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Curiosità | 23 novembre 2015, 13:00

Finisce al Museo dell’automobile il bolide confiscato al Madoff torinese delle truffe

A stangarlo anche i detective della finanza, uno ora è in servizio a Bra

Finisce al Museo dell’automobile il bolide confiscato al Madoff torinese delle truffe

Prometteva ai clienti interessi da capogiro, ma, dopo il primo acconto, si dileguava con l’intero capitale. Era una truffa in stile Madoff, il criminale statunitense accusato di una delle più grandi frodi finanziarie di tutti i tempi, quella messa a segno da Antonio Castelli, torinese, residente in Svizzera.

Un’astuzia sopraffina per truffe finanziarie in campo assicurativo, che fruttavano moli di denaro in frode agli investitori. Furono seicento i risparmiatori finiti nella maglia criminale, tra Piemonte, Lombardia e Toscana.

Attraverso finanziarie non autorizzate, Castelli, avvalendosi di spregiudicati complici, fu capace di rastrellare in poco tempo circa venti milioni di euro. Soldi poi trasferiti su conti esteri e spariti nel nulla.

Tutto liscio, fino a un certo punto. A stangare il Madoff torinese ci hanno, infatti, pensato i finanzieri del Gruppo Mercato Capitali del Nucleo di Polizia tributaria della Guardia di Finanza di Torino, comandato dal Colonello Danilo Petrucelli, insignito insieme ai suoi validi uomini di un meritato encomio. Parliamo dei Colonnelli Luigi Vinciguerra, Filippo Ivan Bixio, Marco Tolla e Francesco Caracciolo, degli Ispettori Gian Domenico Pelusio, Pasquale Tauro, Angela Romano, Angelo Lavarra e Donato Merola.

C’erano anche gli “Intoccabili” Luogotenente Ferdinando Albano e Maresciallo Johnny Stenta, ora in servizio a Bra, che già erano balzati agli onori delle cronache per aver incastrato Giuliano Soria, scoprendo le malversazioni e le truffe del professore ai danni del Premio Grinzane Cavour.

militari hanno scoperto la maxi truffa da 466 milioni di euro, partendo dalla cosiddetta “Lista Falciani”, l’elenco sottratto dall’ex dipendente della divisione svizzera di Hsbc, Hervè Falciani, contenente i nominativi di settemila clienti della banca per i quali si sospetta l’evasione fiscale per le somme depositate nei forzieri del colosso britannico.

Le accuse partivano dall’associazione per delinquere finalizzata alla raccolta abusiva del risparmio fino all’abusivismo finanziario e truffa aggravata.

Oltre alle manette e al sequestro dei conti correnti nella disponibilità dei delinquenti, dal 15 novembre scorso, la Porsche Panamera, bolide da sogno, confiscata dal Tribunale di Torino ad Antonio Castelli, farà bella mostra di sé, ma da dietro le sbarre, nella sezione “educational” del Museo dell’automobile e sarà per tutti i più giovani un simbolo di legalità, degli sforzi della giustizia contro la criminalità, oltre che il monito a non violare il codice della strada. Lo ha stabilito la Sezione Misure di Prevenzione dell’Organo di giustizia del Capoluogo piemontese.

Una funzione inedita per una leggenda delle quattro ruote dal valore di oltre duecentomila euro. È proprio vero, il crimine non paga!

silvia gullino

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