È arrivata oggi, 23 aprile, nella buca delle lettere del Municipio di Brondello una missiva molto speciale. Il mittente era la Segreteria di Stato del Vaticano a nome di Papa Francesco, mentre il destinatario il sindaco Paolo Radosta.
Al suo interno, un messaggio firmato da monsignor Roberto Campisi, assessore per gli affari generali della Santa Sede, che ha profondamente commosso il primo cittadino.
“Grato per l'apprezzato omaggio – recita la lettera – Papa Francesco assicura un particolare ricordo nella preghiera e, nel rammentare che i doni del creato provengono dall'amore di Dio per l'umanità, esorta a proseguire nel lodevole impegno volto alla promozione della cultura e alla valorizzazione di tale prezioso frutto del Territorio”.
Parole che fanno seguito a un momento di grande valore simbolico avvenuto mercoledì 5 febbraio, quando Radosta, accompagnato dal vicesindaco Maurizio Maero, dall’assessore Melchiorre Arnaudo e dalla capogruppo in Consiglio comunale Gemma Garnero, aveva partecipato a all’udienza generale nell’aula Paolo VI in Vaticano.
Durante quell’incontro, di soli tre minuti concessi dal rigido protocollo del Vaticano, ma carichi di significato, il sindaco aveva donato a Papa Francesco una bottiglia di vino Pelaverga, prodotto tipico della valle Bronda, realizzato dalle Cantine di Emidio Maero.
In quei pochi minuti, Radosta aveva raccontato una storia antica che lega la sua terra al papato: “Ho spiegato a Papa Francesco che nei primi anni del 1500, il Pelaverga era il vino favorito dalla mensa papale, in particolare da Papa Giulio II, che lo scoprì grazie a un omaggio di Margherita La Foix, reggente del Marchesato dopo la morte del marito Ludovico II. Il suo apprezzamento fu tale che, si dice, contribuì alla concessione della sede vescovile a Saluzzo nel 1511”.
Papa Francesco, seppur visibilmente affaticato dalla malattia (pochi giorni dopo, il 14 febbraio, sarebbe stato ricoverato al Policlinico Gemelli) accolse con un sorriso e spirito fraterno il racconto e il dono.
“Quando ha saputo che venivo dal Piemonte ha sorriso dicendo: ‘Anch’io sono piemontese’ - ricorda Radosta. - Poi, con la sua ironia inconfondibile, ha scherzato: ‘Ma questa bottiglia non è mica del ‘500! Il vino deve essere bevuto… e il vino piemontese è il più buono del mondo!’”.
L’incontro ha avuto anche un tocco familiare: Radosta era con il figlio Riccardo, di appena 10 mesi, che teneva assieme al papà tra le mani la cassettina di legno contenente il vino. “Il Papa, vedendo che mio figlio non voleva cedere la bottiglia, ha riso dicendo: ‘Ma tu così piccolo mi vuoi già rubare il vino!’, - racconta Radosta. ‘Poi gli ha regalato due caramelle che mia moglie ed io conserviamo gelosamente come dono del Santo Padre’”.
Il dialogo si è spostato poi sulla cucina piemontese. Il Papa aveva poi voluto sapere come si prepara la ‘Bagna cauda’ a Brondello, e il sindaco ha colto l’occasione per parlargli delle ‘Cujette’, gnocchi tipici del paese tutelati con la Denominazione Comunale d’origine (De.Co.).
“Ricorderò per sempre questo incontro – conclude Radosta –. Papa Francesco era una persona tra le persone, amico di tutti, con una profonda umanità, umiltà e affetto per i bambini. Aveva un amore autentico per la sua terra d’origine. Ricevere oggi questa lettera mi ha riempito di gioia e, allo stesso tempo anche di tristezza, perché sapere che non è più tra noi rende questo ricordo ancora più prezioso”.
Un vino, una storia, un Papa. E ora, una benedizione che resterà impressa nella memoria e nel cuore di un’intera comunità di Brondello.
La lettera di ringraziamento da parte di papa Francesco, scritta da parte di monsignor Campisi termina dicendo: “Il Santo Padre, mentre invoca su di Lei e sui Collaboratori l'effusione di celesti favori per una sempre più proficua attività a favore del bene comune, di cuore impartisce la Benedizione Apostolica, pegno di prosperità e pace, che volentieri estende all'intera Cittadinanza e alle persone”.