Tutte le società sono caratterizzate da una propria suddivisione della vita in età o in fasi. Tali società, per poter gestire il processo di invecchiamento e il ricambio generazionale, organizzano periodi e transizioni, calendari e percorsi che incidono sulla suddivisione delle età e scandiscono i tempi sociali, per cui l’età ha un peso come principio organizzativo della società.
L’invecchiamento è un processo caratterizzato sia da una grande variabilità individuale sia da delicati ed elaborati processi di compensazione progressiva di alcuni deficit funzionali, che consentono di mantenere o consolidare un equilibrio anche in età avanzata. L’invecchiamento è un fenomeno non soltanto biologico bensì anche psicologico. Quando una persona comincia a guardare indietro al proprio passato con nostalgia sempre più forte e al futuro con ansia e insicurezza, quando il passato appare globalmente sotto una luce positiva mentre il presente e ancor più il futuro si prospettano carichi di ombre inquietanti, allora si può dire che si è entrati nell’ultima parte della vita.
Proponendo una descrizione dell’invecchiamento psicologico "tipico", potremmo dire che l’anziano si muove e pensa lentamente, non pensa più in modo creativo perché è ancorato a se stesso e al proprio passato; apprende male e lentamente, anzi a volte non desidera affatto imparare cose nuove e ha in antipatia le innovazioni perché è legato alle proprie convinzioni personali e quindi vive senza aspirazioni, abbandonandosi ai ricordi. Oltre a non avanzare, l’anziano spesso regredisce, entra in una specie di seconda infanzia, diventando sempre più egocentrico, disposto a ricevere più di quanto dà, irritabile, litigioso, capriccioso come i bambini. Spesso l' anziano si sente più esposto alla malattia e quindi è meno sicuro di sé e delle proprie capacità di assolvere ai ruoli sociali e familiari. La sofferenza e il dolore dell’anziano sono la diretta conseguenza delle malattie e gli anziani temono meno la morte rispetto alla malattia, perché la prima porrebbe fine alle sofferenze, mentre la seconda le aumenterebbe.
Per l'anziano essere malato significa essere di peso alla propria famiglia e tale condizione può portare a un decadimento di tipo depressivo. Una possibile giustificazione psicologica potrebbe essere quella che non si sente più in grado di ricoprire il ruolo sociale e familiare che gli era proprio; oppure sente che gli altri non lo reputano all’altezza. La malattia della persona anziana è collegata strettamente all’età e rappresenta, se non la causa scatenante, almeno una causa predisponente al verificarsi delle modificazioni psichiche.
Queste descrizioni sono stereotipi, cioè modelli convenzionali che si basano su opinioni precostituite e generalizzate. Ė in particolare da considerarsi troppo semplicistica la visione dell’anziano come persona debole, mentalmente lenta e priva di interessi: la maggior parte delle persone di età avanzata ė intellettualmente e socialmente abile, mentalmente vivace, interessata all’ambiente che la circonda. Infatti bisogna tenere sempre presente questo fatto: negli anziani che presentano declini intellettuali spesso la causa non è necessariamente l’inevitabile processo biologico dell’invecchiamento, bensì tutta una serie di stress psico-emotivi (problemi psicologici legati alla salute fisica, impedimenti nello svolgimento delle normali attività quotidiane, mancanza di partecipazione ad attività gratificanti, scarsa quantità o qualità dei contatti sociali, luogo di residenza inadeguato, problemi economici ecc.) legati all’avanzare dell’età, stress che almeno in buona parte potrebbero essere prevenuti o trattati. Quindi nell’anziano si genera un progressivo senso di insicurezza e di ansia perché si sente fisicamente inadeguato a far fronte alla domanda sociale di prestanza e produttività: è proprio per difendersi da questa ansia che l’anziano si irrigidisce sulle proprie convinzioni passate e diventa conservatore, ma ciò non fa altro che produrre ulteriore solitudine ed isolamento.
La vecchiaia dunque non è per forza un sinonimo di malattia, ma può rappresentare una nuova avventura in cui è possibile liberarsi da “vecchi” ruoli ed effettuare nuove scelte. Per raggiungere un invecchiamento di successo, occorre raggiungere un benessere biologico, psicologico e sociale risultante dalla soddisfazione sia dei bisogni che dei propri desideri e, per raggiungere questa condizione, non ci sono ricette prestabilite. La longevità non ė dunque un punto di arrivo, ma una continua ricerca.
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