E’ iniziato ieri (22 marzo) anche per le comunità islamiche della provincia Granda il mese di Ramadan, ovvero quello dedicato all’osservazione del digiuno rituale. Si concluderà il 20 aprile prossimo.
Uno dei cinque pilastri della fede islamica, rispetto alla tradizione religiosa e culturale del Ramadan quello del digiuno è indubbiamente l’aspetto più conosciuto: i fedeli osservanti non possono mangiare dal sorgere del sole fino al tramonto di ogni giorno. Gli uomini iniziano a praticarlo verso i quindici o sedici anni, le donne verso i tredici o quattordici.
Il periodo serve alla comunità islamica e ai suoi membri per celebrare il senso di generosità e la cultura del dono, ma anche l’uguaglianza di tutti davanti ad Allah: osservando il digiuno e conferendo alle moschee e ai centri culturali donazioni di cibo per i più bisognosi, il fedele pratica l’educazione rigorosa al rispetto per se stesso e gli altri.
E sono proprio i luoghi di culto deputati ad assumere un’importanza particolare, specie nelle ore tra il tramonto e l’alba successiva nelle quali i fedeli possono interrompere il digiuno. Rimangono aperti a tutti, anche ai non fedeli, e fungono da punto d’incontro in cui pregare, consumare datteri – frutto simbolico dell’Islam, in numero sempre dispari - , bere del latte e quindi finalmente cenare, concludendo il rituale con un’ulteriore preghiera e con il tradizionale thè alla menta.
La conclusione del periodo di Ramadan cadrà come sempre con la celebrazione della festa per la fine del digiuno, ‘Eid-ul-fitr’: ogni comunità territoriale realizzerà una grande festa comunitaria per l’occasione.
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