Estate: tempo di mare, sole, spiaggia e ombrellone… e sotto l’ombrellone una lettura che rilassi e intrighi, un giallo magari per vivere a tempo pieno l’estate. Di giallo ne ricordo uno, tratto da un caso reale: “The Black Spectacles” di John Dickson Carr, in cui si parla di cioccolato che avvelena e si racconta di Christiana Edmunds (1828-1907), un'assassina inglese, conosciuta come "Chocolate Cream Killer".
Siamo a Brighton all'inizio degli anni '70 dell'Ottocento. Christiana acquista dolciumi e cioccolatini da un negozio locale e li avvelena con la stricnina ottenuta da un chimico locale, Isaac Garrett, con la scusa che ne aveva bisogno per avvelenare i gatti randagi. Poi li restituisce al pasticcere locale, John Maynard che li mette in vendita.
Molte persone si ammalano gravemente, ma nessuno vede un collegamento tra i dolci e le malattie, fino a che, nel giugno 1871, Sidney Albert Barker, un bimbetto di 4 anni, in vacanza con la sua famiglia, muore dopo aver mangiato i cioccolatini del negozio di Maynard. Il medico legale di Brighton, David Black, dichiara la morte accidentale ma cominciano a circolare voci su un presunto avvelenatore.
Intanto Christiana continua con la sua campagna di avvelenamento e invia pacchi di cioccolatini a persone di spicco, inclusa la signora Beard, moglie del suo amante, il dottor Beard, che si ammala violentemente. Nel tentativo di sviare i sospetti la killer invia anche a sé scatole di cioccolatini alla stricnina… Infine viene smascherata. Il processo iniziato nel 1872 si conclude con la condanna a morte, ma la sentenza viene commutata in ergastolo a causa dello stato mentale di Christiana, che trascorse il resto della sua vita al Broadmoor Criminal Lunatic Asylum, morendo lì nel 1907.
Il caso ha ispirato non solo il romanzo di Carr, ma anche un dramma “The Great Chocolate Murders”, di John Fletcher e uno spettacolo di marionette, “The Sorrowful Tale of Sleeping Sydney”, di Daisy Jordan.
Ora rilassatevi e godetevi serenamente la vostra tavoletta di cioccolato. Il cioccolato produce seri disturbi soltanto ai cani che metabolizzano il principio tossico, la teobromina, molto lentamente per cui si accumula nel loro apparato: 25 grammi di fondente sono sufficienti ad avvelenare un cane di 20 kg. A proposito, il piccolo Sidney Albert Barker fu fortunatamente l’unica vittima della Edmunds.
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