/ Attualità

Che tempo fa

Attualità | 08 aprile 2022, 12:17

Il gestore del rifugio Bozano in valle Gesso: "Inizierò la stagione, ma senza acqua non so quanto potrò resistere"

Marco Quaglia è molto preoccupato per la stagione che inizierà tra un paio di mesi. Aladar, da 31 anni al Pagarì: "Nel 2007 ho rischiato di non poter finire la stagione. E' stato l'anno in cui ho visto con i miei occhi il cambiamento climatico. Al posto del ghiacciaio c'erano pietre"

Il rifugio Bozano

Il rifugio Bozano

E' ancora presto per fare previsioni, mancando due mesi all'apertura dei rifugi, ma le prospettive sono decisamante preoccupanti per la stagione estiva. Manca l'acqua. E alcuni rifugi sono particolarmente fragili. 

E' il caso del Bozano, gestito da 14 anni da Marco Quaglia. L'anno scorso, proprio per la mancanza di acqua, Marco era stato costretto ad una chiusura anticipata. Quest'anno il rischio è che non possa nemmeno aprire. Anche se lui ce la metterà tutta. "Non so per quanto avrò acqua. Per me l'unico approvigionamento possibile è quello costituito dalla neve. L'ultima volta che sono stato su, ce n'erano 40 centimetri circa. Non so dopo le ultime nevicate, ma la neve di aprile si scioglie in fretta, non posso farci affidamento. E la pioggia a me non serve, perché il rifugio è in una pietraia, praticamente un colapasta".

"Stiamo andando verso il disastro climatico. Bisogna accettare la cosa e andarci con il sorriso", dice Marco non senza amarezza.

Soluzioni non ne vede, non praticabili, almeno. Anche volendo fare una cisterna clorizzata, dopo dieci giorni l'acqua sarebbe inutilizzabile. "Una possibilità, che non posso accollarmi economicamente, è quella del trasporto in quota, con l'elicottero, di bancali di acqua in bottiglia. Ma non mi sembra una soluzione sensata, anzi. Vedrò cosa succederà nei prossimi mesi".

Un testimone dei cambiamenti climatici in atto sulle nostre Alpi è Aladar, gestore del rifugio Pagarì da 30 anni. Questa stagione per lui sarà la trentunesima.

"Dobbiamo fare i conti con quanto sta accadendo. Nevica sempre meno e i ghiacciai sono in costante recessione. Ne ho avuto piena consapevolezza nel 2007, quando mi sono reso conto che dove c'era il ghiaccio emergeva la pietra. Un ghiacciaio che cento anni fa era di decine di metri di spessore. Quell'anno ho temuto di non riuscire a finire la stagione. Poi abbiamo avuto due inverni nevosi, in particolare quello del 2008/2009, dove si stima che in alta quota siano scesi 13 metri di neve. Un altro inverno nevoso è stato quello del 2009/2010. Poi poco o niente. Quella riserva del 2008 mi ha permesso di avere l'acqua per molti anni. Ma poi?", si chiede Aladar. 

Non vuole essere distopico ma realista, Aladar. "Dipendiamo dai cambiamenti climatici. Si dovrà ragionare su cosa fare nei prossimi anni, dotarci di cisterne e sistemi di sanificazione dell'acqua, ma serve l'appoggio delle istituzioni e la velocizzazione dei permessi. Servono anni solo per veder approvato un progetto, e potrebbe essere troppo tardi. Io è da tanto che mi muovo in questa direzione e sto predisponendo una vasca morbida da 25 mila litri, completamente coperta dalle pietre, invisibile dall'esterno. E' necessario attrezzarsi. Per quanto mi riguarda, conto di poter finire la stagione, ma non possiamo più far finta di niente. Vanno prese decisioni e fatti investimenti importanti, perché molti rifugi rischiano di non poter più aprire".

Barbara Simonelli

TI RICORDI COSA È SUCCESSO L’ANNO SCORSO A GIUGNO?
Ascolta il podcast con le notizie da non dimenticare

Ascolta "Un anno di notizie da non dimenticare 2024" su Spreaker.
Prima Pagina|Archivio|Redazione|Invia un Comunicato Stampa|Pubblicità|Scrivi al Direttore|Premium