E' un argomento che divide e che suscita spesso reazioni molto forti. Stamattina una cinquantina di profughi africani tra i 16 e i 42 anni, ospiti di una struttura di Entracque, hanno protestato davanti alla Prefettura di Cuneo, riuscendo anche ad incontrare il Vice Prefetto.
Vivono da diverso tempo, qualcuno addirittura da 14 mesi, al "C'era una Volta" di Entracque, struttura che, in accordo con la Prefettura, dà loro vitto e alloggio.
Questi giovani chiedono di essere spostati in altre strutture, perché lì non ci vogliono più stare. "Abbiamo la corrente elettrica solo per quattro ore al giorno - ci dicono. Due ore alla mattina e due alla sera. Non c'è acqua calda, mangiamo sempre lo stesso cibo, spesso scaduto. Non c'è il wifi e nemmeno la televisione".
Questi giovani scappano dalla guerra. "Abbiamo lasciato i nostri Paesi per cercare la salvezza. Abbiamo lasciato tutto, ma questa non è vita. Alcuni di noi hanno bisogno di cure mediche, non abbiamo nemmeno la possibilità di andare a comprare le medicine", continuano.
Ieri sera hanno chiamato addirittura i carabinieri. Ma è la Prefettura l'ente competente per quanto riguarda la loro situazione. E stamattina si sono presentati tutti insieme, per far sentire le loro ragioni: "Siamo immigrati o prigionieri?", hanno scritto su un lenzuolo e su qualche foglio.
Il vice Prefetto ha ascoltato una piccola delegazione e si è impegnata a parlare con il responsabile della struttura, il signor Antonio Coppola che, contattato da Targatocn, ha respinto ogni accusa. Al telefono, da Rimini, dove si trova in questo momento, ci ha detto: "Non c'è nulla di vero, questi ragazzi sono stati strumentalizzati, non so da chi e per quale motivo. Venite a trovarci e vi renderete conto da soli di tutto. E' stata scatenata una tempesta in un bicchiere d'acqua".
Chiediamo di spiegarci meglio: "Io sto cercando di educare questi ragazzi, come se fossi loro padre. Certamente la Prefettura mi paga le spese, ma io metto anche me stesso in questa cosa, sto investendo a livello umano. Venerdì scorso ho pagato una bolletta della corrente di 6000 euro, perché alcuni di loro violano il regolamento, che hanno sottoscritto, attaccando fornetti elettrici ed altre apparecchiature, che hanno portato i consumi a superare di quattro volte i valori normali. Ho dovuto razionalizzare la corrente, ma perché li sto educando a quando, un domani, avranno il permesso di soggiorno e si dovranno pagare le bollette da soli".
Continua: "Ci sono alcuni di loro che stanno creando tensioni. Io sto cercando di calmare la situazione, anche con gli abitanti della zona, che si lamentano della loro presenza. Questi giovani passano spesso la giornata a dormire e poi di sera vorrebbero fare festa, ma non è così che funziona, devono rispettare le regole. L'acqua calda non centra niente con l'elettricità, è a metano. E non è mai mancata".
Nelle immagini la protesta e le foto del C'era una volta prese dal sito della struttura

















