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Schegge di Luce | 14 gennaio 2024, 06:58

SCHEGGE DI LUCE / Pensieri sui Vangeli festivi di monsignor Giovanni Cesare Pagazzi

Commento al Vangelo del 14 gennaio, II Domenica del Tempo Ordinario

SCHEGGE DI LUCE / Pensieri sui Vangeli festivi di monsignor Giovanni Cesare Pagazzi

In quel tempo Giovanni stava con due dei suoi discepoli e, fissando lo sguardo su Gesù che passava, disse: «Ecco l’agnello di Dio!». E i suoi due discepoli, sentendolo parlare così, seguirono Gesù.

Gesù allora si voltò e, osservando che essi lo seguivano, disse loro: «Che cosa cercate?». Gli risposero: «Rabbì – che, tradotto, significa maestro –, dove dimori?». Disse loro: «Venite e vedrete». Andarono dunque e videro dove egli dimorava e quel giorno rimasero con lui; erano circa le quattro del pomeriggio.

Uno dei due che avevano udito le parole di Giovanni e lo avevano seguito, era Andrea, fratello di Simon Pietro. Egli incontrò per primo suo fratello Simone e gli disse: «Abbiamo trovato il Messia» – che si traduce Cristo – e lo condusse da Gesù. Fissando lo sguardo su di lui, Gesù disse: «Tu sei Simone, il figlio di Giovanni; sarai chiamato Cefa» – che significa Pietro (Gv 1,35-42).

  

Oggi, 14 gennaio, la Chiesa giunge alla II Domenica del Tempo Ordinario (Anno B, colore liturgico verde). 

A commentare il Vangelo della Santa Messa è monsignor Giovanni Cesare Pagazzi, segretario del Dicastero per la cultura e l’educazione, in Vaticano. 

Amore, vita, valori, spiritualità sono racchiusi nella sua riflessione per “Schegge di luce, pensieri sui Vangeli festivi”, una rubrica che vuole essere una tenera carezza per tutte le anime in questa valle di esilio. Pensieri e parole per accendere le ragioni della speranza che è in noi. 

Eccolo, il commento. 

Tra i modi con cui descriviamo situazioni particolarmente delicate e difficili di una vicenda personale o della società è quello di definirle “momenti di passaggio”. Quando qualcosa non funziona e non si intravedono soluzioni si dice che è una stagione di passaggio e quindi bisogna aspettare tempi migliori e più quieti, quando il “passaggio” è concluso e si approda alla quiete.

Ma esiste un tempo che non sia di “passaggio”? No. E ciò per l’ottima ragione che ogni tempo passa. Certo, l’adolescenza è un passaggio, ma anche la giovinezza, poiché passa nell’età adulta che a sua volta passa in quella anziana. Anche oggi è un tempo di passaggio, poiché questa giornata segna il passaggio tra ieri e domani. Non esiste attimo o esperienza della nostra vita che non sia di passaggio; anzi forse l’unica esperienza della nostra vita è proprio quella di “passare” da una situazione ad un’altra, da un giorno al successivo.

Nel Vangelo di oggi, Giovanni il Battista fissa lo sguardo su Gesù che “passa” di là. Una delle prime immagini che il Vangelo di Giovanni ci offre del Signore è quella di uno che passa. Quanto è consolante questa idea: se Dio è uno che sa “passare” significa che può essere mio reale e fedele compagno in ogni passaggio della mia vita, che – come tale – porta con sé sempre qualcosa di promettete, entusiasmante, ma anche di oscuro e pauroso.

La pagina di oggi ci invita, anche grazie a questo dettaglio, a vivere senza paura passaggi della nostra esistenza, il passaggio che è tutta la nostra vita, giacché Dio tiene e segna il ritmo e la direzione di questo percorso trasformante. Se fin dall’inizio non avessimo vissuto il primo passaggio non saremmo nemmeno nati. Al termine di ogni passaggio della vita – come se rappresentasse un allenamento – ci sarà il grande passaggio della morte. Anche il Figlio di Dio è passato per le sue strettoie paurose e ne è uscito; quindi conosce bene la strada. Non temiamo di vivere i passaggi che ogni giorno ci richiede e ogni tornante della vita esige, non blocchiamoci di fronte al transito che tempi, stagioni e luoghi ci domandano; rischieremmo di essere come fossili: apparentemente vivi, ma rinsecchiti e immobili. Del resto “Pasqua” significa proprio “Passaggio”, sicché risulta alquanto improbabile vivere da risorti se nemmeno si accettano i piccoli dolorosi e promettenti passaggi di ogni giorno.

Silvia Gullino

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