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Schegge di Luce | 17 ottobre 2021, 07:29

Schegge di luce: pensieri sui Vangeli festivi di don Sebastiano Bergerone dei Salesiani di Bra

Commento del Vangelo della Santa Messa del 17 ottobre, XXIX Domenica del Tempo Ordinario, anno B

Don Sebastiano Bergerone celebra la Messa nella chiesa delle Clarisse di Bra

Don Sebastiano Bergerone celebra la Messa nella chiesa delle Clarisse di Bra

 

In quel tempo, si avvicinarono a Gesù Giacomo e Giovanni, i figli di Zebedèo, dicendogli: “Maestro, vogliamo che tu faccia per noi quello che ti chiederemo”. Egli disse loro: “Che cosa volete che io faccia per voi?”. Gli risposero: “Concedici di sedere, nella tua gloria, uno alla tua destra e uno alla tua sinistra”.

Gesù disse loro: “Voi non sapete quello che chiedete. Potete bere il calice che io bevo, o essere battezzati nel battesimo in cui io sono battezzato?”. Gli risposero: “Lo possiamo”. E Gesù disse loro: “Il calice che io bevo, anche voi lo berrete, e nel battesimo in cui io sono battezzato anche voi sarete battezzati. Ma sedere alla mia destra o alla mia sinistra non sta a me concederlo; è per coloro per i quali è stato preparato”.

Gli altri dieci, avendo sentito, cominciarono a indignarsi con Giacomo e Giovanni. Allora Gesù li chiamò a sé e disse loro: “Voi sapete che coloro i quali sono considerati i governanti delle nazioni dominano su di esse e i loro capi le opprimono. Tra voi però non è così; ma chi vuole diventare grande tra voi sarà vostro servitore, e chi vuole essere il primo tra voi sarà schiavo di tutti. Anche il Figlio dell’uomo infatti non è venuto per farsi servire, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti”. (Mc 10,35-45)

 

Oggi, 17 ottobre la Chiesa giunge alla XXIX Domenica del Tempo Ordinario (Anno B, colore liturgico verde). A commentare il Vangelo della Santa Messa è don Sebastiano Bergerone dei Salesiani di Bra.

Amore, vita, valori, spiritualità sono racchiusi nella sua riflessione per ‘Schegge di Luce, pensieri sui Vangeli festivi’, una rubrica che vuole essere una tenera carezza per tutte le anime in questa valle di esilio. Pensieri e parole nel perfetto stile di don Bosco per accendere le ragioni della speranza.

 

Eccolo, il commento.

 

Tutto era diventato evidente da quando Gesù aveva elogiato Pietro per aver dichiarato: “Tu, Gesù, sei il Messia”. Gesù aveva voluto che questa confessione avvenisse nel punto più a Nord del territorio di Israele, dove si era insediata la tribù di Dan, dispersa nel territorio in netta minoranza. Il posto era di impressionante bellezza, sede dell’incantevole città di Banias, divenuta capitale della regione ad opera di Filippo. Egli, educato a Roma, per riconoscenza verso l’imperatore, aveva cambiato il nome della città in Cesarea. Questo degno figlio del crudele Erode rappresentava bene la grandezza umana: la potenza di Roma, il lusso, la bella figlia di Erodiade come moglie, la splendida abitazione. Con questa realtà deve confrontarsi il Messia.

Dall’estremo Nord Gesù inizia quel viaggio che lo porterà alla gloria della Croce. Gesù parla di croce, ma gli apostoli sono sordi; essi hanno una loro idea del Messia: conquisterà il regno più grande di qualunque regno del mondo; i suoi eserciti saranno irresistibili, perché sorretti dal braccio di Dio, i suoi possedimenti saranno senza confini, tutte le popolazioni della terra affluiranno a Gerusalemme capitale per dichiararsi sudditi. E Gesù, il Messia, seduto sul suo trono, governerà il mondo intero. È la convinzione della gente, il punto finale della deformazione della figura del Messia, annunciato dai profeti, frutto della cattiva lettura della parola di Dio e dei desideri di rivalsa degli Israeliti.

Giacomo e Giovanni ‘vogliono’ essere i più vicini al potere del Messia, i primi a condividerne la gloria. Mentre Gesù sta spiegando che passerà attraverso la sofferenza e la morte, il fallimento della sua vita per arrivare con la risurrezione alla sua gloria, essi, in netto contrasto con quanto Gesù stava dicendo, noncuranti dell’inopportunità, avanzano la loro proposta.

Ogni persona desidera realizzare qualcosa di significativo nella sua vita e Gesù non condanna questa aspirazione. Ma essi sbagliano, pensando alla gloria nei termini di questo mondo. La gloria del mondo è qualcosa di effimero ed appartiene alle persone che hanno la ferocia delle belve e l’istinto del possesso a tutti i costi, che non vivono la vita del figlio dell’uomo, quella veramente umana che Gesù ha annunciato come progetto di Dio. Giacomo e Giovanni sono pronti a seguire Gesù fino in fondo anche col sacrificio ed hanno l’approvazione di Gesù, ma la risposta alla richiesta è riservata al Padre.

Ora però Gesù corregge la loro concezione di primato. Nel suo regno il primo è colui che si mette a disposizione di chi ha bisogno, la grandezza sta nel servizio: la vita del figlio dell’uomo sta nel dono di sé, nel farsi prossimo ad ogni bisognoso, non solo in qualche occasione, ma nel duro quotidiano che diventa sereno e gioioso, perché corrisponde alle aspirazioni più profonde della persona.

 

Silvia Gullino

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