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Schegge di Luce | 26 febbraio 2023, 08:03

SCHEGGE DI LUCE / Pensieri sui Vangeli festivi di don Carmelo Galeone

Commento del Vangelo della Messa del 26 febbraio, I domenica di Quaresima

In foto la cappella del Santissimo Sacramento, Cattedrale di Santa Maria del Bosco a Cuneo

In foto la cappella del Santissimo Sacramento, Cattedrale di Santa Maria del Bosco a Cuneo

In quel tempo, Gesù fu condotto dallo Spirito nel deserto, per essere tentato dal diavolo. Dopo aver digiunato quaranta giorni e quaranta notti, alla fine ebbe fame. Il tentatore gli si avvicinò e gli disse: «Se tu sei Figlio di Dio, di’ che queste pietre diventino pane». Ma egli rispose: «Sta scritto: “Non di solo pane vivrà l’uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio”».

Allora il diavolo lo portò nella città santa, lo pose sul punto più alto del tempio e gli disse: «Se tu sei Figlio di Dio, gèttati giù; sta scritto infatti: “Ai suoi angeli darà ordini a tuo riguardo ed essi ti porteranno sulle loro mani perché il tuo piede non inciampi in una pietra”». Gesù gli rispose: «Sta scritto anche: “Non metterai alla prova il Signore Dio tuo”».

Di nuovo il diavolo lo portò sopra un monte altissimo e gli mostrò tutti i regni del mondo e la loro gloria e gli disse: «Tutte queste cose io ti darò se, gettandoti ai miei piedi, mi adorerai». Allora Gesù gli rispose: «Vàttene, satana! Sta scritto infatti: “Il Signore, Dio tuo, adorerai: a lui solo renderai culto”».

Allora il diavolo lo lasciò, ed ecco degli angeli gli si avvicinarono e lo servivano. (Mt 4,1-11).

Oggi, 26 febbraio, la Chiesa giunge alla I domenica di Quaresima (anno A, colore liturgico viola). A commentare il Vangelo della Santa Messa è don Carmelo Galeone, parroco della chiesa di San Pietro, in Borgio Verezzi (Savona). 

Amore, vita, valori, spiritualità sono racchiusi nella sua riflessione per “Schegge di Luce, pensieri sui Vangeli festivi”, una rubrica che vuole essere una tenera carezza per tutte le anime in questa valle di esilio. Pensieri e parole per accendere le ragioni della speranza che è in noi. 

Eccolo, il commento. 

Mi commuove sempre iniziare la Quaresima con il Vangelo delle tentazioni. Mi commuove sapere che Gesù continua a scegliere la nostra umanità, solidale fino in fondo alle nostre fragilità, persino nell'esperienza delle tentazioni. Mi commuove e mi fa bene ricordare che anche Gesù è stato tentato, che anche la sua vita è stata segnata dalla lotta contro il male. Nulla di cui stupirci, allora, se anche oggi ci troviamo ad avere a che fare con le tentazioni, se ogni giorno fatichiamo a contrastare il male che vuole strapparci dal cuore il desiderio di Dio. Questa Quaresima che si apre davanti a noi ci porta nel deserto, in compagnia di Gesù, per lottare contro le tentazioni, per dire delle parole di autenticità sulla nostra vita. 

Condotti dallo Spirito nel deserto lotteremo per quaranta giorni contro le nostre miopie, impareremo a dare nome alle povertà che ci abitano, a riprenderci dalle anestesie che ci rendono insensibili a tutto, ci metteremo in cammino - agili e leggeri - per correre con Maria incontro al Risorto nel giorno di Pasqua. 

Tre le parole che ci aiuteranno nel nostro percorso: 

- il digiuno. Digiuno per sentire la fame, per scoprire che non basto a me stesso e che il mio egoismo non può nutrirmi. Digiuno per imparare a dire dei «no» che mi aprono a dei «sì» che allargano il cuore, che mi introducono in nuove relazioni, che mi sottraggono alle mie abitudini pigre e insaziabili. Oltre al digiuno dal cibo, ci sono molti altri terreni in cui sperimentarsi, ognuno si scelga quello più urgente nel suo cammino spirituale. Mi permetto solo di consigliare un po' a tutti il digiuno dal pettegolezzo, per imparare a guardare l'altro come lo guarda Dio; 

- la preghiera. Pregare per trovare uno spazio quotidiano di deserto e riconoscere la nostra totale appartenenza a Dio. Spegnere il cellulare, cercare un po’ di silenzio abitato dallo Spirito e aprire la Bibbia per provare a leggere un Vangelo dall'inizio alla fine o gustare la bellezza dei Salmi; 

- la carità. Carità per ricordarci che la fede deve cambiare anche le nostre mani ed i nostri piedi. Carità non significa dare quello che avanza o che non serve più, ma stare attenti ai bisogni dell'altro, condividere i doni che ho ricevuto, non chiudermi nel possesso che ammuffisce le ricchezze del cuore. Ricordiamoci in particolare quest’anno della Siria e della Turchia per quello che stanno vivendo da dopo il terremoto. 

Coraggio, allora! Questi quaranta giorni siano una lotta contro le piccolezze delle nostra vita e un ricentramento della nostra esistenza su ciò che davvero conta e ha valore. 

Buon lavoro… e buona Quaresima!

Silvia Gullino

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