Chissà se avrà presa nel Cuneese la proposta di Umberto Bossi, a pochi giorni dal suo ripescaggio in Parlamento, di dar vita ad un “Comitato del Nord” in seno al partito di cui è stato il fondatore.
Il Senatur, che ha superato gli 81 anni, resta un’icona per i leghisti autonomisti della prima ora.
Dopo l’annuncio, sono in molti in via Bellerio (ma anche nella Granda) a ritenere che, di fatto, si stiano aprendo le ostilità per la futura leadership di quello che un tempo era il Carroccio.
L'iniziativa di Bossi dà sicuramente forza e impulso a chi dentro la Lega ritiene irrinunciabile il discorso dell'autonomia e un ritorno alle origini dopo il fallimento dell’esperienza nazionale.
La Lega di Salvini, infatti, non ha avuto consensi significativi nel Centro e nel Sud del Paese, dove l’ha fatta da padrone il Movimento 5 Stelle.
Per contro, forte è stata l’emorragia di voti nelle roccaforti del Nord dove la Lega ha dovuto cedere rilevanti quote di consenso a Fratelli d’Italia.
Non a caso ieri Salvini, per correre ai ripari, ha prontamente affermato che “questa sarà la legislatura che vedrà il varo delle autonomie”.
Nella Granda, dove Bossi veniva spesso e dove aveva scelto Pian del Re come luogo iconico per il rito dell’ampolla dell’acqua prelevata dalle sorgenti del Po e poi riversata nella laguna di Venezia, la notizia è stata accolta (per quanto sotto traccia) con interesse e favore.
Tuttavia, nessuno si sbilancia pubblicamente, in attesa di capire quali mosse faranno i governatori del Nord Est, Luca Zaia e Massimiliano Fedriga.
All’indomani del voto, nel partito c’è stato un pronunciamento unanime a favore del mantenimento della segreteria federale nelle mani del Capitano, ma il fuoco cova sotto la cenere.
Che cosa succederà nei mesi a venire è difficile prevederlo.
Ciò che si può ipotizzare è che si vada verso un cambio di denominazione del partito, col possibile (almeno parziale) ritorno alle radici.
Dopo la sconfitta, è infatti tramontato il sogno di Salvini di conquistare Palazzo Ghigi.
Il simbolo “Lega – Salvini premier” – alla luce dei risultati elettorali del 25 settembre – appare dunque superato oltre che inadeguato.