L’annuncio è arrivato a margine dei lavori del Consiglio dell’Unione dei Comuni del Monviso.
A termine della seduta, il presidente dell’Ente (e sindaco di Paesana) Mario Anselmo, nelle sue mai scontate comunicazioni, è tornato sul tema dei migranti e della loro accoglienza.
“Vi parlo – ha detto Anselmo ai consiglieri - a distanza di poche ore dal vertice che c’è stato questa mattina in Prefettura a Cuneo. Il prefetto ha chiamato a raccolta tutti i presidenti delle Unioni e dei consorzi socio-assistenziali per il problema dell’afflusso di cittadini stranieri, anche a seguito di ulteriori sbarchi”.
La partecipazione all’incontro è stata numerosa e nell’incontro è emersa in modo chiaro la linea che l’ufficio territoriale del Governo intende seguire a partire già dalle prossime settimane.
“Attualmente la provincia di Cuneo ospita 2000 migranti, suddivisi in una sessantina di comuni ed in 55 strutture: se passasse l’idea del Governo, vale a dire 3 profughi ogni 1000 abitanti, arriveremmo a 1800, e quindi saremmo già di 200 unità al di sopra della soglia”.
Ma dal momento che la proposta del ministro Alfano non è ancora in alcun modo applicata, il prefetto Giovanni Russo ha invitato caldamente i presidenti di Unioni e consorzi a sensibilizzare i Comuni affinché incomincino “a ragionare seriamente – ha detto il sindaco di Paesana - su una problematica che non è di facile soluzione e che è anche di difficile lettura”.
All’incontro svoltosi in mattinata è poi seguito quello, nel pomeriggio, con le sette sorelle della Granda: Alba, Bra, Cuneo, Fossano, Mondovì, Saluzzo e Savigliano.
Entro la fine del mese, stando a quanto illustrato ieri sera in Unione del Monviso, gli amministratori del territorio dovranno far giungere quelle che sono eventuali proposte o strategie, singole comune per comune, per far fronte all’accoglienza migranti.
“I tempi stringono – ha detto Anselmo – e ci viene propinato il discorso che sono migranti in attesa del riconoscimento di status di rifugiato. Secondo il prefetto chi non sarà riconosciuto verrà mandato a casa, ma su questo punto ognuno può farsi la propria idea: sappiamo bene che in queste frangenti la nostra nazione manda a casa soltanto qualcuno.
In più, ci troviamo in questa situazione in cui noi ospitiamo, ma è impossibile pensare che si possa offrire lavoro a questi ragazzi, anzi, possono essere oggetti addirittura a sfruttamento. Si possono fare delle convenzioni, questo sì, ma alla base i ragazzi devono imparare italiano, senza contare che se si fanno male c’è poi il problema di natura assicurativa”.
“Sappiate - ha detto senza fronzoli il presidente - che nella situazione di estremo bisogno partiranno delle ordinanze. Per questo bisogna creare un tavolo di concertazione, dove gli Enti del territorio possano concordare una strategia, tenuto conto anche delle realtà che si vivono e di un contesto in cui si consideri l’ente così come è configurato, per attuare sul territorio una distribuzione omogenea.
Il percorso però è questo”.
Ora la “palla” passa ai Comuni, al quale Anselmo ha chiesto di fare in fretta: “ci troveremo prossimamente perché devo raccogliere vostre decisioni e portarle al prefetto”.