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Schegge di Luce | 04 maggio 2025, 07:40

Schegge di luce: pensieri sui Vangeli festivi di don Luigi Maria Epicoco

Commento al Vangelo del 4 maggio 2025, III Domenica di Pasqua

In foto la statua di san Pietro in Vaticano

In foto la statua di san Pietro in Vaticano

In quel tempo, Gesù si manifestò di nuovo ai discepoli sul mare di Tiberìade. E si manifestò così: si trovavano insieme Simon Pietro, Tommaso detto Dìdimo, Natanaèle di Cana di Galilea, i figli di Zebedèo e altri due discepoli. Disse loro Simon Pietro: «Io vado a pescare». Gli dissero: «Veniamo anche noi con te». Allora uscirono e salirono sulla barca; ma quella notte non presero nulla.

Quando già era l’alba, Gesù stette sulla riva, ma i discepoli non si erano accorti che era Gesù. Gesù disse loro: «Figlioli, non avete nulla da mangiare?». Gli risposero: «No». Allora egli disse loro: «Gettate la rete dalla parte destra della barca e troverete». La gettarono e non riuscivano più a tirarla su per la grande quantità di pesci. Allora quel discepolo che Gesù amava disse a Pietro: «È il Signore!». Simon Pietro, appena udì che era il Signore, si strinse la veste attorno ai fianchi, perché era svestito, e si gettò in mare. Gli altri discepoli invece vennero con la barca, trascinando la rete piena di pesci: non erano infatti lontani da terra se non un centinaio di metri.

Appena scesi a terra, videro un fuoco di brace con del pesce sopra, e del pane. Disse loro Gesù: «Portate un po’ del pesce che avete preso ora». Allora Simon Pietro salì nella barca e trasse a terra la rete piena di centocinquantatré grossi pesci. E benché fossero tanti, la rete non si squarciò. Gesù disse loro: «Venite a mangiare». E nessuno dei discepoli osava domandargli: «Chi sei?», perché sapevano bene che era il Signore. Gesù si avvicinò, prese il pane e lo diede loro, e così pure il pesce. Era la terza volta che Gesù si manifestava ai discepoli, dopo essere risorto dai morti.

Quand’ebbero mangiato, Gesù disse a Simon Pietro: «Simone, figlio di Giovanni, mi ami più di costoro?». Gli rispose: «Certo, Signore, tu lo sai che ti voglio bene». Gli disse: «Pasci i miei agnelli». Gli disse di nuovo, per la seconda volta: «Simone, figlio di Giovanni, mi ami?». Gli rispose: «Certo, Signore, tu lo sai che ti voglio bene». Gli disse: «Pascola le mie pecore». Gli disse per la terza volta: «Simone, figlio di Giovanni, mi vuoi bene?». Pietro rimase addolorato che per la terza volta gli domandasse: «Mi vuoi bene?», e gli disse: «Signore, tu conosci tutto; tu sai che ti voglio bene». Gli rispose Gesù: «Pasci le mie pecore. In verità, in verità io ti dico: quando eri più giovane ti vestivi da solo e andavi dove volevi; ma quando sarai vecchio tenderai le tue mani, e un altro ti vestirà e ti porterà dove tu non vuoi». Questo disse per indicare con quale morte egli avrebbe glorificato Dio. E, detto questo, aggiunse: «Seguimi» (Gv 21,1-19).

 

Oggi, 4 maggio 2025, la Chiesa giunge alla III Domenica di Pasqua (Anno C, colore liturgico bianco).

A commentare il Vangelo della Santa Messa è don Luigi Maria Epicoco, docente incaricato di antropologia filosofica alla Pontificia Accademia Alfonsiana e alla Pontificia Facoltà Teologica Teresianum.

Amore, vita, valori, spiritualità sono racchiusi nella sua riflessione per “Schegge di luce, pensieri sui Vangeli festivi”, una rubrica che vuole essere una tenera carezza per tutte le anime in questa valle di esilio. Pensieri e parole per accendere le ragioni della speranza che è in noi.

Eccolo, il commento.

Forse sarà capitato a ciascuno di noi dopo un’esperienza triste, dopo aver passato magari una lunga prova, che magari abbiamo anche risolto il problema, ma poi accovacciata alla porta della nostra vita troviamo la depressione cioè troviamo quell’esperienza triste di sentirci completamente svuotati di aver perso il senso delle cose che facciamo.

Questo è forse il racconto del vangelo di questa terza domenica di Pasqua. Pietro torna a pescare, ma non è semplicemente un tornare al lavoro di prima è quasi un tornare a pescare in un atteggiamento di depressione e la depressione non soltanto è una cosa triste è una cosa molto contagiosa, perché tutti gli altri discepoli lo seguono. E dentro questo tornare alla quotidianità però svuotati ormai dall’assenza di Gesù anche se l’hanno sperimentato risorto, Gesù li va a prendere, li va di nuovo a pescare lui, li va di nuovo a salvare da questo atteggiamento di tristezza, di depressione.

Ed è lì sulla riva di questo lago che viene raccontata l’apparizione di Gesù risorto, Giovanni con l’amore intuisce immediatamente che quello sconosciuto sulla riva del mare non è semplicemente uno sconosciuto qualunque, ma è Gesù, è il Signore e Pietro con tutta la sua audacia si butta in mare e lo raggiunge e il Vangelo registra uno dei dialoghi forse più belli e più intensi del vangelo di Giovanni. Per tre volte Gesù domanda a Pietro se lo ama e Pietro per tre volte, tra virgolette, è costretto a rispondere quasi a patteggiare i conti, perché per tre volte lo aveva rinnegato e per tre volte Pietro adesso gli dice che gli vuole bene.

Però Pietro non è più uno sprovveduto non è più semplicemente un entusiasta, non è più uno che dice ti amo senza sapere invece quanto è faticoso l’amore, perché a volte l’amore vero passa attraverso il tradimento così come è stato per lui. Forse trent’anni dopo Pietro capirà il peso di quell’amore quando dovrà dare la vita per Gesù, quando si troverà davanti a quel bivio se scegliere di salvare la propria vita o morire. Invece per non rinnegare Gesù e 30 anni dopo capirà le profondità dell’amore. Quando si ama si è disposti a morire per ciò che si ama, ma questa è una lezione che non si impara in un giorno, forse ci vuole un’intera vita per maturare un amore così.

La buona notizia è che Gesù ci viene a pescare dal fondo della nostra tristezza, la notizia forse un po’ più faticosa è che non ci pesca semplicemente per darci un entusiasmo, ma per darci una direzione che ci porta verso una morte, ma non è una morte qualunque è un morire a noi stessi per vivere per qualcosa per cui vale la pena.

Se noi non abbiamo qualcosa per cui vale la pena morire, significa che non abbiamo una cosa per cui vale la pena vivere. Questo è forse il significato del cammino di Pietro, di questo Pietro ripescato.

Silvia Gullino

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