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Schegge di Luce | 18 febbraio 2024, 07:19

Schegge di luce: pensieri sui Vangeli festivi di don Claudio Berardi

Commento al Vangelo del 18 febbraio, I Domenica di Quaresima

Il Monte della Tentazione, che sovrasta il deserto della Giudea, è secondo la tradizione la montagna su cui Gesù venne tentato dal diavolo durante il suo digiuno di 40 giorni. Costruito sulla sua ripida parete rocciosa c’è il monastero greco-ortodosso della Tentazione di Gesù

Il Monte della Tentazione, che sovrasta il deserto della Giudea, è secondo la tradizione la montagna su cui Gesù venne tentato dal diavolo durante il suo digiuno di 40 giorni. Costruito sulla sua ripida parete rocciosa c’è il monastero greco-ortodosso della Tentazione di Gesù

In quel tempo, lo Spirito sospinse Gesù nel deserto e nel deserto rimase quaranta giorni, tentato da Satana. Stava con le bestie selvatiche e gli angeli lo servivano.

Dopo che Giovanni fu arrestato, Gesù andò nella Galilea, proclamando il vangelo di Dio, e diceva: «Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; convertitevi e credete nel Vangelo» (Mc 1,12-15).

Oggi, 18 febbraio, la Chiesa giunge alla I Domenica di Quaresima (Anno B, colore liturgico viola).

A commentare il Vangelo della Santa Messa è don Claudio Berardi, teologo e direttore Centro Studi Salus Hominis. Amore, vita, valori, spiritualità sono racchiusi nella sua riflessione per “Schegge di luce, pensieri sui Vangeli festivi”, una rubrica che vuole essere una tenera carezza per tutte le anime in questa valle di esilio. Pensieri e parole per accendere le ragioni della speranza che è in noi.

Eccolo, il commento.

L’opera salvifica di Gesù è incentrata sulla liberazione dell’uomo dalle tenebre del peccato. La sua missione nei confronti del peccato è chirurgica. Non si limita a perdonare i peccati, ma ne combatte alla radice l’origine, colui che è peccatore fin dal principio, il diavolo (1Gv 3,8).

L’attività esorcistica di Gesù, dal punto di vista biblico, non è accessoria, ma centrale: «E [Gesù] andò per tutta la Galilea, predicando nelle loro sinagoghe e scacciando i demoni» (Mc 1,39). Anche Pietro conferma che Gesù di Nazareth passava beneficando e risanando tutti coloro che stavano sotto il potere del diavolo (At 10,38).

Il Concilio Vaticano II (LG 35,48) ci ricorda che tutti siamo chiamati a vivere con speranza, ma «con una continua conversione e con la lotta “contro i dominatori di questo mondo tenebroso e contro gli spiriti maligni (Ef 6,12)” e “per questo ci sforziamo di essere in tutto graditi al Signore (2Cor 5,9) e indossiamo l’armatura di Dio per poter star saldi contro gli agguati del diavolo” (Ef 6,11-13)».

Per questa missione lo Spirito Santo condusse Gesù nel deserto per essere tentato dal diavolo, ma Egli non andò a combattere le persone, non organizzò una protesta dei poveri contro i ricchi, dei fedeli contro i farisei. Il combattimento va alla radice del male, affronta il tentatore a favore nostro.

Non è un combattimento manicheo con “l’ombra” junghiana o il “diabolico” freudiano in noi. In Gesù, che è il Verbo di Dio fatto carne, non vi è peccato, ma il vincitore del peccato. Per questo Gesù ha combattuto contro il male, che non trovò in se stesso, ma nel Maligno, angelo decaduto, creato buono, diventato malvagio per libera scelta.

Il tentatore è “esterno” all’uomo, ma la responsabilità è sempre di chi commette il peccato. Nel nostro combattimento spirituale Gesù ci offre il suo aiuto, per i suoi meriti acquisiti nel deserto e sommamente nell’offerta della sua vita sulla croce.

È bene ricordarsi che chi è tentato dal demonio è gradito a Dio, il progresso infatti avviene attraverso la vittoria sulla tentazione. Ma vigiliamo su noi stessi, perché anche la vittoria sui vizi genera la superbia del cuore. Meditiamo quindi sulla nostra debolezza e non vantiamoci delle vittorie, ma coltiviamo una fede umile unita alla preghiera.


Silvia Gullino

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