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Economia | 26 settembre 2022, 15:50

Caro-vita e rincari, Clemente Malvino: "Confartigianato Fossano non può tacere. E' una catastrofe"

"Sulle famiglie aleggia il rischio di riduzioni di servizi e aumenti della tassazione da parte dello Stato e della Municipalità stessa a sua volta in difficoltà"

Clemente Malvino

Clemente Malvino

Riceviamo e pubblichiamo la lettera di Clemente Malvino, presidente di Confartigianato Fossano, in merito alla situazione economica del nostro paese.

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L’Italia è sprofondata in una crisi senza precedenti e deve fare i conti con una serie infinita di criticità, a partire dal Covid, un virus che ufficialmente pare non averci ancora abbandonati, la siccità e proseguire con l'inflazione, la disoccupazione, il cuneo fiscale (anche se leggermente sceso rimane a 11,4 punti sopra la media Ocse, (35%), la bassa produttività, l'eccessiva pressione fiscale, (il rapporto tra le entrate tributarie e contributive, e il Pil, è aumentata dal 42,8 % del 2020 al 43,5 % del 2021) la burocrazia soffocante, la magistratura inaffidabile e lenta, la crisi energetica, il debito pubblico in continua ascesa, l’aumento spropositato dei costi energetici, delle materie prime, le tasse locali e no, quali  la Tari Iri (imposta sul reddito dell’imprenditore), un elencazione di incombenze che con tutta la buona volontà e impegno, non può non sfiancare anche l’imprenditore più volenteroso, l’allarme è da codice rosso, un vero e proprio shock e il futuro a quanto pare non ci riserva nulla di buono.

Come Confartigianato Fossano e non solo, non possiamo tacere e rimanere indifferenti di fronte a questa vera e propria catastrofe, che sta mettendo a dura prova le famiglie, il mondo produttivo, a partire dalle piccole aziende che prima si sono viste danneggiate dalla emergenza sanitaria ed ora dagli attuali carichi che sono insostenibili e hanno messo in ginocchio le attività.

In più sulle famiglie aleggia il rischio di riduzioni di servizi e aumenti della tassazione da parte dello Stato e della Municipalità stessa a sua volta in difficoltà. Le bollette hanno raggiunto livelli insostenibili che stanno letteralmente dando il colpo di grazia alle imprese già in difficoltà, in molti casi più che quintuplicate, rispetto al medesimo periodo del 2021, il mondo Artigiano è allo stremo, molti stanno chiudendo. Artigiani costretti di rifiutare a volte persino gli ordini, timorosi nell’ affrontare un percorso costellato di spine e trabocchetti, un vero e proprio ginepraio, in difficoltà ad emettere un preventivo, pena poi dover appurare di aver lavorato in perdita, e comunque non è che l’artigiano possa permettersi di alzare i prezzi a suo piacimento.

Dulcis in fundo a sovraccaricare il fardello arriva pure la mano di un fisco ingordo, poco sensibile di fronte a tali criticità, disattendendo dal prendere in considerazione di abolire immediatamente l’IVA sull‘energia elettrica e sul gas  che già hanno avuto un’impennata dei prezzi, un iva, che va a gravare ed appesantire  ulteriormente i costi (Se la bolletta, luce gas ecc era di €. 100,00 con l’iva andava a 122,00, con un prezzo lievitato a 500,00 con l’IVA raggiungiamo circa €. 610). Vero che l’abbattimento dell’ IVA non sarebbe la soluzione di tutti i mali ,ma sarebbe comunque già un primo, immediato ed apprezzato aiuto.

Le famiglie ed il mondo produttivo, l’artigianato, non hanno ricevuto un sostegno economico adeguato. Non è più tempo dei teatrini della politica, basta con il blaterare dei politici, le parole devono lasciare il posto ai fatti, basta con l’ipocrisia di uno Stato che si pavoneggia, e quandanche con una mano  concede 1 con l’altra mano ne prende il triplo.
Basta incensare il mondo artigiano con belle parole e frasi, indicandolo spesso e sovente (ad uso e consumo), come fonte primaria e spina dorsale dell’economia italiana ,ma al lato pratico spesso ignorato, mentre  merita di essere tutelato, sostenuto e salvaguardato.

L'aumento dell'inflazione fa "sorridere" il fisco: la fiammata dei prezzi, progressivamente cresciuta, ha assicurato alle casse dello Stato più di 10 miliardi di euro di gettito aggiuntivo nei primi cinque mesi del 2022 con un incremento del 19,8%. Un'analisi del Centro studi di Unimpresa, secondo la quale l'incasso tributario complessivo dell'erario nei primi mesi del 2022 è salito di 18,5 miliardi, da 170,1 miliardi a 188,6 miliardi: più della metà del gettito fiscale aggiuntivo è dunque riconducibile all'aumento delle entrate legate all'Iva (+10,2 miliardi).

Perché stupirsi, sarebbe da chiedersi, quando sappiamo da lunga data che lo Stato è avvezzo a simili strategie, ne è testimonianza il costo del carburante, che grazie ad una pletora di accise e balzelli, alcuni risalenti addirittura a cento anni fa, (incidono di oltre il 70%) e fanno schizzare ii prezzo a oltre il triplo del suo prezzo reale.

Il Governo, lo Stato faccia la sua parte per sostenere imprese e cittadini. Basta con i rimandi, e non si tiri in ballo sempre l’Europa, trincerandosi sistematicamente dietro alle sue direttive, metta in campo soluzioni, e sostegni reali e non si illuda nel rincorrere e confidare troppo sui fatidici 200 miliardi del PNRR (Piano nazionale per la ripresa e la resilienza) bene rammentare che solo una parte sono a fondo perduto. Di contro lo Stato imbocchi la strada del risparmio, della buona amministrazione mettendo ordine alle sue finanze e sia meno dilapidatore.

Ogni anno un fiume di denaro pubblico viene sperperato, (circa 200 miliardi, l'equivalente all’ importo del PNRR-fonte CGIA) in opere inservibili, cattedrali nel deserto, lavori incompiuti, enti inutili, un costo sostenuto dalle imprese di € 57 miliardi per colpa della macchinosa burocrazia, deficit logistico delle infrastrutture che costa € 40 miliardi, lentezza della giustizia che influisce sul PIL per un totale di € 40 miliardi, spesa pubblica assolutamente fuori limite con € 24 miliardi buttati via ogni anno, sprechi e corruzione nella sanità italiana che costano € 23,5 miliardi ogni anno, sprechi e inefficienze nel trasporto pubblico che costano € 12,5 miliardi all’anno) inoltre vanno aggiunti debiti da parte della Pubblica Amministrazione nei confronti dei vari fornitori che ammontano a € 53 miliardi. Non ci sono parole per descrivere tale inefficienza, inaccettabile tanto spreco, intollerabile un simile mala gestione del denaro pubblico ma purtroppo è la pura realtà, ma chi se ne frega tanto è sempre pantalone che paga.

redazione

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