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Attualità | 13 ottobre 2015, 14:29

“I richiedenti asilo al lavoro per la città? Eppure sino all’altro ieri nel magazzino comunale era impossibile collocare due disoccupati italiani… ”

Lettera: “Il troppo buonismo delle istituzioni forse anziché creare aggregazione crea distacco ed incomprensioni”

Immagine di repertorio

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Leggendo il vostro articolo Savigliano: "i rifugiati richiedenti asilo da oggi all’opera per la città" mi permetto come semplice cittadino di fare una piccola riflessione e considerazione.

Quando arrivarono in città io proposi tramite il suo giornale on line , sui social network e sui giornali locali di aiutarli ad integrarsi nel tessuto sociale saviglianese facendogli fare lavori socialmente utili , e non solo giocare a pallone nel campetto delle scuole, scatenando soprattutto su FB una miriade di commenti di gente scandalizzata dalla proposta, in quanto gente scappata dalla guerra e quindi aventi diritto di tutte le maggiori attenzioni, ( non potevano lavorare perche non coperti da assicurazione , non potevano lavorare per che profughi e via discorrendo )

Ora a distanza di poco tempo vedo che quanto all’epoca oggetto di scandalo è diventato una risorsa importante.

Ne sono contento e mi fa piacere che riescano ad integrarsi, ma mi viene una semplicissima domanda dopo la lettura dell’articolo.

In particolare due di loro lavoreranno presso il magazzino comunale. Ma fino all’altro ieri non c’era possibilità di inserire due nostri giovani concittadini disoccupati a lavorare presso il magazzino comunale? Bisognava proprio “favorire” gli immigrati in questione? Se mi si risponde che lo fanno gratuitamente, smentisco subito l’affermazione in quanto sarà vero che non percepiranno uno stipendio dal Comune, ma è altrettanto vero che vitto ed alloggio è gratuito e qualche euro a persona gli viene dato. Quindi il costo mensile è pari a zero, quello che invece a molti altri è almeno di mille euro pro capite.

Questa è la domanda che credo moltissima gente definita “comune” si pone e non credete che questo metodo non aumenti in molti l’antipatia verso questi immigrati ed il non considerare un disoccupato italiano al pari di un disoccupato straniero?

Basta fare un giro tra la gente e sentirete dire: prima ai nostri e poi a loro.

Il troppo buonismo delle istituzioni forse anziché creare aggregazione crea distacco ed incomprensioni, mentre seguendo un metodo di buon senso, sicuramente si troverebbero delle soluzioni sia per i nostri che per loro.

Grazie come sempre per l’ospitalità e come sempre accetto democraticamente tutte le osservazioni purché educate e se anche propositive ancora meglio .

Claudio Ferrero

rg

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