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Attualità | 03 novembre 2017, 10:31

Slow Food: 30 anni di sfide per un cibo buono, pulito e giusto per tutti

La storia di questa avventura, o meglio di questa utopia, è oggi raccolta in un libro di Gigi Padovani, frutto di una conversazione con Carlo Petrini, fondatore di Slow Food e attuale presidente a livello internazionale

Carlo Petrini

Carlo Petrini

Era il 3 novembre 1987 quando il Gambero Rosso pubblicava il manifesto dello Slow-food, che oggi festeggia il suo trentesimo compleanno. Eravamo negli anni ’80, quelli in cui si stava imponendo il fast-food, simbolo di modernità e progresso, contro il cui dilagare un gruppo di coraggiosi osava provocatoriamente opporre la lentezza come filosofia di vita.

Pubblicato sulla prima pagina del Gambero Rosso, allora supplemento gastronomico del quotidiano Il Manifesto, il testo iniziava con queste parole: “Questo secolo è nato sul fondamento di una falsa interpretazione della civiltà industriale, sotto il segno del dinamismo e dell’accelerazione: mimeticamente, l’uomo inventa la macchina che deve sollevarlo dalla fatica ma, al tempo stesso, adotta ed eleva la macchina a modello ideale e comportamentale di vita. Ne è derivata una sorta di autofagia, che ha ridotto l’homo sapiens ad una specie in via di estinzione, in una mostruosa ingestione e digestione di sé.”

La prosa, ideata dalla penna di Folco Portinari, aveva un carattere decisamente rivoluzionario: l’Arcigola muoveva i primi passi e nessuno immaginava che potesse nascere un movimento internazionale in grado di coinvolgere milioni di persone in oltre 160 Paesi.

La storia di questa avventura, o meglio di questa utopia, è oggi raccolta in un libro di Gigi Padovani, frutto di una conversazione con Carlo Petrini, fondatore di Slow Food e attuale presidente a livello internazionale. Un libro, che in poche settimane ha conquistato un grande pubblico e che sta riscuotendo un successo internazionale, perché è bene ricordarlo oggi, Slow Food è diventato un movimento internazionale grazie al congresso del 1989 di Parigi, il cui manifesto rivendicava la ricchezza e gli aromi delle cucine locali contro l'appiattimento del Fast Food.

Nel 2004 si è celebrato il primo Terra Madre, che ha richiamato a Torino una presenza di oltre 5000 persone provenienti da 150 Paesi diversi. Racconta Petrini: "Quando abbiamo visto tutti quei contadini, allevatori, pescatori, artigiani, abbiamo capito che la gastronomia avrebbe potuto diventare uno strumento di riscatto anche in paesi dove si soffre la fame. Il cambio di pelle è stato dirompente: oggi le nostre sfide sono la difesa dell’ambiente, la lotta alla cementificazione, il contrasto della malnutrizione, che vuol dire obesità nei paesi ricchi e fame nei paesi poveri, con la differenza che i primi scelgono la loro dieta, i secondi la subiscono. E poi c’è la necessità di restituire dignità al mondo della produzione agroalimentare di piccola scala, affinché i contadini non siano più l’ultima ruota del carro ma la chiave di una nuova ruralità, unica via per invertire la rotta di un mondo stravolto che altrimenti ci soffocherà"

 

Claudio Porchia

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