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Schegge di Luce | 28 maggio 2023, 06:55

Schegge di luce: pensieri sui Vangeli festivi di Suor Simona Cherici

Commento del Vangelo di domenica 28 maggio, solennità di Pentecoste

“Pentecoste” affresco di Giotto, Cappella degli Scrovegni a Padova

“Pentecoste” affresco di Giotto, Cappella degli Scrovegni a Padova

La sera di quel giorno, il primo della settimana, mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei, venne Gesù, stette in mezzo e disse loro: «Pace a voi!». Detto questo, mostrò loro le mani e il fianco. E i discepoli gioirono al vedere il Signore.

Gesù disse loro di nuovo: «Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anche io mando voi». Detto questo, soffiò e disse loro: «Ricevete lo Spirito Santo. A coloro a cui perdonerete i peccati, saranno perdonati; a coloro a cui non perdonerete, non saranno perdonati» (Gv 20,19-23).

Oggi, domenica 28 maggio, la Chiesa celebra la solennità di Pentecoste (anno A, colore liturgico rosso). A commentare il Vangelo della Santa Messa è Suor Simona Cherici della Fraternità della Visitazione sorta a Pian di Scò (Arezzo). 

Amore, vita, valori, spiritualità sono racchiusi nella sua riflessione per “Schegge di Luce, pensieri sui Vangeli festivi”, una rubrica che vuole essere una tenera carezza per tutte le anime in questa valle di esilio. Parole e pensieri per accendere le ragioni della speranza che è in noi. 

Eccolo, il commento. 

È sera, tutti chiusi dentro una stanza! Chiusi dalla paura? Chiusi dal non sentirsi in grado di…? Il buio delle nostre paure, incertezze, ansie improvvisamente viene illuminato dalla tua umanità risorta, Signore. «Venne Gesù!». Eccoti! Stai in mezzo come facevi sempre, stai con noi come ogni giorno e ci mostri la tua umanità sofferente risorta che, affiancata alle tue parole di pace, creano dentro il cuore e l’anima impauriti un lieve candore… sembra una gioia: anzi lo è!

Stiamo lunghi periodi imprigionati dai timori e dalle angosce che la vita ci mette davanti, magari non sono neanche piccoli e ci paralizzano tutti i nostri movimenti, quelli dell’anima e del corpo. Come faccio mio Dio? Un soffio… solo un soffio di vita nuova, risorta, e capace di rigenerarci dal di dentro e sbloccare le nostre paralisi esistenziali.

Quanta gente di Dio vorrebbe soffiarci vita nuova nel cuore, quanti lo fanno, ma non ce ne accorgiamo. Perché? Il soffio è leggerissimo, ha bisogno di vicinanza, di stare davanti, quasi a sfiorarsi l’un l’altro. Una delicatezza infinita che richiede grande attenzione, sottilissima!

«Amico, sono io, sono qui… Tu puoi andare, tu puoi sentirmi, tu vai per me e con me…», è il sussurro di Dio che ci ha generato (vedi il racconto della creazione in Genesi), che ci fa uscire dalle nostre grotte come il profeta Elia e ci porta a scegliere il coraggio e soprattutto la gioia di essere testimoni della risurrezione.

Eh, sì! Non serve sapere che Cristo è Risorto se non viviamo da risorti! È la semplicità del soffio dello Spirito che ci dà la spinta per sentirci tali, è questo Amore forte che ci spinge a ripartire.

Amici, cerchiamo di riconoscere nella nostra vita i momenti e le persone che hanno soffiato su di noi lo Spirito di Dio: non sarà difficile, crediamoci e riattiveremo nella nostra vita e in quella di altri la circolazione della vita nello Spirito.

Silvia Gullino

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