Riproponiamo qui uno degli articoli più letti della settimana appena conclusa, pubblicato mercoledì 5 novembre.
Le imprese familiari rappresentano la spina dorsale dell’economia cuneese. È quanto emerge dal nuovo studio promosso da Fondazione Crc in collaborazione con l’Università di Scienze Gastronomiche di Pollenzo, nell’ambito della nuova serie di pubblicazioni FocusCrc, che si affianca ai tradizionali “Quaderni” e al Dossier socioeconomico annuale.

Il presidente Mauro Gola ha richiamato l'importanza e il ruolo della Fondazione Crc nel “fornire strumenti di conoscenza e confronto utili a rafforzare il sistema economico locale e a stimolare politiche di sviluppo mirate. Le imprese familiari - ha aggiunto - intrattengono con la nostra comunità non solo un rapporto economico, ma hanno prodotto negli anni anche un legame di affinità culturale e di visione, e rappresentano un soggetto particolarmente rilevante del nostro tessuto produttivo, grazie alla loro stabilità e alle prospettive di lungo periodo. L’analisi approfondisce in particolare due processi interni a queste imprese, molto vicini ai temi scelti dalla Fondazione CRC per i prossimi anni: da un lato, il passaggio di testimone, quindi l’ingresso di giovani e donne nelle imprese; dall’altro, la capacità di innovazione che le imprese esprimono. I risultati emersi offrono spunti di grande interesse per tutti gli attori del sistema provinciale”.

“Le imprese familiari - ha poi sottolineato Luca Crosetto, presidente della Camera di Commercio di Cuneo, nel suo intervento - sono un modello altamente rappresentato nel nostro tessuto produttivo e auspichiamo che questo studio aiuti a lavorare sulle criticità emerse”.
Dall’indagine, condotta su 230 imprese familiari con fatturato superiore al milione di euro, emerge che l’81% ha sede solo nella provincia di Cuneo, mentre il 97% è stato fondato sul territorio. Si tratta perlopiù di aziende manifatturiere (54%), che mostrano margini di redditività superiori alla media nazionale, pur con una produttività del lavoro più contenuta. Inoltre, il 68% delle imprese opera anche sui mercati internazionali, confermando una forte vocazione all’export e un solido radicamento locale.

Le imprese familiari della provincia di Cuneo sono fortemente controllate dalle famiglie fondatrici, che gestiscono direttamente sia la governance sia le decisioni operative. Questo modello garantisce continuità, responsabilità e tutela del patrimonio di conoscenze, ma può limitare la competitività nel lungo periodo. Le principali criticità riguardano la difficoltà di attrarre manager qualificati e di integrare figure esterne nel management.
“Queste imprese non lavorano solo per il profitto - ha osservato Giuliana Cirio, direttrice di Confindustria Cuneo - ma per la reputazione e il benessere della famiglia. È un modello che rende il sistema più prudente ma anche più resistente alle crisi, con benefici che si riflettono sull’intero territorio”.

Lo studio suggerisce di promuovere modelli di “co-conduzione”, basati sulla collaborazione tra membri della famiglia e manager professionisti, per favorire innovazione, crescita e apertura culturale, pur mantenendo i valori familiari che caratterizzano queste imprese.
Una delle criticità più evidenti è il ritardo nel ricambio generazionale: in un’impresa su due non è pianificato il passaggio di testimone. Il fondatore tende a restare a lungo alla guida, anche quando la nuova generazione è pronta a subentrare. Nonostante la rilevante presenza di imprese giunte oltre la terza generazione (poco meno del 57% delle aziende intervistate), la percentuale di imprese che ha affrontato questo tema è relativamente contenuta, infatti solo il 18,5% delle aziende intervistate ha un patto di famiglia e il 16% ha siglato un patto parasociale. I dati, però, mostrano che il cambio generazionale favorisce innovazione, apertura ai mercati esteri e maggiore diversità di genere nei ruoli chiave.

Il tema della valorizzazione femminile resta centrale. Un’azienda su tre ha una governance interamente maschile, e nel 44% dei casi non è presente alcuna dirigente donna. La quota femminile aumenta al diminuire della qualifica, con imprese che dichiarano percentuali non lontane da quelle maschili per ruoli più operativi al di fuori della fascia direttiva e di governance. Questo fenomeno è quello che la letteratura chiama “soffitto di cristallo” che può rappresentare anche un freno alla competitività e alla capacità di trasformazione e innovazione. Tuttavia, laddove cresce la presenza femminile nei Consigli di amministrazione, si riscontrano maggiore apertura al cambiamento. La diversità di genere è una leva di sviluppo e la partecipazione femminile ai vertici rafforza le capacità strategiche e relazionali delle imprese familiari.
Lo studio, coordinato dal professor Carmine Garzia insieme al suo team di ricerca composto da Domenico Cambrea, Maria Giovanna Onorati e Francesco Gentile, mette in luce un modello imprenditoriale che combina radici locali, governance familiare e performance solide, confermando il ruolo strategico delle imprese familiari per l’economia della Granda.
In conclusione, rispetto alla popolazione nazionale, l’analisi dei dati evidenzia come: le imprese cuneesi rispondono in modo più solido ai cicli economici, con fluttuazioni meno marcate sia in positivo che in negativo; i margini di ricavo dalle vendite e dal capitale investito in provincia sono maggiori della media nazionale, mentre l’indebitamento si rivela inferiore; le performance provinciali sono invece inferiori alla media nazionale per quanto riguarda la produttività del lavoro.
Dal confronto tra le imprese familiari provinciali e nazionali, si evince invece che: la redditività delle imprese cuneesi è inferiore alla media nazionale, sebbene dopo la pandemia il gap si sia quasi annullato; anche la spesa in R&S e brevetti è significativamente inferiore; l’indebitamento delle imprese familiari della provincia di Cuneo è invece molto più elevato delle imprese nazionali, e in crescita.
“La forte presenza delle famiglie controllanti nelle imprese della provincia di Cuneo è una grande ricchezza, in grado di garantire stabilità e continuità” conclude Carlo Salvato, Rettore vicario, Professore Ordinario Dipartimento di Management e Tecnologia dell’Università Bocconi, Direttore dell’Osservatorio nazionale aziende familiari. “La sfida attuale consiste nel pianificare percorsi di transizione generazionale che consentano alle stesse famiglie di guardare al futuro, aprendosi a nuovi modelli di business nella proprietà, nella governance e nella gestione strategica”.














