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Politica | 17 marzo 2015, 18:59

"Piemonte e Liguria hanno destini comuni. Entrambe hanno bisogno dell'Europa"

Lo ha detto l'eurodeputato Alberto Cirio, in un'intervista ed ha spiegato: "In Europa vado con due mani: una fatta a pugno, perché l'Europa va distrutta, con l'altra mano devo prendere. Altrimenti succede che restituiamo metà dei contributi che spettano a noi"

Alberto Cirio

Alberto Cirio

Liguria e Piemonte una cosa sola, a dispetto dei confini che le separano. È questa l'immagine evocata dall'onorevole Alberto Cirio, eurodeputato al Parlamento Europeo per Forza Italia/Gruppo Partito Popolare, ospite di Cristiano Bosco nella trasmissione “Sotto Pressione” su LiguriaWeb.Tv.

“La Liguria, la vedo sempre con grande affetto e vicinanza, anche per quanto concerne le materie di cui mi occupo”, ha affermato il Parlamentare Europeo originario di Alba. “Ho sempre vissuto il mio impegno nella pubblica amministrazione con un'attenzione al turismo, all'enogastronomia, all'agricoltura di eccellenza e di qualità. Temi che non hanno distinzione con la Liguria, dove l'elemento turistico, ambientale, enogastronomico – si pensi al vino e all'olio – la rendono una terra eccellente, eccezionale e soprattutto che ha bisogno dell'Europa”.

Europa come opportunità e come problema, al tempo stesso. “Il 75% dell'attività legislativa del Parlamento italiano è indotta dall'Europa, all'interno di binari prestabiliti a Bruxelles”, ha spiegato Cirio. “Nelle materie che interessano la Liguria e il Piemonte, l'Europa incide totalmente nella nostra vita di tutti i giorni: alle volte è un male, perché a noi questa Europa non piace, né come lo sciagurato Prodi ci fece entrare nell'euro senza contrattare un diverso rapporto con la lira, né come Europa a trazione tedesca, come la stiamo subendo. Dall'altra parte, in Europa ci siamo e dobbiamo prendere ciò che di buono essa ci può dare, e cercare di far sentire la nostra presenza su materie come agricoltura e turismo. Perché in Europa non conta il partito o la nazionalità: conta se ci sei, e cosa fai”.

Rispetto a quando “al Parlamento Europeo ci mandavano i cantanti e i calciatori”, ora i tempi sono cambiati, sostiene Cirio. “Sono una persona che viene da un paese di 488 abitanti, Sinio D'Alba e che porta con sé la sensibilità della terra da cui proviene. Quando si parla di realtà come Piemonte e Liguria, dove sembra che la regione finisca a Torino e Genova, è perché non c'è una visione. La ricchezza dei nostri territori sono i piccoli comuni piccoli paesi e le piccole identità. Ho fatto per tanti anni il Vice Sindaco di Alba, la mia città, poi per cinque anni sono stato Consigliere Regionale di opposizione, quindi ho avuto l'opportunità di diventare Assessore Regionale al Turismo, dove ho avuto spesso modo di collaborare con la Liguria, a testimonianza del fatto che siamo la stessa cosa, abbiamo destini comuni e abbiamo bisogno dell'Europa”.

Cirio non si definisce “antieuropeista” tout court. “Noi siamo euroscettici, è una categoria diversa. Io in Europa vado con due mani: una fatta a pugno, perché l'Europa va distrutta sotto tanti aspetti, ma con l'altra mano devo prendere. Altrimenti succede che restituiamo metà dei contributi che spettano a noi.”.

Tra Fitto e Berlusconi, l'eurodeputato piemontese sceglie il secondo. Ma non nasconde che il centrodestra attraversi un momento difficile. “Per usare una metafora calcistica, giochiamo in una squadra in cui per vent'anni il capitano entrava in campo e vinceva da solo. Va da sé che la squadra si sia allenata meno. Berlusconi vinceva le partite da solo. Oggi abbiamo un capitato che ci hanno azzoppato e messo in panchina. Sta per tornare in campo, non sarà più come prima per ragioni anagrafiche, ma Berlusconi resta un punto di riferimento per il centrodestra. Ora si deve puntare sulle persone del territorio”.

 

r.t.

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