Sette minuti. Meno di sette minuti: è questo l'arco di tempo nel quale si è consumata la tragedia in via Ponza di San Martino, nel cuore della città di Cuneo.
In meno di sette minuti, a venti passi dal salotto buono di piazza Galimberti, un uomo entra in un negozio, innesca una lite con il titolare e poi gli spara almeno due colpi di pistola e poi si suicida.
A dettare il tempo dell'omicidio suicidio accaduto all’interno del negozio Dimo Sport, sono i messaggi telefonici che la vittima, Marco Deangelis, invia ad alcuni amici. Il suo ultimo Whatsapp vocale è delle 18.48.
Alle 18.55 Gianpiero Ceselli - amico e cliente della vittima, unico testimone oculare dell'azione criminale - lancia l'allarme.
Telefona ad un amico e grida disperato: "Corri, presto Marco si è suicidato". In realtà Ceselli, oltre al sangue sul pavimento, vede con la coda dell'occhio un uomo simile all'amico commerciante nel fisico e per il fatto che è senza capelli, e nella concitazione crede che Marco Deangelis si sia ucciso.
Solo dopo, con il sopralluogo sulla scena del crimine da parte di carabinieri e Polizia di Stato e grazie alla ricostruzione della dinamica dell'omicidio - suicidio, si capirà che le cose sono andate diversamente.
In un primo momento si sparge la voce che la tragedia sia scaturita da una rapina finita male ma bastano pochi istanti alla scientifica e agli investigatori dei carabinieri del comando provinciale di Cuneo, per stabilire che le cose non stanno così.
Questa storia di sangue, che ha toccato non poco i cuneesi, anche perché Deangelis e Sciandra erano molto conosciuti, forse potrebbe intrecciarsi con una questione di soldi e, sicuramente, con una mancanza di lucidità da parte di chi, impugnando una pistola, ha pensato di potersi far giustizia da solo, rimanendo egli stesso vittima del suo gesto efferato.
Un'azione da Far West nella quale, evidentemente, ogni mossa era stata studiata nei minimi dettagli dell'assassino che è partito da casa, ad una ventina di chilometri dal luogo del delitto, con una pistola in tasca, tra l'altro legalmente detenuta. Chissà forse Germano Sciandra non voleva uccidere l'ex socio - e forse anche ex amico - Marco Deangelis.
Magari voleva solo spaventarlo, ma poi la situazione gli è sfuggita di mano, ed è degenerata. Così quella che poteva essere una semplice lite si è trasformata in tragedia. Con un uomo morto ammazzato e uno suicida e due famiglie distrutte.
Sul movente del perché di tanta violenza da parte di un uomo considerato da chi lo conosceva schivo e riservato ma non certo cattivo, il mistero è ancora fitto. Gli investigatori stanno scandagliando ogni pista ma sembrano privilegiare quella economica, ed è per questo che a poche ore di distanza dalla tragedia di via Ponza di San Martino, in caserma sono sfilati amici, parenti e testimoni attraverso i quali gli investigatori intendono ricostruire i legami che c’erano tra i due.
Ex soci proprio del negozio Dimo Sport, la loro vita professionale si era divisa oltre venti anni fa e, almeno allora, non sembrava che ci fossero stati litigi. Perché allora dopo tanto tempo, Sciandra e Deangelis tornano a sentirsi?
I tabulati del telefono della vittima e del suo assassino parlano chiaro: da giorni tra loro, c’erano scambi di sms e diverse telefonate, più che altro di Sciandra verso Deangelis.
Forse i due ex soci intendevano aprire nuovamente una società? Oppure è solo il passato che è tornato nel modo più tragico che ci sia?