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Agricoltura | 08 giugno 2020, 08:04

Cimice asiatica: il Piemonte pronto a contrastarla con la "vespa samurai"

La Halyomorpha halys, nel 2019, ha causato perdite stimate sui 170 milioni di euro in Piemonte, e complessivamente superiori a 600-700 milioni di euro a livello nazionale

Foto generica

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Anche quest’anno il comparto agricolo piemontese si appresta a fronteggiare l’emergenza posta della cimice asiatica Halyomorpha halys, divenuta ormai tristemente nota per gli ingenti danni causati a molte colture, che hanno messo in crisi intere filiere produttive. In particolare nell’annata 2019 ha causato perdite stimate sui 170 milioni di euro in Piemonte, e complessivamente superiori a 600-700 milioni di euro a livello nazionale.

Al fine di contrastare la cimice asiatica in Piemonte in questi anni è stato costituto un gruppo di lavoro, che ha coinvolto Settore Fitosanitario Regionale e Servizi Tecnico-Scientifici (SFR), Agrion - Fondazione per la ricerca, l’innovazione e lo sviluppo tecnologico dell’agricoltura piemontese, DISAFA, Unità Entomologia generale e applicata, Università di Torino, Organizzazione dei Produttori e Organizzazioni Professionali, e che ha operato nell’ambito del Tavolo tecnico regionale per l’emergenza fitosanitaria Halyomorpha halys e dell’Osservatorio Cimice Asiatica, quest’ultimo volto a coordinare varie attività focalizzate soprattutto sul nocciolo, coltura importante e ancora in espansione nella regione, e finanziate da enti presenti sul territorio [Ferrero Hazelnut Company (HCo), Fondazioni bancarie].

Nel 2020 saranno pertanto riprese e potenziate le attività condotte negli anni precedenti, e avviate nuove attività tutte con l’obiettivo comune di salvaguardare le produzioni agricole regionali e le molteplici filiere ad esse collegate, mettendo in atto tutti gli strumenti a disposizione nel rispetto dell’ambiente e della salute umana.

Dal 2018 è stata attivata una rete di monitoraggio sul territorio piemontese, che coinvolge i tecnici di tutti i settori produttivi, in modo da conoscere in tempo reale la situazione relativa all’insediamento di H. halys nelle zone e sulle colture più soggette a danno e agli spostamenti sul territorio regionale. Questo al fine di concordare, con i tecnici della filiera, attraverso i coordinamenti settimanali (frutticolo, corilicolo e orticolo) tenuti da Agrion, strategie di difesa ecosostenibili ed efficaci nel contenere i danni alle produzioni agricole piemontesi. Questa cruciale attività è resa possibile anche nel 2020 grazie al finanziamento di Ferrero HCo, che ha concretizzato e reso operativa la rete di monitoraggio territoriale, che verrà effettuato mediante trappole a feromoni e frappage.

Oltre alla rete di monitoraggio, saranno poi proseguite tutte le attività volte a sperimentare e individuare tecniche innovative ed ecocompatibili per la difesa, quali tecniche di difesa passiva (barriere fisiche) e saggi in campo sull’efficacia di nuovi prodotti, fra cui i prodotti con effetto accessorio battericida, che nelle prove preliminari hanno fornito risultati promettenti.

In ultimo, ma non per importanza, anche in Piemonte sarà moltiplicato e rilasciato il parassitoide oofago Trissolcus japonicus, la ben nota vespa samurai, che a dispetto del nome è lungo meno di 1,5 mm, e che in Cina è considerato un efficace limitatore naturale di H. halys. Il Piemonte è infatti fra le Regioni del Nord Italia che hanno presentato richiesta ufficiale per la immissione in natura del parassitoide T. japonicus per la lotta biologica, nell'ambito del Programma nazionale, di contrasto alla cimice asiatica, di durata triennale, elaborato dal Settore Fitosanitario Nazionale in collaborazione con il CREA e le Regioni interessate che, previa autorizzazione finale del Ministero dell'Ambiente, dovrebbe partire quest’estate.

In Piemonte le attività sono state avviate già dall’inizio dell’anno con la raccolta di adulti svernanti di H. halys coinvolgendo la cittadinanza, che ha collaborato fattivamente segnalandone la presenza sul territorio. Per la moltiplicazione massale del parassitoide, in carico al DISAFA, è infatti necessario disporre di grandi quantitativi di uova della cimice su cui appunto farlo sviluppare. Il rilascio sarà poi effettuato in siti costituiti da aree con vegetazione non sottoposta a trattamenti antiparassitari, per evitare una elevata mortalità degli esemplari rilasciati. In Piemonte sono previsti 100 siti, individuati di concerto tra SFR, Agrion e DISAFA sulla base di parametri quali distribuzione e rilevanza delle colture più soggette a danni da cimice asiatica; livelli di popolazione rilevati con i monitoraggi condotti negli ultimi anni; rispondenza dei siti a specifici requisiti vegetazionali (presenza di piante su cui la cimice ovidepone, facilità di accesso e di campionamento, ecc.); facilità di dispersione e insediamento nell’area circostante. In ognuno dei 100 siti verranno effettuati due rilasci successivi, distanziati di almeno 20 giorni, di 100 femmine e 10 maschi di T. japonicus ciascuno.

Va peraltro sottolineato che questa operazione di contrasto alla cimice asiatica si configura come un intervento di lotta biologica di tipo inoculativo, tenendo conto che in alcune aree del Nord Italia, Piemonte compreso, T. japonicus così come Trissolcus mitsukurii sono già presenti e in fase di diffusione a seguito di introduzione accidentale, come segnalato a partire dal 2018/19. L’obiettivo è quindi accelerare l’incremento della popolazione di T. japonicus (che fortunatamente, come T. mitsukurii, può svolgere diverse generazioni all'anno) e la sua diffusione, affinché possa raggiungere livelli tali da tenere sotto controllo la cimice asiatica a partire dalle aree con vegetazione spontanea e/o non trattata, 

comunicato stampa

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