"Riproponiamo a seguire uno degli articoli più letti della settimana. Prima uscita mercoledì 27 agosto.
***
Il vino piemontese guarda con preoccupazione agli Stati Uniti, primo mercato extraeuropeo per molte denominazioni locali. Dopo settimane di trattative, l’Unione europea e Washington hanno raggiunto un accordo che introduce un nuovo regime tariffario con un tetto massimo del 15% per la maggior parte delle esportazioni europee. Sono stati esclusi dal provvedimento alcuni comparti strategici, come gli aeromobili e i farmaci, ma nessuna apertura è arrivata per vino, birra e liquori.
A spiegare le difficoltà del comparto è Claudio Conterno, presidente della CIA Cuneo, che non nasconde la sua amarezza: “Ci troviamo in un clima di grande confusione: sembra che altri settori siano stati tutelati, mentre l’agroalimentare e in particolare il vino siano stati messi in secondo piano. È una sensazione di essere stati sacrificati per altri interessi industriali”.
Sul fronte agronomico, Conterno richiama l’urgenza di un cambio di mentalità: “Le estati sono sempre più calde e i cicli produttivi sfasati: in queste condizioni non possiamo pensare di rispettare vecchie abitudini. Parlare di raccolta del Moscato o dei bianchi a settembre è fuori tempo massimo: si rischia di compromettere la freschezza e la qualità di vini che vivono proprio sulla loro immediatezza aromatica. È un esempio che dimostra come il settore debba sapersi adattare, anche a costo di sacrificare organizzazione e vacanze, perché i ritmi della viticoltura oggi sono imposti dai cambiamenti climatici”.
Conterno evidenzia anche la necessità di una comunicazione più trasparente e coordinata sulle politiche di contenimento delle rese e sulla distillazione: “Negli ultimi mesi si sono moltiplicate ipotesi e riunioni senza arrivare a decisioni chiare. La riduzione delle rese e la distillazione di crisi non possono essere gestite con incertezze: così facendo non si toglie un litro di vino dal mercato”.
Accanto alle questioni produttive, pesa anche il tema della comunicazione pubblica del vino. “Il vino non può essere trattato come un pericolo per la salute, quando rappresenta una cultura e un patrimonio. Certo, va consumato con responsabilità, ma demonizzarlo non fa altro che danneggiare un settore già in difficoltà. Servirebbe una voce unitaria e autorevole che comunichi in maniera chiara e positiva il valore del vino, in Italia e nel mondo”.
Il presidente della CIA Cuneo richiama inoltre la necessità di scelte radicali: “Se la produzione supera le reali possibilità del mercato, occorre intervenire subito. Continuare a rimandare significa aggravare il problema. In altri territori si prendono decisioni rapide, senza esitazioni. Dobbiamo imparare a farlo”.
Conterno non nega che la situazione sia delicata, soprattutto per i piccoli produttori: “Le grandi cantine hanno più strumenti per difendersi, mentre chi lavora in proprio rischia davvero di non farcela. Per questo servono regole chiare e interventi immediati, senza lasciare spazio a normative confuse e contraddittorie”.
Il messaggio finale è di responsabilità e di lungimiranza: “Abbiamo bisogno di guardare al futuro, di pensare non solo all’annata ma ai prossimi cinque o dieci anni. Bisogna puntare sulla ricerca, sull’innovazione e su una comunicazione corretta. Solo così il vino piemontese potrà difendere la sua qualità e restare competitivo anche in un contesto internazionale sempre più complesso”.













