Con il discorso di Letta pare che il governo sia intenzionato ad abbandonare la strada pericolosa delle scorciatoie per tornare alla lettera della Costituzione ed affidare qualunque cambiamento alle procedure previste dall'articolo 138; questo è un primo risultato positivo conseguito anche grazie alla mobilitazione di molti cittadini.
Anche le tentazioni presidenzialiste cioè di un oggettivo restringimento della democrazia paiono essere accantonate anche se occorre continuare a vigilare.
Restano le proposte di riduzione del numero dei parlamentari, la decostituzionalizzazione delle province, il superamento del bicameralismo paritario con un senato che diventerebbe camera delle regioni, la revisione del titolo quinto che ha dato origine a confusioni ed a conflitti fra istituzioni.
Un programma complesso per un governo debole e per un parlamento delegittimato dalla sentenza della Corte Costituzionale che ha rimesso al centro il problema, finora colpevolmente rinviato, della riforma elettorale.
Su questo tema, come sulle modifiche alla Costituzione, occorre mantener alta la nostra attenzione: il rischio che il feticcio della governabilità ad ogni costo prevalga sulla rappresentanza democratica è sempre presente.
Ricordiamo l'attacco della banca d'affari JP Morgan alla nostra Costituzione accusata di prevedere addirittura "la tutela costituzionale dei lavoratori (…) il diritto di protestare se i cambiamenti sono sgraditi”.
La democrazia rappresenterebbe dunque in intoppo alle riforme.
L' informazione e la partecipazione dei cittadini continuano quindi ad essere fondamentali ed in questa direzione continua il nostro impegno.
Comitato Cuneese per la difesa e la valorizzazione della Costituzione













