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In Breve

| 04 gennaio 2012, 08:23

CONTROCOPERTINA. “L'Epifania tutte le feste se le porta via”. Purtroppo. Per fortuna

Con la Befana se ne va il periodo più festaiolo dell'anno

CONTROCOPERTINA. “L'Epifania tutte le feste se le porta via”. Purtroppo. Per fortuna

“L' Epifania tutte le feste se le porta via”. Purtroppo. Per fortuna.

Dopo un overdose di cibo, dolci, calorie, parenti, amici, ore piccole, tanti auguri fatti, tanti auguri ricevuti, (finalmente) si torna alla normalità. Non prima, però, dell'ultimo scampolo di festicciola. L'Epifania, per l'appunto. Una festa, in realtà, un po' raffazzonata. Non ha la grandeur del Natale: piccoli pensierini che si sostituiscono ai regali natalizi e che spesso e volentieri si tratta di dolcetti, gli unici che si riescono a infilare dentro una calza. Una festa che è stata anche declassata nel calendario per un certo periodo di tempo. Dal suo giorno fisso del 6 gennaio fu infatti trasferita alla domenica successiva nel 1977, per essere poi ripristinata all'antica data originaria nel 1986 grazie all'on. Giulio Andreotti il quale, da buon romano era affezionato a questa festività molto sentita soprattutto nel centro Italia.

Come per Natale sta a Gesù Bambino, così la Befana sta ai Re Magi, che sarebbero giunti al cospetto del bambino proprio il 6 gennaio. E quindi la festa profana e quella sacra. Attingendo al mio personale libro dei ricordi, i Re Magi che arrivavano in ritardo mi davano sui nervi. Molto meglio la Befana che era sempre puntuale per il 6/01 – a parte nel periodo dal '77 all'86. Però i regali che portava erano sempre un po' una delusione. Con la scusa che appunto dovevano stare dentro ad una calza era sempre un po' miseri e si trattava per lo più di dolciumi, per i quali non sono mai andata particolarmente matta. Il massimo della delusione era rappresentata dai “cofanettisperlari” che andavano tantissimo di moda nei primi anni settanta. Per un bambino riceversi uno scatolino con caramelle dal gusto dolciastro ed indefinito (nonostante la carta che le ricopriva fosse diversa per ogni caramella, il gusto era sempre lo stesso) invece di un giochino, è sempre un piccolo trauma. Invece il regalo più bello che la Befana mi ha portato è stato il “Manuale delle Giovani Marmotte” nel 1970. Dopo essermi immedesimata centinaia di volte nei fumetti con Qui Quo Qua nei panni delle marmotte, il sogno si tramutava in realtà.

Da noi la festa della Befana però non è così sentita come in altre parti d'Italia. Per capire e respirare la vera festa bisogna spingersi fino a Roma, nel vero regno della vecchia: piazza Navona. Qui ogni dicembre viene allestito il tipico villaggetto natalizio, ma dedicato alla Befana. Banchetti di dolci e giocattoli dedicati sopratutto ai più piccini: caramelle, il carbone dolce, cioccolate, ciambelle, bastoncini zuccherati, oltre a pupazzi effigianti la befana, alcuni dei quali veramente terribili. Ma è innegabile che il 6 gennaio non trasmetta lo stesso pathos del 25 dicembre. Non c'è la medesima attesa, non c'è la stessa emozione.

La Befana poi ha anche un'immagine abbastanza inquietante. In alcuni casi è raffigurata come una donna veramente brutta, dall'aspetto anche maligno. Non si capisce se sia una figura positiva o negativa. Non ha l'aria pacioccosa di un Babbo Natale, sembra di più a una vecchia zia inacidita, di quelle che non ti osi neanche chiederle come sta. Insomma, è una che può anche fare paura.

Forse sarà per questo che da bambina mi sforzavo di sorridere alle vecchie più brutte che incontravo per la strada nel periodo post- natalizio. Chissà, forse una di queste era proprio la Befana che si stava studiando i percorsi da fare il 6 gennaio, e che avrebbe potuto ricordarsi di una bimbetta bionda e simpatica alla quale avrebbe portato non uno di quei tristi cofanetti di caramelle ma un bel libro o un bel giochino.



Monica Bruna

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