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Attualità | 08 marzo 2013, 12:25

Gli animali spesso utilizzati strumentalmente per diatribe di vicinato

Riflessioni dopo la sentenza di ieri sul disturbo arrecato dai cani

Gli animali spesso utilizzati strumentalmente per diatribe di vicinato

Caro Direttore,

la sentenza sul presunto disturbo da parte di cani regolarmente detenuti fa luce su un aspetto molto dibattuto ed una problematica molto diffusa che vede, spesso, gli animali utilizzati strumentalmente per diatribe di vicinato. Non è raro infatti che l'ipersensibile disturbato dal singolo o raro "bau" poi non si senta per nulla disturbato dai continui rintocchi della campana parrocchiale o dalle urla dei (magari suoi) ragazzini che corrono dietro a un pallone o ancora dai pianti, per ore, del neonato del vicino di casa. Il rispetto e la reciproca convivenza richiedono lo stesso peso e la stessa misura.

Purtroppo non è raro che le Forze dell'Ordine o la Polizia Municipale, chiamati da vicini, ascoltino per 2/3 minuti l'abbaio (magari provocato proprio dal loro aggirarsi intorno alla casa) per poi comminare una sanzione amministrativa di disturbo alla quiete pubblica. Insomma forti con i
deboli, che non possono difendersi e i cui proprietari, per non affrontare impegnativi ricorsi, finiscono con il pagare senza protestare.

Siamo per primi noi, persone impegnate in prima linea nella tutela dei diritti degli animali, ad invitare i detentori di cani particolarmente rumorosi a mettere in atto tutte le azioni possibili per limitare il disturbo agli altri: la sterilizzazione che li tranquillizza, un riparo chiuso nelle ore notturne, la somministrazione corretta del cibo e dell'acqua. Ma il cane che abbaia per il passaggio di una persona, di un gatto o di un automezzo, oppure perchè provocato (capita spesso che il vicino infastidito, per dimostrare ed esasperare la sua tesi, lanci oggetti o acqua) o "in risposta" ad un altro cane del vicinato, risponde solamente alle sue caratteristiche etologiche, specificatamente tutelate dalla Legge.

E' quindi utile precedente questa sentenza che dimostra che anche in provincia di Cuneo (non proprio all'avanguardia per la tutela degli animali d'affezione) i cani non hanno automaticamente torto nei confronti delle persone particolarmente intolleranti e insofferenti che sfogano proprie frustrazioni su di loro.

Marco Bravi

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