"Appellarsi ai parlamentari piemontesi perché si possano apportare delle modifiche all'attuale decreto Salvini con emendamenti".
È l'appello che il governatore del Piemonte, Sergio Chiamparino, ha rivolto al termine del vertice in Regione con i rappresentanti di molti degli SPRAR presenti sul territorio e con l'assessore Monica Cerutti.
Circa 40 le strutture in tutto, che coinvolgono 60 Comuni e che ora rischiano di essere smantellate.
Con il decreto infatti cambieranno alcune cose: i "nuovi" Sprar non avranno infatti né i richiedenti asilo né gli ospiti per motivi umanitari, che andranno nei Centri accoglienza straordinari (Cas), finendo a smantellare il modello di accoglienza diffusa che ha preso a radicarsi in Piemonte.
Un modello che in quattro anni ha visto aumentare la rete dei Comuni che volontariamente hanno messo a disposizione i posti Sprar, arrivando a raddoppiarli.
E le ricadute sono facilmente immaginabili: sono infatti circa 5000 le persone che, titolari dello status di rifugiati o in attesa di pronuncia, al passaggio della legge potrebbero trovarsi in mezzo a una strada. Letteralmente. E che quindi andrebbero a bussare alle porte dei servizi sociali.
O, nella peggiore delle ipotesi, cadere nella rete della criminalità, di cui sarebbero facili prede.
"Proveremo a chiedere che i progetti in essere vengano portati a termine, alcuni dei quali sono stati appena attivati - commenta Monica Cerutti, assessore regionale all'immigrazione - e, anche alla luce dei dati delle singole realtà, ci troveremo con i parlamentari piemontesi". "Il timore è che queste persone, lasciate a se stesse, possano diventare irregolari, anche se in possesso dei diritti per essere considerati rifugiati".
E poi si temono ricadute anche sugli addetti che operano negli Sprar e che potrebbero perdere il lavoro. Ulteriori dati, anche in questo caso, da raccogliere e sottoporre ai parlamentari.