Riceviamo e pubblichiamo
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Ho letto l'annuncio che, a Mondovì Piazza, "giustizia e cultura si scambieranno il posto"; e mi sono chiesto: dove, come e perché? Risposta: dopo l'approvazione di lavori per trasferire al primo piano dell'Antico Palazzo di Città in Piazza Maggiore gli uffici dei Giudici di Pace e dei Cancellieri in sostituzione delle attuali prestigiose sale riservate a esposizioni d'arte, di fotografia, di incontri culturali, e talora anche a location per matrimoni.
Da tempo, come per una consegna del silenzio, filtravano sul Palazzo mezze voci che io mi sforzavo di ritenere improbabili ma che ora, dopo mesi di quasi totale chiusura, sono sfociate in un annuncio che mi rattrista e che mi spinge ad esprimere un netto dissenso, sia pure con voce isolata e dissonante. Non comprendo infatti perché una sede così centrale, prestigiosa e ben utilizzata per promuovere cultura debba bruscamente mutare funzione senza avere in cambio certezze circa una giusta continuità altrove. Sono Importanti e fondamentali i giudici di pace e i cancellieri, mi dico: hanno attualmente sede nel vicino ex Tribunale; e se non risultasse più sufficiente, non dovrebbe essere difficile trovarne una diversa senza arrivare a "scambiare di posto cultura e giustizia.
La bella facciata dell'Antico Palazzo di Città (con tanto di campana civica, di orologio, di immagine della nostra Madonna, di antichi stemmi e di lungo ballatoio) è una componente imprescindibile della storia e dell'aspetto della scenografica Piazza Maggiore. Fino all'Ottocento, il Palazzo è stato Municipio e ha custodito - incatenato all'ingresso - il codice degli antichi Statuti. Poi, nei suoi tre piani, ha ospitato via via sezioni di scuola, l'ufficio delle Poste, la Biblioteca Civica, e infine tre ampie sale, più tre altre di supporto, molto utilizzate per esposizioni, incontri, piccoli concerti: un vero stimolo ad organizzarne di continuo (e la memoria va ad iniziative molto decorose e talora memorabili a cui vorrei augurare un seguito anche in futuro).
All'interno, sulle volte del primo piano, un bel soffitto a cassettoni e un ampio affresco celebrativo dell'Unità d'Italia, perfettamente al suo posto in un Palazzo di Città. Ai piani superiori è situato, tra l'altro, l'archivio storico ottimamente organizzato; e sulle pareti gli stemmi di tutto il Monregalese. Al pian terreno, da tempo ormai un'esposizione, visitatissima, di sorprendenti bastoni di prestigio a cura di un encomiabile generoso collezionista.
E ora? Quale destinazione altrettanto degna aspettarci per tutto questo? In quanto tempo e a quali costi? (Le cifre che sento ipotizzare sono tutt'altro che indifferenti, per apportare modifiche discutibili che un giorno magari il buon senso consiglierà di rimuovere. (Quanto all'atrio del vicino ex Tribunale destinato - si spera - a definitiva sede di Biblioteca, è stato, è vero, ben restaurato di recente, ma è appunto un atrio: bellissimo da contemplare, ma difficile da utilizzare per ampie mostre come quelle fin qui possibili in Palazzo di Città).
Su tutto ciò non ho sentito fin qui altre voci al riguardo, se non qualche mormorio;e un comunicato che dice: "in attesa del parere delle Sovrintendenza...". L'attendo anch'io, quel parere: con l'ansia tipica di un ultra ottuagenario qual sono, troppo innamorato della propria città. Ma se mi si dimostrerà perché e dove sbaglio, chiederò scusa e mi sottoporrò come tutti ad un volere superiore. Ma con invincibile rimpianto.
Ernesto Billò, Mondovì














