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Ambiente e Natura | 01 novembre 2018, 12:45

Chiude la Grotta di Rio Martino a Crissolo, per tutelare il... “sonno” dei pipistrelli

Tornerà accessibile, come di consueto, il 31 marzo del prossimo anno

La sala della cascata del Pissai

La sala della cascata del Pissai

Chiudono proprio oggi, giovedì 1 novembre, i cancelli della grotta di Rio Martino, a Crissolo.

Il sito speleologico, riconosciuto di Interesse comunitario riconosciuto, per l’appunto, dalla Commissione europea, sarà inaccessibile sino al 31 marzo del prossimo anno.

Una norma di certo non nuova, dal momento che viene riproposta ogni anno, per garantire e tutelare il periodo di letargo delle colonie di pipistrelli presenti all’interno della grotta, che ricade all’interno della riserva naturale del Parco del Monviso.

La presenza umana – spiegano i tecnici del Parco - potrebbe costituire un disturbo così grave da provocare il risveglio anticipato degli animali dal letargo, circostanza che potrebbe essere addirittura fatale.

La grotta possiede infatti un elevato valore ecologico, poiché ospita al suo interno una rara fauna che la utilizza per svernare. Qui è possibile incontrare numerosi invertebrati e almeno sette diverse specie di chirotteri la utilizzano per il letargo invernale: tra le varie specie di pipistrelli, la più numerosa è il Barbastello, specie tipica degli ambienti forestali maturi, con circa 200 individui ma sono state osservate anche decine di altri esemplari tra Vespertilio smarginato, Vespertilio maggiore e Pipistrellus sp”.

L’area speleologica sorge a 1530 metri di altitudine, sulle pendici di Rocca Granè, ed è suddivisa in due rami: il primo, di facile accesso grazie ad una serie di passerelle, lungo 530 e che conduce alla “sala della cascata del Pissai”, spettacolare per la sua altezza, di oltre 40 metri.

Da qui parte poi il ramo superiore, 300 metri d sviluppo, accessibile soltanto a chi abbia dimestichezza e conoscenza delle tecniche speleologiche.

Ricca di concrezioni calcaree, questa cavità ipogea si è formata per l’azione erosiva delle acque dei torrenti subglaciali raccolte in fondo ai crepacci del grande ghiacciaio che ha formato la Valle del Po.

Complessivamente è lunga 3.200 metri, costellati di sale, pozzi, e gallerie.

Nicolò Bertola

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