Due serate con la proiezione di tre film del regista Remo Schellino.
Si inizierà giovedì 24 marzo alle ore 21 con “Grazie al cielo” e “Così sia”.
Nella seconda serata, in programma per giovedì 31 marzo, sempre alle 21, sarà la volta del film “E il copione? Il copione dov’è? Dentro di noi. Il dramma è dentro di noi”.
Le serate saranno introdotte da Don Carlo Sebastiano Vallati. Le proiezione saranno presso il Cinema Lanteri in via Emanuele Filiberto a Cuneo.
L'iniziativa è organizzata dalla Diocesi di Cuneo con il Cinema Lanteri e il settimanale La Guida.
GRAZIE AL CIELO
Quella di Franco Dalmasso detto “Politica” è la storia di un uomo che ha fatto una scelta.
Da 1978 fino al 2019 ha trascorso la sua vita nei boschi di Cerati a Boves, nel cuneese. L’acqua alla sorgente e il fuoco perennemente acceso.
Senza corrente elettrica ma due piccoli pannelli solari per alimentare un telefono cellulare.
Si è sistemato da solo utilizzando solo l’esterno di una casa disabitata, il cortile, il portico e il balcone dove dormiva tutto l’anno. “Mi piaceva addormentarmi quando appena fa buio – afferma - e svegliarmi con il chiarore dell’alba e guardare il cielo”.
Un pacifista, uomo di montagna, militante politico negli anni ’70 e ’80.
Legge, si informa dei fatti del mondo tramite una radio alimentata a batterie sempre sintonizzata su Radio Popolare di Milano.
Franco tende a precisare “Non sono un guru, per nulla, non mi atteggio a maestro e come diceva Socrate- so di non sapere -ho ancora molte cose da imparare”.
Ho conosciuto Franco nel giugno 2012 e da allora siamo diventati grandi amici e i nostri incontri sono diventate lunghe chiacchierate e lunghe camminate nel bosco dove lui mi insegnava le varie proprietà curative di determinate erbe spontanee.
Si parlava di politica, del senso della vita, della morte e di come lottare per un mondo a dimensione di uomo.
Ho ascoltato e con poche domande ho cercato di scavare dentro all’animo umano lasciando affiorare i sentimenti veri di una vita.
Dal nostro girovagare tra gli alberi è nato il film “Grazie al cielo”.
Un progetto che oserei dire quasi una terapia quella della narrazione da parte di Franco e quella dell’ascolto da parte mia.
Una biografia di un uomo che sa trasmettere i grandi valori di una vita, esprimere una visione del mondo per nulla scontata.
COSI’ SIA
“Mentre fuori si fa, qui si prega. La peculiarità della clausura è la preghiera fatta sette volte al giorno. Si dice spesso che noi avremmo lasciato il mondo. Non è vero. Il mondo non si lascia, il mondo si porta all' interno di queste grate. Una ragazza che si consacra alla clausura lo fa proprio perché attratta da questo stile di vita, perché ad un certo punto della vita ha sentito questa chiamata. Non è chiesto di fare, ma di essere una presenza.”
Da “Clarisse” di Sergio Zavoli,1958
Il mondo delle suore di clausura, dove regna un’invidiabile serenità d' animo e una sorprendente calma, mi ha spinto a varcare la porta del Monastero di Vicoforte.
Volevo capire, farmi raccontare la scelta di una vita claustrale. Era l’aspetto psicologico che mi colpiva. Mi veniva spontaneo chiedermi la ragione della scelta di rinchiudersi nella preghiera e nell' isolamento fisico e spirituale.
Ho incontrato attraverso la grata sr. Elena Amata che ha voluto raccontarmi il proprio vissuto. Entrata in monastero a 27 anni. Elena racconta l’infanzia, la giovinezza, gli studi, il suo progetto di vita.
Sr. Elena Amata mai avrebbe immaginato di entrare in un monastero. Aveva tutti altri programmi: voleva diventare architetto, sposarsi, avere figli. Non pensava neppure che esistessero ancora le suore di clausura. Un giorno bussa alla porta del monastero e inizia un dialogo con le monache. Si ferma per un breve periodo nel quale sperimenta la forza della preghiera e poi ritorna alla vita di sempre. Dopo alcuni mesi decide di cambiare del tutto strada ed entrare in convento.
Così è stato, così sia.
“E IL COPIONE? IL COPIONE DOV’È? DENTRO DI NOI, SIGNORE. IL DRAMMA È DENTRO DI NOI”.
Trattare il tema della malattia mentale attraverso il documentario cinematografico non è impresa da poco, per la complessità che comporta e per la delicatezza delle storie coinvolte. Questo mio ultimo lavoro vuole essere uno strumento per comprendere e capire la malattia mentale al di là dei preconcetti e dei pregiudizi. A 40 anni dalla Legge 180 o Legge Basaglia che il 12 maggio 1978 decretava la fine e la chiusura dei manicomi o case di costrizione mi piace ricordare cosa diceva lo psichiatra Franco Basaglia: « Non è importante tanto il fatto che in futuro ci siano o meno manicomi e cliniche chiuse, è importante che noi adesso abbiamo provato che si può fare diversamente, ora sappiamo che c'è un altro modo di affrontare la questione; anche senza la costrizione. »
I protagonisti sono gli utenti del servizio psichiatrico dell’Asl Cn1 ospiti del Centro diurno di Ceva: uomini e donne fra i quaranta e i sessant'anni, persone che quotidianamente devono lottare per evitare di essere sopraffatti da una realtà parallela che non permette loro di godere a pieno ciò che il mondo reale offre. E’ il racconto di se stessi in forma biografica, i loro deliri, le stranezze, le composizioni poetiche, la voglia e il desiderio di esprimersi. L'obiettivo è di avvicinare il pubblico al tema e permettere, a chi usufruisce del mezzo cinematografico, di mettere in evidenza risorse creative, ma anche le qualità strettamente filmiche e poetiche. Unico set utilizzato è stato quello del Teatro Marenco di Ceva. Davanti allo specchio del camerino ogni utente del Centro lo vedremo in fase di vestizione e nell’intento di truccarsi in un personaggio che lui stesso ha scelto. In questo tempo dedicato ai preparativi, dietro le quinte di un ipotetico spettacolo, ognuno racconterà i sogni, le aspettative, le paure. In un secondo momento i personaggi saliranno sul palco nell’intento di provare parti dello spettacolo. In realtà saranno nient’altro che libere espressioni: canto, recitazione, interpretazione, dove agli occhi dello spettatore i protagonisti appariranno attori di un vero spettacolo. Il finale vedrà gli attori-pazienti salire sul palco del teatro e ponendosi uno di fianco all’altro, dandosi la mano, faranno l’inchino rituale di fine spettacolo, rivolgendo lo sguardo in direzione della platea vuota e senza pubblico. Il vero e unico spettacolo è quello nascosto, nel retroscena, quello della vita raccontata a se stessi riflessi in uno specchio.
Di seguito la dichiarazione dell’equipe del reparto Psichiatria dell’Asl Cn1
“Ringraziamo Remo Schellino per aver colto con rara sensibilità e capacità narrativa la normalità “parallela” nella quale tutti i giorni noi operatori cerchiamo di tradurre un interesse umanitario in capacità tecniche. Abbiamo imparato molto da questa esperienza che contiamo si possa ripetere per arricchire ulteriormente il nostro lavoro futuro”.
Francesco Risso, direttore
Raffaele Gozzi, medico
Monica Diana, coordinatrice












