In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Avete inteso che fu detto: “Occhio per occhio e dente per dente”. Ma io vi dico di non opporvi al malvagio; anzi, se uno ti dà uno schiaffo sulla guancia destra, tu porgigli anche l’altra, e a chi vuole portarti in tribunale e toglierti la tunica, tu lascia anche il mantello. E se uno ti costringerà ad accompagnarlo per un miglio, tu con lui fanne due. Dà a chi ti chiede, e a chi desidera da te un prestito non voltare le spalle.
Avete inteso che fu detto: “Amerai il tuo prossimo e odierai il tuo nemico”. Ma io vi dico: amate i vostri nemici e pregate per quelli che vi perseguitano, affinché siate figli del Padre vostro che è nei cieli; egli fa sorgere il suo sole sui cattivi e sui buoni, e fa piovere sui giusti e sugli ingiusti. Infatti, se amate quelli che vi amano, quale ricompensa ne avete? Non fanno così anche i pubblicani? E se date il saluto soltanto ai vostri fratelli, che cosa fate di straordinario? Non fanno così anche i pagani? Voi, dunque, siate perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste» (Mt 5,38-48).
Oggi, 19 febbraio, la Chiesa giunge alla VII domenica del Tempo ordinario (Anno A, colore liturgico verde). A commentare il Vangelo della Santa Messa è don Sebastiano Bergerone, sacerdote salesiano di Bra.
Amore, vita, valori, spiritualità sono racchiusi nella sua riflessione per “Schegge di Luce, pensieri sui Vangeli festivi”, una rubrica che vuole essere una tenera carezza per tutte le anime in questa valle di esilio. Pensieri e parole nel perfetto stile di don Bosco per accendere le ragioni della speranza che è in noi.
Eccolo, il commento.
Ada e Zilla, mogli di me, Lamech, ascoltate la mia voce: «Ho ucciso un uomo per un graffio e un ragazzo per un mio livido». Queste parole non sono di un terrorista, ma, secondo la Bibbia, sono di un onesto padre di famiglia i cui figli si distinsero per laboriosità e innovazione nella pastorizia, nella musica e nella lavorazione dei metalli; essi rappresentano un’umanità che inizia quel progresso inarrestabile fino ai giorni nostri.
Ma Lamech esigeva rispetto al di là di ogni limite. La prima risposta a qualsiasi violenza ricevuta veniva punita con una vendetta esemplare. Per porre fine a questa barbarie, la stessa Bibbia recepirà la “Legge del taglione”, espressa in termini semplici con “Occhio per occhio, dente per dente”.
È una legge contenuta nel codice di Hammurabi, risalente a circa 1700 anni prima di Cristo. Applicata alla lettera, dice una canzone di Sanremo, renderebbe il mondo pieno di ciechi. In realtà, la punizione veniva sostituita da una pena proporzionata. Era quindi una legge di grande progresso, che sopprimeva la vendetta personale e richiedeva persone sagge a giudicare.
Nel nuovo regno, quello progettato da Dio, tutto questo non basta: «In più io vi dico…». C’è un completamento che diventerà una nuova legge che alla fine Gesù riassumerà così: «Amatevi come io ho amato voi». Dove importante è il “come”, perché Gesù non si accontenta di annunciare espressioni ad effetto, a livello teorico; Egli vivrà in prima persona i casi più comuni in cui anche i discepoli dovranno confrontarsi col sopruso e con la prevaricazione: schiaffi, derisione, processo farsa, pena di morte.
Al manrovescio sulla guancia destra (segno di disprezzo e di violenza), rispondete porgendo l’altra guancia (quella della ragione, del dialogo e della mitezza). Gesù dirà alla guardia del sinedrio, nella notte della passione: «Perché mi percuoti?». Niente giustifica una reazione violenta; se ti vogliono rubare le cose più tue, cedile, anzi offri loro di più. Se ti obbligano a fare un miglio, magari portando un peso dei tuoi aggressori, tu fai di più di quanto ti impongono.
In fondo, Gesù ci indica la forza della bontà, del dono gratuito anche come risposta al sopruso. È la proposta di un mondo che non rinuncia a nulla di quanto di positivo gli antichi hanno elaborato lungo i secoli, ma invita a confrontarlo col vero “umano”, con il Figlio dell’uomo. Ci invita a modellare la nostra vita con quella del Padre, caratterizzata da un amore senza esigenze di contraccambio e ci dona la forza dell’amore.
Sarà la forza dello Spirito e della preghiera a rendere possibile anche per noi questo mondo, perché esso non è frutto delle nostre opere o dei nostri meriti, ma un dono del Padre.












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