse una nota ai prefetti, allegando una nostra chiarificazione (FOTO 6) dove si ribadisce che fiori e piante rientrano fra i prodotti agricoli e il funzionamento della filiera di produzione e commercializzazione di questi prodotti è permessa. Sono fiduciosa che questa ultima circolare possa eliminare ogni dubbio, al netto di ordinanze regionali e comunali che hanno la priorità”.
Dopo l’ultimo chiarimento della ministra Bellanova e gli interventi dei prefetti, nella serata del 20 aprile l’assessora Poggio ha diffuso una comunicazione pubblicata da Targatocn (clicca qui) in cui afferma: “Proprio in queste ore il ministero dell’Interno, tramite i suoi prefetti, ha fatto sapere che i fioristi potranno riprendere la loro attività, se pure ovviamente rispettando le norme sanitarie in vigore per l’emergenza Covid-19”.
Lanciando anche la frecciatina alla Bellanova di “aver fatto il ricorso discutibile a una piattaforma social per chiarire il contenuto del Dpcm del 22 marzo in relazione all’attività di vendita al dettaglio di piante e fiori”.
Di fronte alla drammatica situazione che stiamo vivendo, con oltre 24 mila morti provocati dal Covid-19, questa è un’insignificante “bega” politica, ma frutto di un sistema di governo all’italiana infarcito di contraddizioni. Dove non si mai chi abbia veramente ragione e a prevalere è sempre la burocrazia.
A volte basterebbe una semplice telefonata per chiarire e risolvere la situazione, ma, evidentemente, il buon senso non è di casa nel nostro Paese. E a rimetterci sono i cittadini. Anche per questo motivo preoccupano le decisioni politiche, nazionali e locali, del dopo coronavirus.