«Non c’è nulla di impossibile. Se si applica il buonsenso, come facciamo noi imprenditori nella conduzione delle nostre aziende, tutto può essere affrontato, anche quegli ostacoli che sembrano insuperabili».
Franco Biraghi, presidente di Confindustria Cuneo, non si rassegna di fronte alle difficoltà evidenziate nella lettera che gli è arrivata nei giorni scorsi a proposito dei lavori di completamento dell’autostrada Asti-Cuneo a firma del direttore generale per la Vigilanza sulle concessionarie autostradali del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, Mauro Coletta.
Ma vediamo il testo integrale per capire, nel dettaglio, quali sono i nodi che ostano – secondo il Ministero - all’ultimazione dell’opera più attesa dal Sud Piemonte.
“Come è noto – scrive Coletta – la Società concessionaria presenta un grave squilibrio finanziario che si è determinato sia per il progressivo incremento del costo dell’opera che per lo sfavorevole andamento del traffico rispetto alle previsioni del Piano Finanziario allegato alla Convenzione vigente. Tale situazione, unitamente ad ulteriori aspetti tecnici, non consente ad oggi l’approvazione da parte del Concedente del progetto relativo al lotto II.6 (Roddi – Diga Enel) presentato dal concessionario nel mese di novembre 2015.
Risulta pertanto non corrispondente al vero quanto asserito dalla Società concessionaria in ordine alle presunte “esitazioni” di questo Ministero ad approvare il progetto.
In conseguenza delle problematiche emerse questo Ministero, nel riconoscere l’importanza di migliorare la viabilità autostradale del territorio – prosegue il direttore generale – si è attivato per individuare una soluzione progettuale maggiormente idonea sotto il profilo tecnico, economicamente sostenibile e più adeguata alla attuale domanda di traffico. In tale ambito sono state avviate delle verifiche di fattibilità tecnica inerenti una rivisitazione del progetto presentato dal Concessionario, finalizzate ad accertare la possibilità di ridurre i costi dell’infrastruttura senza impattare significativamente sulla funzionalità del collegamento e preservando l’utilizzo del territorio.
Contestualmente, per risolvere le criticità economico-finanziarie del concessionario, si sta valutando la possibilità di una revisione del rapporto concessorio in essere che dovrà comunque risultare coerente con la normativa nazionale e comunitaria sulle concessioni pubbliche. Risulta pertanto evidente – conclude il funzionario del Ministero – che i richiamati ritardi nell’avvio dei lavori di completamento dell’autostrada sono riconducibili esclusivamente alle molteplici difficoltà manifestatesi”.
Biraghi è cocciuto e non molla l’osso. Non per nulla i suoi colleghi torinesi, quelli che vogliono sbarrargli la strada alla presidenza di Confindustria Piemonte, lo hanno soprannominato “Il Duro”.
«La lettera del Ministero delle Infrastrutture – afferma - è la riprova di quanto noi sosteniamo da tempo e cioè che va abbandonato il progetto faraonico del tunnel sotto il Tanaro; la proposta precedente costa due terzi in meno, ed è realizzabile in due anni, non in cinque. Certo – sostiene Biraghi – resta il problema delle autorizzazioni, ma è su questo che la politica dovrebbe attivarsi e assumersi le sue responsabilità: in tre mesi può essere affrontato e risolto. Altro risparmio può essere ottenuto cancellando dal progetto l’inutile casello di Verduno, perché nessun albese – osserva il presidente degli imprenditori cuneesi – utilizzerà mai l’autostrada per accedere all’ospedale. Non credo che ci si debba arrendere, basta agire con realismo. Non possiamo accettare ulteriori lungaggini – conclude Biraghi - perché di tempo su quest’opera, cruciale per lo sviluppo del nostro territorio, se n’è già perso abbastanza».