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Attualità | 27 aprile 2025, 11:05

Bra, celebrata la commemorazione del 25 Aprile. Ricordato anche papa Francesco (FOTO)

In tanti si sono radunati nella piazza davanti al Municipio per festeggiare la libertà, come 80 anni fa

La celebrazione del 25 Aprile 2025 a Bra

La celebrazione del 25 Aprile 2025 a Bra

«A celebrazione della totale liberazione del territorio italiano, il 25 aprile 1946 è dichiarato festa nazionale». Così Alcide De Gasperi il 22 aprile 1946 istituì l’anniversario della liberazione d’Italia, meglio noto come Festa della Liberazione.

Un appuntamento dalla profonda valenza storica, nato per continuare a coltivare la memoria e ripercorrere la cruciale lotta per la libertà negli anni segnati dagli orrori della Seconda Guerra Mondiale.

In occasione degli 80 anni della Liberazione dell’Italia dal nazifascismo, Bra ha celebrato il 25 Aprile alla presenza delle autorità civili e militari della città, insieme alle associazioni combattentistiche e d’arma, con l’ANPI in prima fila, confermando il profondo legame della comunità con i valori della Resistenza e della democrazia.

Davvero un momento emozionante e significativo è stato quello vissuto in piazza Caduti per la Libertà, dove un pubblico numeroso ha partecipato alla commemorazione, a testimonianza di un impegno collettivo per la libertà, la giustizia e i diritti di tutti.

L’evento, svoltosi all’insegna della sobrietà, come stabilito dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri a seguito della deliberazione di lutto nazionale per il decesso del Sommo Pontefice, ha avuto inizio con l’inno di Mameli suonato dalla banda cittadina “Giuseppe Verdi” e cantato sull’attenti dai presenti, seguito da un momento di raccoglimento e omaggio con una corona di alloro ai patrioti braidesi i cui nomi sono impressi ad eterna memoria nella lapide di marmo, posta sulla facciata del Municipio nel primo anniversario della liberazione, era il 25 aprile 1946.

A distanza di tutto questo tempo, le celebrazioni hanno assunto un valore ancora più intenso, con il vice sindaco Biagio Conterno che ha aperto gli interventi, ricordando le sofferenze del passato e riaffermando l’importanza della pace, della solidarietà e della dignità umana.

«La guerra partigiana - ha spiegato Conterno - ebbe il merito indiscutibile di consentire al Paese, dopo la fine delle ostilità, di riscattare la vergogna di un’alleanza con il nazismo e di dimostrare agli Alleati che la parte migliore dell’Italia aveva saputo prendere le distanze da un’ideologia violenta, bellicista, imperialista, razzista e totalitaria, preludio fondamentale per la nascita dell’Italia libera e democratica che seppe darsi una Costituzione attraverso l’istituto del voto popolare, libero e segreto, dopo più di 20 anni di dittatura».

Aggiungendo: «È un fatto storico, non un’interpretazione ideologica, che il 25 Aprile fu il diretto antecedente della Costituzione repubblicana, scritta e approvata da un accordo tra forze di ispirazione politica e culturale assai diverse (socialcomunisti, cattolici e liberali), che pur divise nel confronto assai acceso nelle urne e nelle piazze per ottenere la vittoria alle elezioni, seppero restare accomunate sui valori di fondo rappresentati dai principi su cui si basa ancora oggi la nostra Repubblica (libertà, solidarietà, democrazia, giustizia sociale) e che dopo 80 anni continuano ad essere il cardine della nostra convivenza civile».

E cita lo scrittore braidese Giovanni Arpino «“La Costituzione è l’anello al dito posto dalla Resistenza alla Repubblica”. La Resistenza non fu monopolio di una parte sola e chi oggi si ferma a tale lettura, sbagliata storicamente, ma forse furbescamente comoda o colpevolmente semplicistica, sta facendo un pessimo servizio alla storia in primo luogo, e inoltre anche alla possibilità di comprendere il presente».

Il vice sindaco ha ricordato che: «La guerra civile costò la vita a circa 40mila partigiani e 10mila vittime di eccidi e rappresaglie, cui si aggiungono i circa 5mila militari della Repubblica di Salò. Complessivamente tra il 1940 e il 1945 i morti causati dalla guerra ammontarono a una cifra intorno ai 450mila, di cui circa 90mila donne. Anche nella nostra città la Resistenza conobbe episodi di eroismo e di sacrificio a opera di uomini di varia estrazione politica, sociale e culturale. Hanno pagato con la vita l’amore per la libertà, anche e soprattutto la nostra. A loro va il nostro onore e l’impegno a non dimenticare».

Ha quindi preso la parola Antonella Trunfio, che ha portato il saluto e la voce dell’ANPI, (Associazione Nazionale Partigiani d’Italia), delle sezioni di Bra e di Alba, ritornando con la memoria «A quando figure come Spinelli, Rossi e Colorni, confinati nel carcere di Ventotene come prigionieri politici, coltivavano un sogno audace e lungimirante, persino nel buio della guerra: un’Europa unita e in pace».

Rapportandosi all’oggi, ha detto: «Purtroppo, assistiamo a una preoccupante tendenza a dimenticare o a sminuire la portata di quel grande ideale. Ma chi non sogna, non realizza. E noi vogliamo che quel sogno di un’Europa unita, di popoli e nazioni in pace, diventi una realtà sempre più viva e concreta. Gli sforzi compiuti per abbattere le frontiere, per adottare una moneta unica, devono proseguire e rafforzarsi in una politica europea di pace, di disarmo, di solidarietà e di accoglienza. Questo 25 Aprile è la Festa della Liberazione, una data fondante della nostra Repubblica. Ma auspichiamo che possa diventare anche un punto di partenza, un ideale motore per la costruzione di una vera Unità Europea».

E prende a prestito il pensiero dello storico Alessandro Barbero: «Il 25 Aprile non si celebra soltanto l’insurrezione dei partigiani che hanno liberato le città italiane, si celebra la sconfitta dei tedeschi, la fine della guerra, la distruzione della tirannia nazifascista e si celebra anche il fatto che grazie all’insurrezione dei partigiani, l’Italia che quella guerra l’aveva cominciata dalla parte sbagliata, dalla parte vergognosa, dalla parte di quelli che poi hanno fatto i forni crematori e le camere a gas, l’Italia, almeno un pezzo d’Italia è riuscita a combattere e anche a morire, stando dalla parte giusta».

Infine un auspicio fondato sui valori della Costituzione: «Dobbiamo fare in modo che la nostra società mantenga vivo l’impegno affinché tutti uomini e donne e tutte le famiglie siano realmente uguali di fronte alla legge e abbiano accesso a un reddito dignitoso che permetta loro di vivere con pienezza e di guardare al futuro con fiducia. Un futuro che, ribadiamo con forza, vogliamo fondato sulla Pace».

Molto applaudito soprattutto il discorso di Enrico Elia, che oggi ha 95 anni, ma in quel cruciale 25 aprile 1945, era nella stessa piazza a festeggiare. Nella sua testimonianza ha ricostruito con precisione una delle pagine più emozionanti della Resistenza italiana, passata anche da Bra. «Avevo 15 anni quando ho visto sfilare in corteo i giovani partigiani che entravano in città per celebrare la liberazione. Avevano i volti stanchi e non avevano le divise, ma solo abiti sporchi per la lunga camminata che li vedeva arrivare da Cherasco, Sommariva e America dei Boschi. Ad attenderli in questa stessa piazza c’era tutta Bra. Le loro storie di coraggio, di rivolta, di lotta per la libertà continuano a regalare emozioni, anche ottant’anni dopo la liberazione dal regime fascista».

Storie esemplari fatte da gesti eroici e silenziosi come quello di Giuseppe Conterno, padre del vice sindaco di Bra, Biagio, che da impiegato comunale, in accordo con il capo ufficio, ha fornito documenti che hanno salvato la vita a persone altrimenti destinate ai campi di concentramento.

Enrico Elia ha concluso il suo discorso ricordando la figura di papa Francesco, che fino all’ultimo ha compiuto il suo dovere, con fede e coraggio straordinari. «Francesco ci ha donato il grande esempio di un Papa che con semplicità si è dedicato agli ultimi e ai poveri, impegnato in lotte quanto mai necessarie in questi tempi difficili, come la pace, la fratellanza e la difesa del creato insieme al nostro concittadino Carlo Petrini». E proprio il fondatore di Slow Food Carlo Petrini, tanto stimato da papa Francesco, era in piazza ad applaudire.

A chiudere la cerimonia, le parole del sindaco Gianni Fogliato, che ha ricordato il valore storico e civile del 25 Aprile, «Una giornata che non è solo memoria, ma coscienza viva, patrimonio collettivo e di forti valori. In quel 1945 il popolo italiano scelse di dire “no” all’oppressione e alla dittatura. Lo fece con coraggio, con dolore, ma con dignità. La dignità di chi sceglie la libertà».

Nel suo intervento ha evidenziato l’importanza di onorare la memoria dei tanti uomini e delle tante donne che hanno lottato per la libertà e per l’affermazione dei valori posti alla base della Costituzione. «È grazie a loro se l’Italia ha potuto rinascere come democrazia fondata sul rispetto della persona, sul dialogo, sulla solidarietà. La liberazione ci ha dato una Costituzione che parla chiaro, ogni essere umano è titolare di diritti inviolabili, ogni cittadino ha il dovere di contribuire al bene comune. Però, attenzione, questi principi non sono un capitolo acquisito. Sono una chiamata all’impegno, una chiamata alla pace di un mondo attraversato da guerre violente, alla difesa della dignità umana ovunque venga calpestata, alla responsabilità contro ogni forma di discriminazione, odio o indifferenza. Il 25 Aprile è la festa della libertà conquistata, della democrazia, dell’Italia che ha saputo ritrovarsi con unità».

Aggiungendo un impegno e volgendo lo sguardo a chi ancora oggi mantiene vivi quegli ideali e va ringraziato: «Custodiamo questa eredità non come qualcosa solo da commemorare, ma da vivere ogni giorno nella quotidianità. Occorre difendere il frutto del sacrificio di decine di migliaia di italiani, la Costituzione, che è il binario su cui la Repubblica deve camminare bene, anche qui a Bra. Ci sono gesti di solidarietà incoraggianti che sono il cemento di una comunità. In questo momento mentre noi parliamo ci sono diversi volontari giù che perlustrano il Tanaro per la ricerca del ragazzo scomparso. Tantissimi, che nei giorni scorsi hanno preso permessi dal lavoro per essere presenti insieme ai Vigili del fuoco. C’è un tessuto sociale che per quanto si cerchi di frantumare, riemerge sempre».

Per Fogliato il 25 Aprile non è solo passato, è un monito per il presente e un impegno per il futuro: «Il 25 Aprile ha gettato le basi per costruire delle città in cui essere protagonisti, dove realizzare un futuro comune, città in cui possono convivere e collaborare espressioni linguistiche, culturali, religiose, sociali diverse. Celebrare il 25 Aprile è riflessione sul coraggio di chi ha combattuto, ma è anche occasione per rinnovare l’impegno a costruire una società più giusta, inclusiva, soprattutto per allenare la nostra coscienza critica».

Ogni cittadino deve ricordare che se il 25 Aprile è festa, lo dobbiamo alla Costituzione che è il frutto più bello della Resistenza, come ha ricordato Enrico Elia e il sindaco lo sa bene: «La libertà non è mai garantita per sempre, la pace non è mai scontata, la dignità umana non può essere barattata. Celebriamo il 25 Aprile con una promessa per un’Italia fedele ai suoi valori più alti. C’è un numero che ricorre sia nella Costituzione che nello statuto del Comune di Bra. L’articolo 3. L’articolo 3 della Costituzione sancisce il principio di uguaglianza di tutti i cittadini davanti alla legge, senza distinzione di sesso, razza, lingue, religioni, opinioni politiche, condizioni personali e sociali. L’articolo 3 del nostro statuto definisce come finalità del Comune la rappresentanza degli interessi della propria comunità, la promozione dello sviluppo del progresso civile, sociale ed economico e la garanzia della partecipazione dei cittadini, singoli o associati, alle scelte politiche della Comunità».

Ottant’anni dopo, la festa della Liberazione oltre a chiederci la memoria del passato, ci domanda anche uno sguardo al futuro, con l’impegno di custodire e coltivare ciò che abbiamo ricevuto in dono dai nostri padri, in primo luogo i doni preziosi della libertà e della pace. Prosegue il primo cittadino: «In un tempo in cui l’Italia e il mondo affrontano nuove sfide, il messaggio del 25 Aprile è più attuale che mai, restiamo uniti nel difendere i valori della libertà, della democrazia e dei diritti umani. Solo col rispetto reciproco e la cooperazione costruiamo un futuro migliore. Ci invita a essere cittadini attivi, ci indica che libertà e democrazia sono un processo che richiede il contributo di tutti. Abbiamo la responsabilità di proseguire in quell’intento di pace, democrazia e unità che ha mosso i nostri padri e madri costituenti. È vero, sono stati seguiti ottant’anni di pace, a volte data troppo per scontata. Poi però la guerra ha bussato alle porte a noi vicine. È come se le spinte ideali di pace e uguaglianza nate dal conflitto si fossero spenti. Durante il periodo della resistenza il popolo italiano recuperò gli ideali di libertà, di indipendenza, di solidarietà, di fratellanza, di umanità, di pace. Però attenzione, questo tornare indietro della storia rappresenta un pericolo non solo per i paesi in guerra».

E sul tema della pace, il suo pensiero è andato a papa Francesco: «Come celebrare quanto accaduto ottant’anni fa, quando il mondo, come ricordava papa Francesco nel suo ultimo Angelus di Pasqua, sembra aver dimenticato il principio di umanità come cardine del nostro agire quotidiano? La liberazione coincise con la fine di un’epoca dominata dalla guerra. Purtroppo non è stato così. È come se avessimo accettato che non può essere così. Ma attenzione, a mio parere dove comincia la guerra finisce la politica».

E chiude facendo il sunto della lettera da un partigiano, Giacomo Ulivi, fucilato a Modena a 19 anni, che sembra scritta oggi e si apre così: «Dobbiamo esaminare noi stessi per abituarci a vedere la parte di responsabilità che abbiamo dei nostri mali. Tutto noi dobbiamo rifare, dalle case alle ferrovie, dai porti alle centrali elettriche, dall’industria ai campi di grano. Ma soprattutto dobbiamo fare noi stessi. È la premessa per tutto il resto».

Applausi di gratitudine per lui e per tutti gli italiani che, fino all’estremo sacrificio della propria vita, hanno sconfitto il nazifascismo e contribuito all’affermazione della democrazia, i cui valori sono suggellati nella nostra Costituzione. «Facciamoci altoparlanti, facciamoci portavoce di tutto questo e non rinunciamo mai», ha concluso Fogliato.

La cerimonia è giunta all’epilogo con tutta la piazza che ha cantato “Bella ciao” con il coro PanTones del Liceo Giolitti Gandino di Bra, battendo le mani a ritmo, per una festa di popolo suggellata dal canto nato in Italia, ma diventato in tutto il mondo simbolo di lotta per la libertà e di resistenza.

Il 25 Aprile a Bra non è stato solo un momento di memoria, ma una scelta quotidiana di responsabilità: dire “no” all’odio, all’indifferenza e alla divisione e riaffermare, ancora una volta, la volontà di stare dalla parte della libertà e della pace. Una giornata intensa che ha rinnovato il patto tra passato e futuro, per costruire ogni giorno una comunità più giusta e consapevole.  Gridando a gran voce: «Viva il 25 Aprile, viva la libertà, viva l’Italia».

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