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Politica | 17 marzo 2015, 07:29

Faccia a faccia fra presidenti delle Unioni Montane e vertici regionali: sul Parco del Monviso accordo dietro l’angolo

Limatura dei confini e “governance” affidata agli Enti locali saranno gli argomenti capaci di tacitare le tante polemiche?

Faccia a faccia fra presidenti delle Unioni Montane e vertici regionali: sul Parco del Monviso accordo dietro l’angolo

Un colpo di forbici qui, una concessione là: tutto sembra aiutare ad andare verso l’accordo per quel che concerne il costituendo del nuovo Parco Naturale del Monviso di regionale ideazione ed istituzione.

E che la Regione vorrebbe varare entro aprile. Venerdì scorso i presidenti delle Unioni Montane dei Comuni della Valle Varaita (Milva Rinaudo) e del Monviso (Mario Anselmo) – presenti anche i primi cittadini di Saluzzo, Verzuolo e Sampeyre – hanno incontrato nell’ex capitale del Marchesato, l’assessore regionale Alberto Valmaggia, il consigliere regionale Paolo Allemano ed i dirigente del settore parchi della Regione Piemonte Vincenzo Molinari.

E’ stato un confronto serrato, ma pacato nell’intento  di mediare e trovare un punto di incontro tra le contrapposte  posizioni. I sindaci hanno capito e condiviso la particolare attenzione dedicata al territorio saluzzese che deve continuare ad avere in loco la propria cabina di regia anche e soprattutto   dopo il riconoscimento del Mab Unesco, avvenuto nel giugno scorso. Questo territorio infatti, punta ad un turismo sostenibile che ha come base fondante la salvaguardia del rapporto uomo ambiente e su questo binomio ci impegniamo a lavorare per nuove progettualità su queste vallate alpine. Il Parco del Monviso può essere una concreta possibilità di sviluppo del territorio e non deve essere vissuto in contrapposizione” dicono i presidenti Rinaudo e Anselmo.

L’incontro con Valmaggia ed Allemano prevede una serie di “conquiste”.

Intanto un’adeguata rappresentanza territoriale negli organi dell’Ente Parco, uno dei punti maggiormente controversi: grazie ad un  emendamento, i componenti del Consiglio di amministrazione del Parco del Monviso saranno 7, 6 dei quali espressi dai sindaci della Comunità del parco. Tra questi,  2 rappresenteranno agricoltori ed ambientalisti come prevedono le linee guida nazionali. Poi l’istituzione di un tavolo tecnico tra le associazioni culturali, turistiche e gli operatori ed i soggetti economici delle Valli. E quindi lo stralcio della cosiddetta area dei Laghi e Tour Real nel Comune di Pontechianale poiché tale inserimento non è in continuità con la restante parte del territorio proposto a Parco e la riduzione – concordata con i relativi sindaci - di alcune aree nei  Comuni di Sampeyre ed Oncino.

Basterà tutto questo a tacitare la schiera degli oppositori al Parco (il sindaco di Crissolo, tanto per citarne uno fra i più critici) che vedono nella sua istituzione una serie di ulteriori gabelle e vincoli e nulla più. Molto lo si capirà già nel corso del dibattito che avrà luogo mercoledì sera a Paesana.

Certo di vincoli, nelle aree protette istituite e classificate come parco naturale e riserva naturale, ne esistono tantissimi. Niente attività venatoria fatta eccezione per le selezioni programmate. Niente introduzione ed utilizzo da parte di privati di armi, esplosivi e qualsiasi mezzo distruttivo o di cattura, se non autorizzati nominativamente. Niente apertura di nuove cave, fatti salvi i rinnovi e le proroghe delle autorizzazioni in essere, nei limiti delle superfici autorizzate, e gli interventi consentiti dalle norme di attuazione dei piani di area, naturalistici, di gestione e di assestamento forestale. Niente apertura di discariche. Niente movimentazioni di terra tali da modificare consistentemente la morfologia dei luoghi o tali da alterare il regime idrico superficiale e di falda, fatti salvi gli interventi finalizzati al miglioramento delle condizioni ambientali dei luoghi, su iniziativa del soggetto gestore o da esso autorizzati. Niente realizzazione di nuove strade ed ampliamento di quelle esistenti se non in funzione di attività connesse all'esercizio di attività agricole, forestali e pastorali o previste dai piani di area, naturalistici, di gestione e di assestamento forestale. Niente alterazione della sentieristica esistente se non per interventi di manutenzione o per completamenti previsti dai piani di area, naturalistici, di gestione e di assestamento forestale. Niente danneggiamento o alterazione degli ecosistemi naturali esistenti. Niente cattura, uccisione, danneggiamento e disturbo delle specie animali, fatta salva l'attività di pesca. Niente raccolta e danneggiamento delle specie vegetali, fatte salve le attività agro-silvo-pastorali. Niente introduzione di specie non autoctone (come vengono considerate le mandrie al pascolo?), vegetali e animali, che possono alterare l'equilibrio naturale, fatta eccezione per i giardini botanici di interesse pubblico. Niente asportazione di minerali. Niente accensione di fuochi ad uso ricreativo al di fuori di aree appositamente attrezzate. Niente utilizzo di veicoli e di motoslitte al di fuori della viabilità consentita e niente sorvolo a bassa quota di velivoli non appositamente autorizzati, fatto salvo quanto stabilito dalle leggi sulla disciplina del volo.

Dopo i confronti  con il territorio ed il mondo associativo che hanno segnalato le criticità e i dubbi sulla valenza del piano regionale – dicono ancora Rinaudo e Anselmo in un comunicato stampa congiunto - , si è cercato di trovare soluzioni che potessero  limitare le conflittualità e far decollare il progetto come punto di partenza di un’iniziativa ambiziosa , che però necessita ancora di una maggiore divulgazione sul territorio.

Ci conforta che la regia del Parco, sia stato confermato, che verrà di fatto affidata agli  Enti locali. Saranno i loro rappresentanti a guidare e decidere le scelte gestionali tra cui il Piano d’Area.

Negli incontri sono stati inoltre spiegati e chiariti i numerosi aspetti tecnici e gestionali sui vincoli che avevano creato molte criticità e ferme prese di posizione contraria. E’ stato confermato  che l’unico vero vincolo rimane quello della caccia , mentre non  vengono affatto penalizzate le attività agricole che lavorano sul territorio.

Su questi presupposti abbiamo cercato di accompagnare un processo regionale obbligatorio  di cambiamento, tenendo conto sempre e comunque delle necessità della  nostra gente, che in montagna ci vive e lavora, e che ha sempre dimostrato di saper affrontare i cambiamenti  e di coglierne  le opportunità”.

Walter Alberto

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