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Attualità | 08 luglio 2020, 17:00

Migranti della frutta di Saluzzo, perentorio il ministro Bellanova: “Gestione in capo a Regione e Prefettura. Inaccettabile lo scaricabarile”

Posizione molto chiara e ferma: “Mi attiverò insieme al ministro dell’Interno perché non può esistere che ci siano livelli istituzionali che non utilizzano fino in fondo gli strumenti che hanno a disposizione. Non condivido l’atteggiamento di non farsi carico delle azioni che attengono alle funzioni istituzionali. Un conto è la propaganda, ma le Istituzioni devono far applicare le norme”

L'intervento del ministro Bellanova ad "Agorà estate"

L'intervento del ministro Bellanova ad "Agorà estate"

Le telecamere Rai tornano a Saluzzo.

Stamane, durante il programma TV “Agorà estate” un servizio girato in città ha raccontato “una notte con i raccoglitori di pesche che aspettano un contratto”.

L’apertura è affidata alle parole di Mauro Rolando: “Se non fosse per i lavoratori che vengono dall’Africa o dall’Est Europa, la frutta starebbe tutta sulle piante”.

La storia narrata, è sempre la stessa. I flussi incontrollati di migranti della frutta che in estate convergono a Saluzzo attratti dall’impiego generato da uno dei più importanti distretti della frutticoltura. Le immagini sono tutte centrate sul parco Gullino, il “parco di Villa Aliberti”. Vuoto, dopo l’operazione coordinata dalla Questura di giovedì scorso.

A parlare è Virginia Sabbatini, responsabile del progetto Presidio della Caritas di Saluzzo.

Intervistati, senza esser mostrati in volto, alcuni migranti della frutta che, dopo il trasferimento di giovedì scorso in comuni limitrofi, sono tornati a Saluzzo. Lo sfondo inquadrato dalle telecamere è sempre quello del parco Gullino.

Intervistato dalla troupe Rai, Mauro Calderoni è tornato a ribadire quanto ormai è noto: il dormitorio pubblico del Foro Boario, il Pas, e i luoghi di accoglienza, quest’anno non aprono, a causa dell’emergenza Covid-19, “in attesa dei pareri delle autorità competenti”.

Nel servizio, spazio anche a Lagnasco, dove “sono stati portati alcuni dei ragazzi del parco di villa Aliberti. Dovevano essere sistemati in container, ma ne sono arrivati troppi, facendo saltare le norme di distanziamento”.

Il problema – spiega Sabbatini – è chi si assume le responsabilità di queste accoglienze. Perché poi, se c’è un caso di contagio è un problema”. Nel frattempo, però, come mostrano le immagini, gli accampamenti abusivi e precari, dal punto di vista igienico-sanitario, si formano spontaneamente.

Tra i tanti telespettatori che hanno seguito il servizio, stamane ce n’è stato anche uno “d’eccezione”, se vogliamo: Maria Teresa Bellanova, ministro per le Politiche agricole, ospite della puntata di Agorà.

“Cosa può fare il governo per questi lavoratori?” “Dobbiamo applicare le norme” dirà la Bellanova.

Quali? Quelle di cui si parla, da giorni, a Saluzzo e previste nel decreto legge “Rilancio”, all’articolo 103, comma 20:  “Al fine di contrastare efficacemente i fenomeni di concentrazione dei cittadini stranieri in condizioni inadeguate a garantire il rispetto delle condizioni igienico-sanitarie necessarie al fine di prevenire la diffusione del contagio da Covid-19, le Amministrazioni dello Stato competenti e le Regioni adottano soluzioni e misure urgenti idonee a garantire la salubrità e la sicurezza delle condizioni alloggiative”.

Nel decreto abbiamo messo attenzione anche a questo – le parole del ministro – perché non si possono trasformare distretti che sono classificabili come ‘distretti dell’accoglienza’ nell’agroalimentare.

Perché Saluzzo negli anni è stata capace di distinguersi rispetto a tante altre realtà dove invece sono sorti i ghetti. L’articolo 103, comma 20, prevede, proprio per prevenire il Covid, un intervento che dev’essere coordinato dalle Regioni e dalle Prefetture, a cui abbiamo associato la Protezione civile e la Croce rossa, proprio per garantire una soluzione alloggiativa che dia il minimo delle garanzie di sicurezza e di salubrità.

Io davvero non condivido questo atteggiamento di scaricare e di non farsi carico delle azioni che attengono alle funzioni istituzionali. Il sindaco (Calderoni: ndr) diceva una cosa semplice: qualcuno ci deve dire come garantiamo questa situazione di sicurezza. Saluzzo ha una caserma (il dormitorio Pas: ndr), c’è bisogno della collaborazione delle Istituzioni, insisto, a partire dalla Regione e dalla Prefettura, devono mettere i sindaci, di Saluzzo e di altri comuni, che hanno dato la disponibilità a poter gestire questa accoglienza.

Credo che un conto sia la propaganda e il contrasto politico alle norme, altro conto è quando si hanno funzioni istituzionali è quello di farle applicare e impegnarsi per applicarle fino in fondo.

Sono certa, perché l’ho verificato, che oltre alla disponibilità dei sindaci c’è quella delle aziende, che in questi mesi hanno messo a disposizione gli spazi che hanno per poter accogliere queste persone.

È inaccettabile che le persone, nel pieno della campagna di raccolta, dormano all’addiaccio. Al tavolo del caporalato dei prossimi giorni riporterò questo problema. Ma soprattutto, oggi stesso, con il ministro dell’Interno mi attiverò perché non può esistere che ci siano livelli istituzionali che non utilizzano fino in fondo gli strumenti che hanno a disposizione, comprese le risorse (previste dal Piano triennale di contrasto allo sfruttamento lavorativo in agricoltura e al caporalato 2020-2022: ndr).

Queste persone vengono qui non per dormire sotto gli alberi, ma sono utili alle nostre attività produttive, e noi dobbiamo rispettarle nella loro dignità e nei diritti che hanno a luoghi di lavoro ma anche a luoghi dove riposare sicuri e salubri”.

Le competenze in capo alla Regione previste dal protocollo della Prefettura di Cuneo

In base al protocollo d’intesa tra Prefettura di Cuneo, Comuni, Regione, Provincia, Associazioni datoriali, Caritas e Forze dell’ordine, l’Amministrazione regionale di Alberto Cirio ha competenze ben precise. Che vanno a sommarsi a quelle definite nel “Dl Rilancio”.

“Mediante il commissario straordinario alle attività sanitarie (Giuseppe Guerra: ndr), la Regione assicura la predisposizione e l’attuazione delle misure e delle strutture di tipo sanitario correlate alla prevenzione, contenimento e gestione dei rischi pandemici Covid 19 e dei rischi comunque di tipo sanitario dovuti alla presenza di persone senza dimora”.

Inoltre, dovrà porre in atto “misure di supporto, per persone senza fissa dimora, fornendo – in sussidiarietà rispetto ai Comuni interessati, impossibilitati a fronteggiare la problematica autonomamente – la disponibilità di mezzi, strutture, personale per far fronte alla previsione degli scenari di Protezione civile”.

Questo perché il protocollo sottoscritto in Prefettura “dà atto della natura sovracomunale della problematica e dell’impossibilità di gestione a livello comunale, per dimensioni e competenza”.

Sempre in capo alla Regione ci sono “il supporto ad attività di accompagnamento, informazione e orientamento previste nell’ambito del progetto ‘La Buona Terra’, finanziato dai fondi FAMI e approvato dal Ministero dell’Interno.

E, in ultimo, il “supporto alle azioni di Comuni e organizzazioni datoriali, poste in essere per le persone senza fissa dimore, sostenendo economicamente gli interventi necessari all’ospitalità dei lavoratori che prestano servizio presso le aziende agricole, al fine di evitare la concentrazione di numeri elevati di persone in strutture centralizzate e di limitare gli spostamenti tra Comuni della manodopera salariata stagionale non fissa, verificando l’idoneità delle soluzioni poste in atto, per quanto di competenza”.

Nicolò Bertola

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