Parto proprio da una frase pronunciata durante l’assemblea di Confindustria Cuneo dal presidente della Regione Piemonte Alberto Cirio, ben prima dell’intervento di Angelo Gaja che ha monopolizzato i giornali locali negli ultimi giorni: «Se porti un problema e non hai una soluzione, fai anche tu parte del problema».
Angelo Gaja lo considero un amico, una persona di grande valore, prima che un personaggio, che ho avuto la fortuna di frequentare per un po’ negli anni scorsi perché con il fotografo Bruno Murialdo e con l’editore Claudio Rosso ho realizzato un docufilm sulla sua vita, sulla vita dell’artigiano Della Zolla divenuto uno dei più grandi e influenti produttori di vino del mondo. Un docufilm in cui traspaiono in primis la grande umanità di Angelo, ma anche la sua capacità di leggere i tempi, di viaggiare sempre 10 anni in anticipo. Un docufilm che al momento rimane in un cassetto per scelta di Angelo e che meriterebbe ben altri palcoscenici perché da un personaggio come Gaja si può solo imparare, soprattutto possono imparare i giovani.Imparare anche a non dargli sempre ragione perché gli amici non danno sempre ragione.
Sicuramente Angelo non ha ragione quando dice che per entrare a Vinum in strade e piazze serva un biglietto di ingresso o che nessuno paghi la Tosap, la tassa per l’occupazione di suolo pubblico che l’Ente Fiera di Alba paga al comune di Alba che detiene il marchio di Vinum e della Fiera internazionale del Tartufo bianco d’Alba. In pratica oggi Vinum e la Fiera sono gestiti da privati, non oberati dalla burocrazia folle che attanaglia gli enti pubblici, ma i marchi a cui fanno riferimento e il terreno su cui si posano sono di proprietà interamente pubblica. Ritengo sia un sistema estremamente virtuoso che funziona perché lascia i privati che sono poi l’Aca e la giostra delle cento torri, quindi i commercianti di Alba e i borghi cittadini, liberi di operare e innovare e tutela al contempo la città di Alba che mantiene ben saldo il timone e che potrebbe anche dare in gestione ad altri l’organizzazione di Vinum e della Fiera. Carlo Bo e l’assessore Emanuele Bolla furono molto criticati, ma il sistema funziona ed è stato preso d’esempio da molte altre municipalità su cui insistono Fiere importanti e la nuova amministrazione al momento sembra non voler mettere mano.
In nessuna piazza di Vinum è necessario pagare per entrare, si acquista un carnet per chi vuole degustare vini, tutti gli altri possono girare liberamente e fare i turisti con lo zainetto e i panini pronti a instagrammare ogni cosa. Quindi meno male che ci sono le degustazioni, o no? Su questo Angelo ha fatto confusione ed è stato mal informato, bastava fare un telefonata, il mio numero ce l’ha, per evitare uno scivolone.
Venendo all’overtourism, Vinum è un evento di popolo in occasione delle festività della Liberazione e del Primo Maggio, rivolto ai giovani che porta migliaia di persone in città. Non può essere un evento elitario, era nato come fiera dei vini di Pasqua. Sono sette giorni l’anno che la città di Alba può sopportare e sopporta direi molto bene in tre piazze solitamente già molto affollate. Alle 20 Vinum finisce, liberi tutti, tutti al ristorante a mangiare piatti a 20 euro e sorseggiare Baroli a 10 euro al bicchiere, meglio di così.
Molto più interessante mi è sembrata la battaglia dell’altro grande patriarca Bruno Ceretto per rendere Alba città “Prosecco free”, senza Prosecco. Il problema, insomma, non credo sia Vinum, il problema potrebbero essere gli altri 358 giorni dell’anno. Non basta allora dire che i turisti sono troppi, che sono localizzati in pochi siti, se poi non si propongono delle soluzioni. Centinaia di famiglie, tra cui la stessa famiglia Gaja, hanno investito nel turismo, nell’ospitalità, possiamo loro dire che bisogna rallentare? Che dopo aver cercato di portare sulle nostre colline, dove un tempo era difficile far arrivare persino i Milanesi, turisti da ogni parte del mondo, financo dall’Australia, che è ora di fermarsi? Di rallentare?
Secondo me non è così. Questo è il momento di rilanciare, di capire che turismo vogliamo, tutti insieme, uniti per fare in modo che Alba, le Langhe e il Roero non diventino Roma, Barcellona o Venezia dove la convivenza tra residenti e turisti è diventata impossibile. Non basta, insomma, lanciare la pietra, caro Angelo, una volta l’anno, tornare a produrre il miglior vino del Mondo e poi tornare a lanciare strali dopo 12 mesi. E qui mi rivolgo direttamente a te Angelo: scendi dalla torre o meglio dal castello di Barbaresco nella TUA Alba, nella NOSTRA Alba, fatti promotore di azioni concrete, incontra i vertici del turismo locali, dell’Ente Fiera, il comune. La tua visione serve, la tua lungimiranza ancora di più, canalizziamo questa energia verso strategie che possano portarci tra 10 o 15 anni a essere un punto di riferimento a livello mondiale (che già per molti versi siamo), nel turismo. Diversamente si rimane solamente parte del problema. Il mio numero ce l’hai, con grande stima e affetto.