“Bodoni, tipografo d’Europa” il libro di Giancarla Bertero sul geniale artigiano di Saluzzo (Fusta editore) sarà presentato martedì 3 dicembre alle 17 al Monastero della Stella di piazzetta Trinità, a Saluzzo.
Il volume è una biografia del "re dei tipografi, tipografo dei re" fatta da “mani saluzzesi” che ne mette in luce la saluzzesità a partire dall’atto di nasccita, all’apprendistato nella bottega di famiglia, all’amore per l’ex vapitale del Marchesato. il volume, che è già in libreria, porta inoltre il lettore nella «eredità bodoniana», intesa sia come produzione libraria di qualità donata al Comune di Saluzzo e di materiale tipografico ora conservato al museo bodoniano di Parma, che come patrimonio a cui attinge ancora, a piene mani , la grafica contemporanea e il linguaggio pubblicitario.
"Quando l’editore Paolo Fusta mi propose di scrivere un libro su Bodoni mi chiesi se la cosa avesse senso - commenta Giancarla Bertero funzionaria in pensione del Comune, già direttrice della biblioteca civica e responsabile dei fondi storici - dopo le molte recenti monografie sull’argomento edite a Parma, ovvero nella città in cui il Tipografo operò tutta la vita. Forse si, considerando che è stato finora poco indagato il contesto famigliare e cittadino in cui Giambattista nacque e apprese i primi rudimenti dell’arte.
Suo nonno giunse a Saluzzo da Asti nel 1697 come lavorante nella tipografia di Nicolò Valauri, successivamente ereditata avendo sposato la figlia del titolare. Suo figlio Francesco Agostino oltre a Giambattista, nato nel 1740, ebbe due altri figli tipografi, il primo dei quali, Giovanni Domenico, continuò l’attività di famiglia e il più giovane Giuseppe lavorò a Parma per molti anni come responsabile della fonderia dei caratteri, ma all’occorrenza era anche compositore. Dal matrimonio di una sorella di Giambattista, Benedetta, col saviglianese Angelo Lobetti, soldato nel Reggimento di Cavalleria Piemonte Reale, nacque nel 1770 Francesco Domenico, che diede continuità all’azienda saluzzese, operante in città fino al 1926.
All’Esposizione della provincia di Cuneo del 1874 - continua l'autrice - fu premiata come stabilimento industriale modello e nel 1900 partecipò all’Esposizione Universale di Parigi. Anche Giambattista partecipò all’Esposizione Universale nella capitale francese nel 1806, vincendo la concorrenza dei tipografi Didot; fu ammirato da Napoleone e dal re di Napoli Gioachino Murat.
Nell’edificio all’angolo tra le attuali via Mazzini e piazza Cavour, in Saluzzo, ora sede del Banco BPM, si producevano libri di qualità e soprattutto modulistica a servizio delle amministrazioni pubbliche di tutta Italia e del commercio. Un esponente dei Lobetti Bodoni, Alberto, nel 1903 fu chiamato a Milano a dirigere la fabbrica di caratteri Urania e tra il 1911 e il 1930 divenne amministratore delegato dell’azienda torinese Nebiolo, leader nella fabbricazione di caratteri e macchine da stampa, esportati in tutto il mondo".
Giambattista ricordava spesso la sua città natale - afferma Giancarla Bertero - con doni di libri, lettere in grande formato stampate con carattere papale indirizzate agli amministratori e infine, su suggerimento dello zio prete che viveva a Roma, con il dono delle sue edizioni, pervenute nel 1814 per disposizione testamentaria del tipografo e arricchite negli anni di nuove acquisizioni, come quelle volute dal bibliotecario Gesualdo Rocca nel 1955 nell’intento costituire una collezione completa.
"La città ricambiò ampiamente l’affetto del suo celebre figlio, accogliendolo trionfalmente in una tappa del suo viaggio in Piemonte nel maggio 1798, nella costruzione della grande libreria per accogliere i suoi testi, disegnata da Michele Borda, architetto di S.M. Carlo Felice per la reggia di Agliè e realizzata dal falegname Francesco Grandis. Non ultimo l’impegno finanziario del Comune nella raccolta fondi per la costruzione del monumento e per i grandiosi festeggiamenti avvenuti durante la sua inaugurazione nell’ottobre 1872. Promotore della raccolta fondi fu l’editore torinese Giuseppe Pomba, che si rivolse in primo luogo ai 7000 tipografi italiani, per i quali Bodoni era come San Giuseppe per i falegnami, progettando di innalzare la statua a Torino nella piazza a lui dedicata, ma la decisa presa di posizione del Consiglio Comunale saluzzese e la campagna di stampa portata avanti da Nicolò Tommaseo e dal sacerdote Jacopo Bernardi, un esule veneto che viveva a Pinerolo fecero si che il monumento, opera di Gabriele Ambrogio, allievo di Vicenzo Vela all’Accademia Albertina, fosse eretto a Saluzzo".
Il libro percorre l’itinerario bodoniano con successi, difficoltà, riconoscimenti ufficiali e soprattutto con grande impegno e fatica nell’intento di riportare l’arte tipografica decaduta ai fasti dei tipografi rinascimentali come Aldo Manuzio e i Giunti.
Completa l’opera una rassegna sintetica dei ridisegni dei caratteri Bodoni nel corso del Novecento e sino al nostri giorni che hanno visto la rivoluzione digitale.
Alla presentazione del libro, martedì al Monastero della Stella, prima pubblicazione di Fusta editore sul tema di "lavoro e stampe" interverranno il sindaco di Saluzzo Franco Demaria; Grado Merlo, professore emerito dell’Università statale di Milano sul tema “Seguendo l’itinerario di un artigiano geniale” e Chiara De Macchi, progettistagrafico, su “Uomini di carattere: i type designers piemontesi del ‘900 e l’eredità bodoniana dal piombo alla rete”.
La presentazione è ad ingresso libero.